La politica spettacolo e la rivincita della tv

La ri-ri-ri-ri-ridiscesa in campo di Berlusconi, peraltro non imprevista, corrisponde ad una sua visione che,prima di essere politica, è filosofica. In un senso lato e, per certi aspetti, anche pragmatico. 

Si tratta della fiducia, anzi della fede, nella Tv. Il Cavaliere ha questo in più e di diverso rispetto ai soggetti come lui che sono entrati in politica: che sa usare il medium televisivo meglio di tutti. Detto così, si rischia di buttare tutto sulla politica spettacolo come hanno fatto i tanti, troppi criticoni del berlusconismo, a cominciare dall’intellettualità e dalla sinistra nostrane convinte che il Cav si riducesse soltanto a messaggi e comparsate tv - donde il cosiddetto e sottovalutato partito di plastica - ignorando che mai, in politica, può bastare il medium e che occorre sempre una proposta, un progetto,una passione. 

Questa è stata l’avventura di Forza Italia dalla famosa discesa in campo: «L’Italia è il mio paese ecc...» con cui la tv divenne bensì strumento essenziale ma al servizio di una proposta politica e di un nuovo sistema elettorale bipolare in un contesto in cui i partiti democratici non comunisti erano stati annientati dall’inchiesta del secolo. Il Cav riempì un vuoto ma non perchè avesse le tv ma perché le aveva messe al servizio di un’idea politica. Così facendo non solo vinse ma attirò gli avversari, cioè la sinistra, sul suo terreno per dir così spettacolar televisivo protagonistico puntando sulla radicalizzazione dello scontro. 

Del resto il Cav è una formidabile macchina elettorale che però non sa governare, per una ragione o per l’altra, il sucesso. È poi venuta la fase calante, fino alla scissione di Fini, alla fine del bipolarismo, allo spread e al governo Monti mentre infuriavano le inchieste, le maldicenze, i gossip e le intercettazioni hard con relativi processi che  hanno allontanato una fascia elettorale cattolica. 

Anche di ciò bisognerà dire qualcosa più avanti, comprese le convulse vicende di un Pdl che proprio per la sua origine e struttura “personale” non può cambiare più di tanto, mutarsi in forma partitica tramite, magari,le primarie che sono state anche per parte del Pdl un abbaglio se non un’illusione.

La fase convulsa vede il Cav ricalcare le scene fra lo stupore degli ingenui, dentro anche il suo (suo?) Pdl in via di spacchettamento, manco si trattasse del tradimento di una sacra promessa. In realtà il Cavaliere non se ne è mai andato e dal trattamento fin da subito riservato al suo “delfino” (con e senza quid...) era  fin troppo evidente che il vero dominus rimaneva sempre lui. Anche nella proposta di rinunciare qualora Monti federasse i moderati c’era un che di fantasioso e di impossibile, come in un gioco televisivo con Gerry Scotti. Il Cav, come del resto non pochi osservatori attenti, ha capito che il Pdl, dimezzato rispetto al 2008, non ha altra speranza di recupero se non con la sua diretta partecipazione alla lotta che è innanzitutto in tv, dove ora se ne va a zonzo per i palinsesti. Così la tv si prende la rivincita sul web di Grillo, la cara vecchia televisione generalista incalza il salvifico internet del grillismo che col berlusconismo ha più di un tratto comune e che col Cav in pista avrà pane per i suoi denti. Certo, il Cav sembra nutrire la speranza di fermare il tempo come l’altra sera da Vespa in un remake del contratto con gli italiani. 

Ma noi sappiamo che il tempo non si può fermare, che indietro non si torna, nemmeno a Forza Italia che è tutta un’altra storia. Che non si ripete. Ciò che si ripete è invece la professionalità televisiva e comunicazionale berlusconiana, sia pure per per contenere i danni di un debacle annunciata. Ve lo immaginate uno scontro diretto con Monti gestito da Mentana? O con Bersani? 

L’unico che potrebbe dare problemi al Cav è un pimpante Casini. Che non a caso è entrato nel mirino (orrido...) di Berlusconi. Che spettacolo!

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:34