
Si dia una regolata il Cav, dopo il suo rientro da Mosca dove,
in verità, aveva parlato del disastro italico come di un semplice
temporale estivo.Se la dia questa regolata e,soprattutto, costringa
tutto il suo gruppo dirigente a fare altrettanto. Non solo o non
tanto per non assumersi da solo una responsabilià fallimentare -
strictu sensu, gli appartiene in toto, tal che risuonano alte e
nobili le parole del suo nemico Sarkozy che ha deciso di lasciare
la politica dopo essersi assunto le colpe della sconfitta - ma per
dare l'avvio ad un processo di rifondazione di un'area che si sta
riducendo al lumicino e che sembra di risulta.
L'area del Pdl, di quello che fu uno dei più potenti
raggruppamenti politici vincenti,dopo appena tre anni scarsi di
governo è stato mandato al macero dalla crisi economica, in una con
le inchieste e le intercettazioni tipo Germania est,sullo sfondo di
un paese in ebollizione. Quel pachiderma di voti si era tuttavia
azzoppato già prima, con la secessione di Fini, peraltro sobillata
incautamente dal Cav, e, prima ancora, lo stesso Cav aveva
enucleato Casini, disfandosene dal predellino per trattenere quello
stesso Fini che poi se ne andò.Errori su errori, anche
perché,rimasto solo con una Lega del Bossi malato, balbettante e
circuito, non poteva più ampliare le alleanze moderate di cui,
peraltro, si sentiva l'araldo naturale. Cosicchè, venuta a mancare
una maggioranza e nonostante le toppe dei vari Scilipoti, la
parabola del Berlusconi vincitore del 2008, si è rovesciata nel suo
opposto.
Senza poter allargare e gestire alleanze fra "simili", rifiutando
Casini e Fini, e non andando a elezioni anticipate, si sono gettate
le basi dell'avvento dei tecnici anche in ragione di una sinistra
che aveva il terrore di vincere. Ma il brutto doveva ancora venire.
L'irruzione di Grillo, ampiamemte prevista, è stata accentuata nel
suo successo dalla imbecillità dei partiti, peraltro sottoposti da
mesi alla gragnuola di insulti per i privilegi e le ruberie della
Casta, con i fulgidi esempi di Lusi e Belsito dando l'immagine di
una seconda repubblica che nel suo inabissamento vergognoso sembra
come irradiare le sinistre vendette di una prima (repubblica)
mandata agli inferi venti anni fa proprio dagli stessi che,
brandendo allora questioni morali e nuovismi etico politici oggi
stanno precipitando nei gorghi inimmaginabili e impensabili delle
ruberie di massa ben maggiori e ben più gravi di quelle da loro
denunciate agitando il cappio.
La dissoluzione del Pdl è ormai dietro l'angolo mentre lo stesso
Fini è disperso in qualche resort a piangere sul latte versato non
diversamente da Casini che, pur avendo sbagliato meno di tutti, si
trova oggi a leccarsi le ferite elettorali tanto più dolorose
quanto più inferte al corpo politico che più degli altri si era
fatto sponsor "perinde ac cadaver" di Monti. La risposta elettorale
è stata di crudele segno opposto se pensiamo ai sindaci presenti e
futuri di Napoli, Milano, Palermo e Genova, tutti di puro stampo
antigovernativo. Ma, di certo, la più grave, la più dura, la più
dolorosa amputazione elettorale è quella dell'ex Pdl, ex nel senso
che non c'è più, o quasi. Alfano,sotto choc, ha detto l'unica cosa
che non doveva dire, e cioè che non parteciperà più agli incotri
collegiali alla ABC chez Monti. Avrebbe invece dovuto tacere
e,semmai, farsi desiderare,accingendosi ad evitare le falle del suo
Titanic, drammatizzando ma pur sostenendo Monti ricontrattando gli
accordi.
Ma si è visto anche in questo piccolo episodio che non c'è un
gruppo dirigente degno di questo nome. Sembrano un accolita
caciccale,arruffata e pasticciona, litigiosa e sgomitante che non
si è ancor resa conto dello tsunami in arrivo perchè ha rifiutato
da anni di darsi una seria e forte struttura partitica, accettata e
condivisa, che oggi avrebbe potuto, come accade invece nel Pd,
contenere l'uragano.Putroppo un Pdl senza capo né coda, senza
organismi seri, senza luoghi di confronto e di decisione, con
gruppi di potere l'uno contro l'altro, non poteva reggere all'onda
d'urto dell'antipolitica e della demonizzazione del leader. Al
quale rivolgiamo un caldo consiglio: sciolga il Pdl, mandi a casa
gruppi dirigenti inetti,incapaci, mediocri, spocchiosi.
C'è bisogno di una rifondazione "ab imis", di una ripresa di
iniziativa, di uno slancio secondo radici e tendenze politiche
colpevolmente dimenticate ma indispensabili: rinnovamento di
quadri, liberalismo, liberismo, solidarismo, laicismo, agganci con
la cultura, la scienza, la ricerca, apertura al nuovo. E coraggio
nell'affrontarlo. Altrimenti...
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:16