L'inutile viaggio asiatico di Monti
Squillano le trombe, rullano i tamburi! Mario Monti è tornato dal viaggio in Asia. Ed ora tutti gli aedi aulici delle capacità taumaturgiche del Capo del Governo tecnico si affannano a illustrare le meraviglie dell'impresa compiuta dal rinato Marco Polo in versione austera. Ma lo sapete che ha girato per le principali capitali del continente asiatico? Che ha sempre parlato a braccio ed in inglese? Che è stato citato da Obama? Che ha raccomandato al Premier indiano la sorte dei due marò? E, soprattutto, che ad ogni suo interlocutore, dagli imprenditori giapponesi ai capitalisti rossi di Pechino, ha chiesto di venire ad investire in Italia?
 
Il bello degli aedi è che illustrano le imprese meravigliose compiute da Monti nel corso del suo viaggio senza però indicare i risultati concreti del viaggio stesso. Che non sono zero. Perché ci saranno sicuramente imprenditori giapponesi e capitalisti rossi cinesi che decideranno di investire nel nostro paese. Ma che sono meno di zero. Perché quegli imprenditori e quei capitalisti rossi, niente affatto fessi e per nulla disposti a lasciarsi infinocchiare dall'inglese fluente e dalle perline e dagli specchietti  sbandierati sobriamente ed austeramente da nostro Premier, esamineranno attentamente la possibilità di acquistare qualche azienda italiana di grosso nome che se la passa male. Ma lo faranno con la ferma intenzione di prenderla e delocalizzarla al più presto nei rispettivi paesi seguendo l'esempio di quegli imprenditori e capitalisti italiani che non se la passano male ma che per stare ancora meglio prendono le loro aziende e le spostano nei paesi dove possono produrre a condizioni più convenienti.
 
Già. Purtroppo la missione asiatica di Monti non è stata il successo sbandierato dai suoi entusiastici sostenitori. E non perché il Presidente del Consiglio non abbia l'inglese fluente, non sia austero, non abbia peso e credibilità all'estero o non sia affidabile agli occhi dei governi e degli investitori stranieri. Monti ha tutte queste qualità. E magari anche qualcuna di più. Purtroppo, però, e non per sua colpa, non può rispondere alla prima e più banale domanda che ogni investitore estero non può non fare quando viene sollecitato a portare soldi nel nostro paese. «Ma perché gli stranieri dovrebbero venire in Italia quando gli italiani se ne vanno all'estero?».
Già. Ma perché gli stranieri dovrebbero venire ad impiantare imprese nel nostro paese? Per pagare il trenta per cento in più delle tariffe elettriche della media europea? Per usufruire di un sistema trasporti fermo agli anni Settanta che fa lievitare il costo della produzione e della commercializzazione dei prodotti italiani? Per dover attendere anni prima di avere da una burocrazia di ottusi applicatori di montagne di norme incomprensibili e contraddittorie le necessarie autorizzazioni ad avviare le proprie attività?

Per poter sperimentare sulla propria pelle e sulle proprie tasche le mille competenze diverse che esercitano la concorrenza fra di loro nel sistema pubblico italiano (in Italia l'unica concorrenza ammessa è quella che si esercita tra gli enti e le infinite articolazioni dell'amministrazione statale)? Per avere la possibilità di capire non dalla finzione cinematografica, ma dalla realtà, come funziona alla perfezione il meccanismo del taglieggiamento mafioso, camorristico, 'ndranghetista e genericamente criminale che vige in quasi tutto il territorio nazionale?

Per finire nelle mani di qualche magistrato che aspetta al varco l'imprenditore straniero di nome per fargli pagare il fio della sua intraprendenza ed aumentare la propria visibilità mediatica? Per scoprire che in Italia esiste il divorzio nel matrimonio ma non esiste il divorzio nel lavoro? O meglio, esiste ma si chiama divorzio all'italiana e consiste nell'impossibilità di mandare a casa il dipendente, di chiudere l'intera azienda e mettere in cassa integrazione tutti i lavoratori? Insomma, con tutto il suo inglese fluente Monti faceva meglio a restarsene a casa. A pensare che c'è un solo modo per far venire da noi gli investitori esteri: creare le condizioni perché quelli italiani non siano costretti ad andarsene!

Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 13:15