Perché il sindacato non ci protegge?

I giornalisti e i poligrafici della cooperativa L'Opinione sono sconcertati dalla presa di posizione ufficiale dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti che, qualche giorno dopo Associazione Stampa Romana, attacca duramente la cooperativa e il suo presidente Arturo Diaconale. 

Stampa Lombarda definisce Diaconale «padre-padrone de L'Opinione», definizione quanto mai errata visto che si tratta di una cooperativa che ha eletto Diaconale suo presidente. Esistono verbali a disposizione di tutti. 

Stampa Lombarda parla di licenziamento di una collega della redazione di Milano per comportamento che risulterebbe «antisociale», licenziamento che segue i due sanzionati nella redazione romana. Non si tratta naturalmente di «comportamento antisociale», visto che non stiamo parlando di un disturbo della personalità, bensì di un «comportamento anti-cooperativistico», che nasce da una semplice motivazione. A causa del taglio e del ritardo nell'erogazione da parte del governo del contributo per l'editoria maturato dalla cooperativa nell'anno 2010, i soci e i dipendenti non ricevono stipendio dal mese di ottobre.

Per questo motivo l'assemblea e il consiglio di amministrazione hanno deciso di completare l'aumento di capitale deliberato dall'assemblea del 18 dicembre 2009, dando la possibilità di utilizzare il credito vantato per le mensilità arretrate. Le tre colleghe sono le uniche che non hanno partecipato. Non solo, hanno ufficialmente richiesto il pagamento degli arretrati «entro e non oltre dieci giorni». In un momento di crisi, in cui alcuni soci hanno anche contribuito di tasca propria a finanziare direttamente la cooperativa per far fronte a improrogabili scadenze che altrimenti avrebbero portato alla chiusura, il comportamento delle tre colleghe in questione deve essere giudicato «anti cooperativistico» e ha quindi provocato il provvedimento di estromissione da socio e, di conseguenza, la "cessazione" del rapporto di lavoro. Eventualità, quest'ultima, prevista dal regolamento interno approvato dall'assemblea dei soci e depositato presso la direzione provinciale del Lavoro di Roma. Chiediamo dunque all'Associazione Lombarda Giornalisti e all'Associazione Stampa Romana se per loro è normale che, in una stessa cooperativa, convivano soci che mettono soldi di tasca propria e soci che pretendono di essere pagati «entro e non oltre dieci giorni», pur conoscendo la situazione finanziaria della cooperativa.

Chiediamo se può essere considerato "padre-padrone" una persona regolarmente eletta da tutta l'assemblea. Chiediamo se considerano degli sprovveduti tutti i soci che a fronte di «un padre-padrone» gli mettono il loro denaro in mano. Chiediamo tutto ciò, ricordando che la maggioranza dei soci ha sottoscritto l'aumento di capitale. Siamo forse di fronte ad un plagio collettivo da parte del «padre-padrone» Diaconale? Vogliamo, poi, ribadire la nostra piena fiducia e il sostegno incondizionato al direttore Arturo Diaconale, la cui storia parla da sola.

Ci domandiamo, infine, se il sindacato voglia contribuire alla chiusura di un giornale storico come "L'Opinione", andando così ad acuire la crisi del settore. E soprattutto se un sindacato debba tutelare tutti i suoi iscritti o solo parte di essi.

Oltre a queste domande, abbiamo anche delle perplessità sulla tempistica di certi interventi, una tempistica che sa tanto di "macchina del fango". La presa di posizione di Stampa Lombarda, infatti, arriva lo stesso giorno in cui il direttore Diaconale ha partecipato, in compagnia di alcuni membri del consiglio di amministrazione della cooperativa, ad un "tavolo di conciliazione" promosso da Stampa Romana. Tavolo che si è rivelato soltanto un tentativo di intimidazione e di provocazione da parte del segretario dell'associazione, Paolo Butturini, il cui comportamento è apparso ai giornalisti presenti assolutamente fuori luogo, arrivando a definire i membri del consiglio di amministrazione presenti (tra cui un giornalista iscritto a Stampa Romana) «complici di Diaconale». Sappia egregio Butturini, che i giornalisti e i poligrafici de "L'Opinione" sono orgogliosi di essere «complici di Diaconale».

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:31