Sono passati circa vent’anni dal crollo della cosiddetta prima Repubblica eppure,soprattutto per chi ha vissuto quella grave crisi politica e sociale, il paese sembra aver imparato ben poco da quella così istruttiva esperienza. In particolare, tra le tante cose, colpisce ancor oggi il perdurare di una radicata credenza, divenuta una sorta di religione popolare, con cui si continua a pretendere ed invocare l’intervento della politica in senso lato quale unico rimedio per risolvere qualunque problema.
Con ciò senza considerare affatto, così come recita una famosa frase del compianto Ronald Reagan, che troppo spesso è proprio la politica, ovvero la sua eccessiva presenza, la causa principale di molti problemi. Ciononostante, pur esistendo un chiara relazione tra l’aumento del controllo pubblico delle risorse e la scarsa crescita economica - relazione sperimentata negativamente in ogni angolo del globo -, in Italia il tempo sembra essersi fermato agli albori del tragico collettivismo che ha afflitto per decenni mezza Europa.
Da noi esiste una folta componente di illusi e di sprovveduti che, malgrado i fallimenti del politicismo e della via burocratica per la felicità, continuano a farsi prendere per i fondelli da chi, come ad esempio l’attuale centro-sinistra, propone un semplice ricambio della classe dirigente, ampliando addirittura il livello delle competenze e delle prestazioni gestite dalla medesima sfera politico-burocratica. Ma in realtà si dovrebbe aver oramai compreso che nessuna presunta rigenerazione morale di un sistema politico che spende il 55% della ricchezza è pensabile se non si riduce contestualmente una simile mostruosità finanziaria.
Da questo punto di vista sarebbero molto salutari per il Paese alcune forti iniezioni di buon senso liberale, con al primo posto la saggia proposizione secondo la quale non risulta molto intelligente pretendere che qualcuno, in questo caso gli amministratori pubblici, possano fare esclusivamente gli interessi altrui con i soldi di costoro. Sotto questo profilo, in realtà, le cronache di ordinaria e trasversale corruzione di questi giorni dovrebbero spingere chi oggi inveisce contro tale fenomeno con la bava alla bocca non a pretendere...
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:33