Primarie on-line per una lista di destra

Qualcuno dovrà pure spiegare perché mai se a sinistra il Pd pensa di andare alle elezioni affiancato con una lista civica formata dal “partito di Repubblica” e compagnia varia, a destra il Pdl non possa fare altrettanto. Magari formando una lista civica con il “partito de Il Giornale” e compagnia varia. Ha perfettamente ragione Renato Brunetta quando rileva che non ci sarebbe nulla di male se la destra copiasse su questo terreno la sinistra. Se lo fa a proposito delle primarie e nessuno si straccia le vesti ed anzi inneggia alla democrazia: perché mai non dovrebbe fare con la faccenda della lista civica speculare a quella dello schieramento opposto.

Nessuno scandalo, dunque, se questa dovesse essere la strategia scelta dal Pdl per per la prossima campagna elettorale. Semmai un paio di interrogativi che andrebbero sollevati e risolti per tempo per evitare che il centro destra possa giocare la prossima partita elettorale con lo schema fin troppo usato in passato e sempre perdente del “viva il parroco”.

Il primo riguarda la legge elettorale. Rimarrà il Porcellum sia pure corretto con l’introduzione della preferenza unica? Oppure si arriverà a realizzare un sistema ispirato al modello tedesco in salsa spagnola? La decisione se affiancare o meno il Pdl da una lista civica ricca di personaggi rappresentativi della maggioranza silenziosa dipenderà dalla definizione del modo con cui i cittadini saranno chiamati a rinnovare il Parlamento. L’impressione è che non ci siano grandi margini per grandi trasformazioni, che l’interesse dei gruppi dirigenti di tutte le formazioni politiche sia di tenere strettamente sotto controllo la rappresentanza politica e che tutte le discussioni e le polemiche sull’argomento siano solo delle cortine fumogene per nascondere la volontà di cambiare in meno possibile.

Ma anche se la montagna partorisse il topolino e dal dibattito sulle grandi riforme istituzionali scaturisse una qualche legge elettorale favorevole alla formazione di liste civiche, bisognerà vedere il criterio con cui l’operazione potrà essere realizzata. A sinistra la questione si pone in termini fin troppo semplici. Pierluigi Bersani non potrà far altro che piegarsi di buon grado alle condizioni poste dal cosiddetto “partito di Repubblica”. Il criterio che verrà applicato, in sostanza, sarà solo quello dei rapporti di forza. Sul versante opposto la faccenda si presenta completamente diversa.

Perché non esistono entità di alcun tipo talmente forti e potenti da avanzare condizioni al Pdl ed al suo leader carismatico. Ci sono personalità singole, come quella di Vittorio Feltri, quella di Vittorio Sgarbi o quella di Guido Bertolaso. Ci sono personaggi del mondo dell’imprenditoria, della comunicazione, dello sport che non hanno alle spalle alcuna esperienza politica e che potrebbero essere disposti a rispondere ad un qualche appello in nome della “patria minacciata dall’orda di sinistra”. E ci sono poi gruppetti di militanti di nicchie politiche della galassia di centro destra e singoli aspurati parlamentari disposti a tutti pur di avere un seggio che sollecitano una qualche chiamata miracolistica da parte dei “superiori comandi”. A destra, in sostanza, il rischio è che la lista civica non nasca da una spinta popolare proveniente dalla pancia del paese ma sia l’espressione della solita cooptazione fatta non sulla base della reale rappresentatività e capacità dei prescelti ma sulla base di criteri del tutto personalistici ed occasionali.

Si può evitare un pericolo del genere? Cioè il rischio di dare vita ad una lista piena di specchietti per allodole destinata, però (proprio per questa sua caratteristica) a riuscire a catturare elettoralmente solo qualche pollo?

La risposta è una sola: le primarie di rete. Cioè la scelta di sottoporre a consultazione via Internet i nomi dei possibili personaggi da inserire nella lista civica. Chi raccoglie consensi adeguati entra. Chi no resta fuori.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:15