
Esiste una linea di continuità tra la Francia di Sarkozy che si lancia nella guerra contro Gheddafi e si trascina dietro altri paesi europei e la Francia di Hollande che decide in tutta autonomia l’intervento militare in Mali contro gli jihadisti e tenta di portarsi appresso alcuni paesi europei preoccupati dell’insediamento del terrorismo islamico nel Centro Africa? La risposta è evidente. Il filo di continuità esiste. È fin troppo evidente. E consiste nella comune convinzione di Sarkozy e di Hollande di dover perseguire l’interesse nazionale della Francia e di doverlo fare nel quadro della comune concezione del ruolo che il proprio paese deve mantenere nel mondo. La questione pone automaticamente una seconda domanda. Esiste una linea di continuità tra l’Europa, intesa non come espressione geografica ma come Unione europea, che dopo non aver figurato in alcun modo nella guerra di Libia, lasciando ai singoli stati europei la scelta di partecipare o meno, si comporta in maniera assolutamente simile in occasione dell’intervento militare francese nel Mali? Anche in questo caso la risposta è evidente.
La continuità esiste. Ed è rappresentata dalla totale assenza dell’Unione europea dalla scena internazionale. Non perché la Ue sia stata presa alla sprovvista nel primo caso e nel secondo. Ma per una scelta non dichiarata ed ufficiale ma tacita e precisa. Cioè la scelta di non occuparsi in alcun modo di questioni che non siano quelle economiche e monetarie lasciando ai singoli stati dell’Unione europea di continuare a perseguire tranquillamente i propri interessi nazionali sul terreno della politica internazionale. La Ue, in sostanza, non si occupa di politica estera. E non lo fa non perché non essendo strutturata come una istituzione politica comune deve necessariamente consentire ai singoli stati di operare in piena e totale autonomia suol terreno di tutti i rapporti internazionali che non riguardano direttamente le questioni economiche e finanziarie. È fin troppo evidente, poi, che il libero perseguimento degli interessi nazionali da parte dei singoli stati della Ue sia destinato ad incidere anche sulla sfera economica comunitaria. Ma di questo aspetto nessuno si occupa. Per la semplice ragione che in assenza di una struttura istituzionale unitaria della Ue è di fatto impossibile mettere d’accordo i vari stati su una politica estera comune.
L’esempio dell’intervento francese nel Mali lo dimostra. Ai paesi dell’Europa del Nord, che si considerano lontani dall’infezione jihadista dell’Africa sahariana, non interessa minimamente imbarcarsi in una vicenda bellica in cui hanno tutto da perdere e ben poco da guadagnare (anche se alcuni di questi paesi hanno interessi petroliferi rilevanti nell’area). A quelli dell’Europa dell’Est, che non hanno neppure gli interessi petroliferi in questione, interessa ancora meno contribuire a contenere la spinta del terrorismo islamico in Africa centrale. E solo ai paesi europei della fascia mediterranea preoccupa bloccare per tempo una pressione che se trovasse uno sbocco addirittura maggiore di quello che già ha nei paesi arabi della sponda Sud li farebbe ritrovare in prima linea nella guerra di civiltà dichiarata dal fondamentalismo islamico contro l’Occidente.
In una campagna elettorale come quella italiana in cui si discute e si polemizza a gran voce su chi è più europeista di chi, il tema della assenza di politica estera della Unione europea sollevato con tanta evidenza dall’intervento francese nel Mali, dovrebbe diventare la più esatta e risolutiva cartina di tornasole del reale grado di europeismo delle forze in campo. Chi è, infatti, più europeista? Lo è chi denuncia l’inesistente politica estera della Ue e solleva la questione dell’unione politica dell’Europa? Oppure chi difende l’Unione europea così com’è lasciando intendere che è meglio lasciare il Vecchio Continente ai soli burocratici ed ai soli banchieri piuttosto che esporla al vento della volontà popolare? Anche in questo caso la risposta è scontata. Ma c’è da dubitare che possa trovare mai spazio nella campagna elettorale italiana.
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 15:11