I tassi d’interesse di riferimento della Bce: riduzione di 25 punti base

Buone notizie per il Paese e per il ministro dell’Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti. In questa settimana il titolare del dicastero del tesoro ha incassato risultati positivi sulla crescita del Pil dell’Italia che è risultata superiore alle stesse previsioni del governo. Con l’incremento dello 0,3 per cento di crescita del reddito nazionale, certificato dall’Istat nel primo trimestre 2025, l’Italia ha già acquisito un incremento del Pil dello 0,5 per cento per tutto l’esercizio 2025, anche se nei prossimi tre trimestri dell’anno la crescita dovesse risultare pari a zero. L’esecutivo aveva previsto, prudenzialmente, per tutto il 2025 una crescita dello 0,6 del percento del prodotto interno lordo. È quindi lecito aspettarsi che i risultati finali sulla crescita della ricchezza nazionale dell’anno in corso siano decisamente migliori rispetto alle previsioni dell’Esecutivo italiano. Il dato è molto importante perché la legge di bilancio per il 2025 si è basata su una crescita probabilmente inferiore a quella che sarà, a consuntivo, realizzata. I dati, quindi, migliorerebbero il rapporto debito/Pil e quello sul deficit.  

La seconda buona nuova è la promozione dei conti pubblici italiani da parte dell’Unione Europea. Sappiamo quale atteggiamento negativo è stato sempre riservato ai conti pubblici italiani da parte dei censori europei.  

La terza novità, ancora più significativa, è la decisione della Banca Centrale Europea di ridurre ancora una volta dello 0,25 per cento i tassi di riferimento, a partire dal prossimo 11 giugno. L’allentamento della politica creditizia della Bce con una riduzione di ulteriori 25 punti base di tasso d’interesse (0,25 per cento) ha raggiunto il cosiddetto tasso d’interesse neutrale. Infatti, il tasso dei depositi al 2 per cento in termini “nominali” corrisponde a zero tassi d’interesse “reali” (tasso nominale meno inflazione) in quanto l’inflazione media dei paesi aderenti al sistema della moneta unica è intorno al 2 per cento. La politica monetaria restrittiva adottata dalla presidente Bce Christine Lagarde, per far rientrare l’inflazione entro il pianificato 2 per cento, ha raggiunto il traguardo. La riduzione di altri 25 punti basi è sicuramente una boccata d’ossigeno per le famiglie e per le imprese che hanno contratto finanziamenti a tasso variabile. Meno interessi per le famiglie mutuatarie significa un aumento del reddito disponibile. La riduzione del peso delle rate del finanziamento libera disponibilità finanziarie che possono essere impiegate per incrementare i consumi. Per le imprese determinerà una riduzione degli oneri finanziari e quindi dovrebbe migliorare la loro redditività. L’ulteriore vantaggio per il sistema economico nel suo complesso è la prevedibile crescita della produzione e quindi del Pil in ragione del fatto che aumenterà la propensione al consumo delle famiglie, anche di beni durevoli, e le imprese saranno maggiormente incentivate ad effettuare nuovi investimenti per i minori costi dei finanziamenti. Ne trarrà beneficio anche il Bilancio dello Stato italiano perché ridurrà il costo per il servizio del debito pubblico.

Siamo certi che il ministro Giorgetti non si farà incantare dal presunto “tesoretto” (circa 4,5 miliardi di euro) che si è generato per il contenimento della spesa pubblica nel 2024, ma continuerà l’opera meritoria di risanamento dei conti pubblici. Queste politiche di bilancio prudenti hanno migliorato il rating sul nostro debito sovrano, ridotto lo spread e reso più sicuri ed appetibili i nostri titoli pubblici.

Aggiornato il 06 giugno 2025 alle ore 11:30