La lista civica e la lista cinica

Ma la lista civica di Italia Futura con cui Luca Cordero di Montezemolo vuole andare alle elezioni per battersi per la riconferma di Mario Monti alla guida del governo è la stessa lista civica con cui Pierferdinando Casini e Gianfranco Fini intendono presentarsi di fronte al corpo elettorale per chiedere agli italiani di legittimare un nuovo mandato al governo tecnico dello stesso Monti?

A prima vista sembrerebbe di si. Che Montezemolo, Casini e Fini abbiano superato le gelosie ed i contrasti per la leadership dell’area e si siano messi d’accordo nel presentare una lista unitaria in cui figurino solo personaggi proveniente dalla società civile. Nella realtà non è affatto così. Perché, anche se l’obbiettivo del presidente della Ferrari è lo stesso di Casini e Fini, cioè il Monti bis, la lista civica del primo non può avere nulla a che spartire con la lista civica dei secondi. La prima è una lista che, se vuole intercettare il voto dei delusi della politica, deve essere obbligatoriamente formata da non politici che puntano a riformare radicalmente la classe politica. La seconda è una lista di politici che cercano di mimetizzarsi dietro alcuni personaggi famosi della società civile per conservare il proprio ruolo e la propria posizione all’interno della classe politica. In pratica, Montezemolo non può in alcun modo intrecciare la propria lista con quella di Casini e Fini. E non per non riconoscere ai propri alleati un ruolo di guida dell’area di centro a cui, nel momento in cui ha dichiarato di non volersi candidare, sembra aver rinunciato in partenza. Ma per non mescolarsi in una operazione, come quella del leader dell’Udc e del leader di Fli, che costituisce agli occhi dell’opinione pubblica una clamorosa contraddizione in termini.

Come pensare, infatti, che una lista definita civica possa essere guidata dai due personaggi politici che hanno vissuto da protagonisti non solo la seconda Repubblica ma anche la Prima interpretando le più diverse e contraddittorie parti in commedia? Una lista civica che si propone di rinnovare la politica puntando sui simboli viventi della vecchia politica? Simboli che per salvare se stessi possono anche scaricare tutti quelli che li hanno seguiti fino ad ora (è clamoroso il caso di Fini che dopo aver spaccato il Pdl ora ha liquidato anche Fli sacrificando i vari Bocchino, Briguglio, Granata, Della Vedova con i Mille non di Garibaldi ma della Buongiorno) ma che, proprio con questi comportamenti, confermano di essere i campioni proprio di quel vecchio modo cinico di fare politica che l’opinione pubblica vorrebbe eliminare.

L’ipotesi di una lista civica unica formata da Montezemolo, Casini e Fini, quindi, è del tutto improponibile. Così come appare irrealistico pensare che le due liste possano collaborare in qualche modo ritagliandosi ognuna un proprio spazio su cui operare. Quella di Casini e Fini sul versante della politica tradizionale per conservare l’elettorato di Udc e Fli. Quella di Montezemolo sul versante dell’astensione per recuperare le masse crescenti di delusi di un centro destra devastato dalle faide interne e dagli scandali delle mezze calze. Le due liste, infatti, sono naturalmente antagoniste, concorrenti, conflittuali. Chi va con Italia Futura lo fa perché detesta le vecchia politica di Casini e Fini. E chi rimane con i rappresentanti del passato lo fa in odio al cosiddetto nuovismo.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:05