
L’Unione europea sta preparando il 18° pacchetto di sanzioni contro la Federazione russa. È diabolica la reiterazione di azioni che non hanno spostato di un millimetro Vladimir Putin ma che hanno avuto l’effetto di allontanare una possibile soluzione negoziata della guerra in Ucraina e tagliato fuori l’Europa da possibili tavoli negoziali. L’Europa di una classe dirigente inconcludente, autoreferenziale e senza una linea politica comune, continua imperterrita a non comprendere che con l’avvento della nuova amministrazione di Donald Trump tutto e cambiato negli equilibri internazionali. Le cosiddette istituzioni sovranazionali, senza il sostegno della prima potenza economica e militare, sono diventati delle organizzazioni prive di autorevolezza che non sono più in grado di incidere sulla risoluzione dei conflitti. Alla Casa Bianca non c’è più Joe Biden che ha utilizzato, per fini politici interni, la guerra per procura in Ucraina contro il nemico giurato Vladimir Putin. L’invasione russa dell’Ucraina, da condannare sotto il profilo del diritto internazionale, sarà oggetto di studio da parte degli storici. La guerra è stata solo colpa della Russia? “Ai posteri l’ardua sentenza”.
Donald Trump, in campagna elettorale e anche dopo la sua rielezione ha sempre dichiarato che il conflitto in Ucraina non lo riguardava e che non avrebbe sostenuto ulteriori costi a carico del contribuente americano. Il presunto “cambio di postura” del presidente statunitense nei confronti sulle forniture di nuove armi all’Ucraina non sembrerebbe un atto di generosità nei confronti di Volodymyr Zelensky. L’invio di nuove attrezzature militari, tramite la Nato, dovranno essere pagate dai contribuenti europei. Ancora una volta il “rozzo” tycoon americano si fa gioco dei “sofisticati” strateghi della politica europea. Mi chiedete di continuare a sostenere lo sforzo bellico dell’Ucraina, che ha subito la brutale invasione dell’autarca russo? Pagate il conto alla industria bellica americana! Il presidente degli Stati Uniti, che ha una visione non ortodossa ma pragmatica della diplomazia, ha abolito le sanzioni contro la Siria che è governata oggi da un ex jihadista. È possibile che l’Europa non possa riaprire un dialogo con lo Zar russo, funzionale prima a risolvere, con un compromesso accettabile dalle parti, la guerra in Ucraina e dopo ritornare a normali scambi commerciali con la Federazione russa che conta quasi 145 milioni di consumatori e ha riserve energetiche a buon prezzo che potrebbero risollevare le sorti dell’industria manifatturiera europea?
È giusto negoziare con gli Stati Uniti per trovare un buon compromesso nella guerra dei dazi per limitare i danni. È altrettanto pragmatico aprire un canale diplomatico con la Russia anche per ragioni meramente economiche. Le questioni di principio non risolvono i problemi, spesso li aggravano. Se si applicassero le medesime sanzioni imposte alla Russia, in nome della “difesa della democrazia e dei valori occidentali” si dovrebbero chiudere immediatamente le ambasciate e i rapporti economici con molti Paesi che sono lontani anni luce dai valori occidentali.
Aggiornato il 16 luglio 2025 alle ore 09:56