I grossi guai del giornalismo italiano

La salute del giornalismo italiano e dell’editoria non è buona. In crisi una sessantina di aziende con ricorso a licenziamenti, prepensionamenti, cassa integrazione, contratti di solidarietà. In crescita solo il settore ondine e, in senso negativo, le denunce per diffamazione a mezzo stampa. Scoraggiante la diagnosi sul mercato librario: meno vendite e meno lettori. 

Il fatturato complesso, è stato osservato alla Buchmesse di Francoforte, ha subito un calo del quasi 5 per cento rispetto al 2010, attestandosi intorno ai 3,3 miliardi di euro. 

I lettori italiani in meno sarebbero oltre 730mila. E contrariamente a quanto chiesto dal presidente dell’Associazione editori, Marco Polillo, il governo ha innalzato le aliquote Iva dal 21 al 22 per cento.

Se le cose vanno male in Italia, anche in Spagna la situazione dell’editoria è preoccupante: quotidiani, radio, tv stanno attraversando una grave crisi che ha portato al crollo delle vendite e al calo delle entrate pubblicitarie. 

Cura dimagrante energica e dolorosa al quotidiano di orientamento socialista El Pais nato nel 1976 e di proprietà del gruppo Prisa che ha preannunciato il licenziamento di un terzo del personale. Via 149 dipendenti su 466 (128 licenziamenti e 21 prepensionamenti) e riduzione del 15% delle retribuzioni. Il comitato di redazione attacca però anche la gestione del giornale.

In Italia l’entità della crisi è documentata dall’Inpgi secondo la quale circa 60 aziende hanno fatto ricorso nel 2012 allo stato di crisi che ha permesso di effettuare prepensionamenti, ricorrere alla cassa integrazione e ai contratti di solidarietà. Sono stati coinvolti in queste operazioni circa 1.145 giornalisti, di cui circa 720 solo in Lombardia.

Ci sono timori per i piccoli e grandi giornali. La Rcs, che tra breve presenterà il nuovo piano industriale, ha già operato la chiusura del quotidiano freepress City ed ha concordato con il sindacato il ricorso alla cassa integrazione speciale per 16 giornalisti, ricollocandone 2 all’interno del gruppo Rizzoli. 

Nel frattempo la Rcs Periodici ha siglato un’intesa su 21 esuberi passati in cassa integrazione con la finalità del prepensionamento. A partire dal primo febbraio 2102 per i 255 giornalisti del quotidiano della Confindustria Il Sole 24 Ore si sta applicando il contratto di solidarietà che prevede la riduzione dell’orario di lavoro di tre giorni al mese. Con riduzione delle retribuzioni. All’Ansa dal febbraio scorso è in vigore l’accordo tra azienda e Fnsi in base al quale è stato sottoscritto un nuovo stato di crisi che ha determinato 31 prepensionamenti su un organico di 345 giornalisti. È la seconda operazione in due anni quando nel 2010 l’agenzia aveva chiesto ed ottenuto di alleggerire l’organico di 60 giornalisti. Sempre da aprile è in vigore al quotidiano Libero diretto da Maurizio Belpietro un accordo di solidarietà con riduzione del 24% dell’orario di lavoro con esclusione delle figure di vertice. Pesante la situazione al gruppo Poligrafici Editoriale di Monti (Quotidiano nazionale, Resto del Carlino, Il Giorno, la Nazione) dove in maggio è stata firmata l’intesa per 55 esuberi su un organico complessivo di 376 giornalisti. Sono scattati prepensionamenti volontari e un contratto di solidarietà del 14% fino al maggio 2014. Il quadro non è completo. Alla Sardegna 1Tv dell’editore Giorgio Gazzella i giornalisti sono da 3 mesi senza stipendio dopo aver concordato una riduzione e l’applicazione del contratto di solidarietà.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:04