
Della questione “politica” abbiamo già scritto. E non ci torneremo sopra. La questione “giudiziaria” (che sarebbe più corretto definire “mediatico-giudiziaria”), merita però un breve approfondimento. Soprattutto dopo gli sviluppi degli ultimi giorni. Mercoledì 6 marzo arrivano due notizie che riguardano direttamente Silvio Berlusconi e i suoi processi. La prima notizia riguarda il definitivo proscioglimento del Cavaliere nel “caso Mediatrade”. La Cassazione giudica inammissibile il ricorso della procura di Roma contro il “non luogo a procedere” stabilito dal gup, come richiesto dallo stesso pg della Cassazione. Berlusconi aveva ottenuto la prescrizione per le presunte "frodi fiscali" del 2003 e la totale assoluzione per quelle del 2004. La Cassazione conferma queste decisioni. Caso chiuso, definitivamente, dopo tonnellate di inchiostro - reale e virtuale - speso per inchiodare Berlusconi e il figlio alle proprie terribili responsabilità.
Come reagisce il mondo dell'informazione a questa notizia? Con il silenzio. I siti dei maggiori quotidiani italiani nascondono il fatto relegandolo in trafiletti introvabili, mimetizzati tra le pieghe delle loro chilometriche home page. Tra i video dei maialini surfisti e le ultime rivelazioni sul nuovo film porno di Sara Tommasi. È vero che, con tutti i campioni del giustizialismo trombati alle elezioni, forse l'argomento non tira più come una volta. Ma ci resta il tremendo sospetto che questo fragoroso silenzio sia più legato all'assoluzione che alla vicenda in sé. Un sospetto che si trasforma tristemente in realtà appena qualche ora dopo. Silvio Berlusconi viene condannato a un anno di reclusione - naturalmente dal tribunale di Milano - per "concorso in rivelazione del segreto d'ufficio" nella vicenda dell'intercettazione Fassino-Consorte su Unipol (il celebre "abbiamo una banca"). Ora, lasciamo perdere il discorso che il reato di "rivelazione del segreto d'ufficio" (figuriamoci il "concorso") in Italia è meno perseguito delle leggi che vietano il sesso orale in Arkansas (chiedete a Bill Clinton).
E lasciamo anche perdere il fatto che in Italia le campagne elettorali, da una ventina d'anni a questa parte, sono condotte principalmente grazie alle paginate, gentilmente concesse da una stampa serva della magistratura, riempite di intercettazioni telefoniche "secretate" e misteriosamente sfuggite ai Custodi della Moralità Pubblica. Facciamo anche finta di non accorgerci della sconvolgente deformità di un sistema giudiziario in cui - alla fine delle indagini su un gigantesco pastrocchio che coinvolge il principale partito della sinistra italiana e uno dei gruppi bancari organici al suo sistema di potere - l'unico a pagare sia Silvio Berlusconi. Sorvoliamo per un attimo su tutto questo. Resta il fatto che, un paio di nanosecondi dopo che la notizia della condanna era stata battuta dalle agenzie, la suddetta è rimbalzata come una molla in testa a tutti i siti italiani d'informazione, per restarci ore ed ore, preparandosi ad occupare la maggior parte delle prime pagine dei giornali usciti il giorno dopo. Assolto? Non si dice e non si scrive. Condannato? La notizia del giorno. È chiaro - e dovrebbe esserlo anche per coloro che combattono politicamente Silvio Berlusconi - che siamo di fronte ad una macroscopica anomalia.
Un'anomalia giudiziaria, ma ancor più mediatica, che non solo non raggiunge nessuno degli obiettivi che si prefigge (e dopo vent'anni lo dovrebbero aver imparato perfino magistrati e giornalisti), ma che impedisce di fatto qualsiasi tentativo di cambiamento in questo paese. Come si può provare ad immaginare un centrodestra "deberlusconizzato" (o almeno, a-berlusconiano) di fronte ad atti di protervia tanto evidenti? Come si può tentare di andare oltre gli ultimi due decenni di vita politica di questo paese, quando una delle due parti è - in maniera così totale, imbarazzante e sciocca - ossessionata da Berlusconi? L'anti-berlusconismo ad ogni costo dispiace, e molto, alla stragrande maggioranza degli elettori di centrodestra. Ma a rimetterci, come sempre, sono soprattutto gli avversari del Cavaliere. Non averlo ancora capito, dopo tutto questo tempo, è il sintomo di una idiozia politica senza precedenti.
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:50