Fino all’altro ieri l’iniziativa è stata del Pd. Con le primarie, con la sfida di Renzi a Bersani, con l’immagine di “squadrone” trionfalmente proiettato verso una immancabile vittoria. Da oggi il quadro si è ribaltato. Perché le primarie si sono concluse con la scontata e sconsolata sconfitta di Renzi, il Pd è tornato ad essere non il partito pluralista del confronto tra anime diverse ma l’erede della tradizione comunista impersonificata dall’asse Bersani-Vendola. E, soprattutto, perché il soggetto politico che tutti davano per svanito, scomparso, morto e sepolto è improvvisamente ricomparso. Si tratta di Silvio Berlusconi? Niente affatto. Si tratta del popolo del centrodestra. Che fino all’altro ieri non aveva più rappresentanza e che con il ritorno in campo di Silvio Berlusconi scopre di essere ancora vivo e capace di riprendere in mano l’iniziativa politica.
La novità politica del momento, quella che gli osservatori di parte non riescono a comprendere e che molti dirigenti della sinistra si ostinano a non riconoscere come tendono da sempre a fare (dal ‘94 al 2006), è che con il Cavaliere rientra in gioco il popolo del centrodestra. Quello che sarà pure deluso, disilluso e incazzato, ma che fino ad ora non è corso in aiuto del probabile vincitore Bersani, non si è affrettato a trasmigrare verso il terzo polo centrista di Casini e Fini, non si fida di un Montezemolo che non investe su se stesso e che ha scoperto sulla propria pelle come l’esperienza del governo tecnico sia stata la classica operazione perfetta che però rischia di uccidere il paziente. Berlusconi, a cui si può contestare tutto tranne di non saper interpretare gli umori del popolo del centrodestra, ha capito che ad aumentare la rabbia degli elettori moderati c’era la sensazione di essere considerati ancora una volta fuori gioco, inesistenti, marginalizzati e disprezzati dai futuri vincitori di una sinistra pronta a riesumare il pugno chiuso. E, attraverso la sua persona, ha rimesso di colpo in partita il popolo disperso. Può essere che la sua sia stata una mossa tardiva. Che non riesca a risvegliare le energie e la passione di tutti i vecchi elettori del centrodestra. Ma è certo che da oggi in poi i ministri tecnici in cerca di futuro politico non potranno più ricercarlo sulla pelle del Pdl e che il popolo dei moderati tornerà ad essere non un terzo incomodo nella possibile coppia Pd-Udc ma la sola ed unica alternativa ad una sinistra non più pluralista ma segnata dal ritorno alle origini comuniste.
Per esorcizzare la riapparizione del polo moderato che si contrappone a quello progressista, secondo lo schema bipolare classico degli ultimi venti anni, è da mettere in conto che da adesso in poi scatterà la solita campagna di delegittimazione personale di Silvio Berlusconi da parte della sinistra preoccupata di vedere svanire la propria vittoria scontata. È probabile che a dispetto del passato questa volta la nuova campagna di delegittimazione personale possa avere qualche effetto in più. Ma basterà questo effetto a rendere inefficace il ritorno in campo non del Cavaliere ma del polo del centrodestra in un sistema bipolare? I sondaggi non sono ancora in grado di fornire una risposta a questo interrogativo. Ma la vera risposta sarà quella delle urne. Solo allora, dopo tre o quattro mesi di campagna elettorale portata avanti dal Cavaliere redivivo all’insegna della difesa delle classi medie dal peso insopportabile delle tasse, si vedrà se avrà avuto comunque la meglio lo “squadrone rosso” di Bersani o se Berlusconi sarà riuscito ancora una volta a dare rappresentanza alla maggioranza silenziosa del paese.
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:14