I fichi di Cartagine e la guerra all'euro

Primavera araba e guerra all'euro. Destabilizzazione progressiva di tutti i regimi autoritari laici che un tempo governavano i paesi della sponda meridionale del Mediterraneo e attacco della grande speculazione internazionale alla moneta unica europea approfittando della debolezza delle economie dei paesi della sponda settentrionale del Mediterraneo. I fenomeni sono distinti, separati, per nulla interconnessi? Fino ad ora a nessuno è passato per la testa prendere in considerazione l'ipotesi, sia pure in forma astratta, di un qualche collegamento, magari casuale, contingente, eccezionale, tra la rivoluzione politica del Mediterraneo del Sud e l'aggressione all'euro attraverso la destabilizzazione del Mediterraneo del Nord.

Ma forse è arrivato il momento di ricordare che i fichi di Cartagine non hanno bisogno di tre giorni di nave per arrivare freschi a Roma. Basta un'ora di volo. Lo stesso tempo che ci vuole per andare da Atene a Il Cairo. A dimostrazione che quanto avevano capito perfettamente gli antichi romani vale sempre e forze ancora di più oggi: ciò che avviene lungo le sponde del Mediterraneo è sempre e comunque inguaribilmente connesso. Ma quale sarebbe la connessione in atto tra primavera araba e guerra all'euro. La risposta è semplice e riguarda il possibile risultato che verrebbe fuori dall'intreccio tra il tramonto definitivo delle autocrazie laiche e militari dei paesi arabi e l'uscita dalla moneta unica della Grecia (con immediato effetto-domino sull'Italia e sulla Spagna) con la conseguente fine dell'attuale struttura dell'Unione Europea. 

I paesi della sponda Sud del Mediterraneo sarebbero tutti governati da regimi islamici ed i paesi della sponda Nord, costretti a rincorrere la velocità maggiore di quelli dell'Europa del Nord, sarebbero alla mercé di tutti quei grandi gruppi finanziari che hanno alle spalle le immense risorse del petrolio. Quei gruppi che, guarda caso, non solo sono portatori dello stesso islamismo trionfante della primavera araba ma sono anche quelli che hanno provocato e sostenuto la fine del vecchi regimi. E che, oltre avere già da adesso un ruolo di primaria importanza nelle economie declinanti dell'Europa mediterranea, appaiono decisi a diventare sempre più decisivi e determinanti in questa storica area. Qualcuno si è chiesto chi potrebbe facilmente intervenire per salvare e diventare il padrone dell'economia greca in caso di uscita di Atene dall'euro?

E questo qualcuno si è mai posto il quesito di chi sarebbe interessato ad acquisire partecipazioni determinanti nelle aziende strategiche italiane (banche, Finmeccanica, Enel, Eni) in caso di collasso della nostra economia?

La denuncia del rischio di connessione tra islamismo trionfante e guerra all'euro non è il frutto di una sorte di ossessione per lo spettro dell'antico Califfato. È l'ovvio e banale risultato di una semplice analisi del fatti. Che non deve portare all'istigazione di guerre di religione irrealistiche ed irrealizzabili. Ma che, quantomeno, dovrebbe far riflettere sulla necessità di capire quale sia il terreno su cui si gioca la partita in atto. Ovviamente sapendo distinguere tra amici e nemici.

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:15