Esiste una prestigiosa istituzione culturale italiana che si chiama Fondazione Orestiadi di Gibellina. Nacque su iniziativa dell’ex sindaco democristiano del piccolo paesino, senatore Ludovico Corrao. Gibellina fu uno dei centri più colpiti dal terremoto del Belice del 1968. Non fu mai propriamente ricostruita. Nel 1981 Corrao si convinse che l’arte potesse rigenerare quei luoghi. Rapidamente a Gibellina nasce uno dei musei a cielo aperto più belli e importanti del mondo. Il paesino fa una certa impressione, quando ci si va. La struttura a ‘container’ di abitazioni e esercizi commerciali è evidente. Qualcosa di simile si può osservare nella bombardata Dunquerque. Senza le opere d’arte, l’effetto sarebbe identico. Invece Gibellina colpisce per la presenza in un solo luogo di bellezza e abbandono. Calogero Pumilia è un politico di lungo corso. Dopo l’uragano della Prima Repubblica non resta con le mani in mano. È un democristiano capace di notevole energia. Brusco quando il caso lo richiede. Intelligente e cauto. Pratico e insieme capace di visione d’insieme. Un uomo solido, spiritoso, culturalmente raffinato.
La storia della Fondazione Orestiadi si intreccia con quella di Pumilia due volte. La prima, quando viene chiamato con la funzione di direttore generale. Dopo qualche anno, all’improvviso, Corrao lo licenzia. È lo stesso Pumilia a raccontare il brusco congedo che l’ex collega di partito gli riserva. La Fondazione non ne beneficia. Nel 2015, in una situazione patrimoniale e organizzativa prossima alla chiusura, Pumilia è chiamato alla presidenza della Fondazione da una figlia di Roberto Corrao. Lei non riesce a risolvere la crisi dell’ente. In nove anni Pumilia riordina e sviluppa l’ente. Ottiene finanziamenti. Ha vaste conoscenze, ma soprattutto capacità. Porta la Fondazione ad avere un piede a Palermo e uno ad Agrigento, cosa importante per essere vicini a chi decide i finanziamenti. Crea continue connessioni che portano Gibellina a produrre nuove iniziative e ad aumentare il proprio patrimonio. Si direbbe che è una bella storia siciliana. Qualcosa cambia nell’imminenza, solo una settimana, dall’inaugurazione dell’anno di Agrigento Capitale della cultura. È una vetrina golosa. La Valle dei Templi, la strada degli scrittori, nonostante alcuni strafalcioni lungo l’omonima strada, Gibellina sono tirate a lucido. I fari del mondo si stanno per accendere sul sud occidente di Sicilia. Nessuno dice che Agrigento sia una delle aree più povere, più assetate, più abbandonate dai propri abitanti. Alla Fondazione Orestiadi pensano bene di impallinare il loro presidente. Pumilia spiega di essere costretto alle dimissioni da beghe nelle quali non vuol essere confuso. La figlia del fondatore Corrao sostituisce Calogero Pumilia e lo ringrazia. Con l’educata brutalità del politico di esperienza e solidità, Pumilia spiega il proprio disappunto anche per l’ipocrisia dei ringraziamenti.
La politica incassa male lo strappo. Appare un appello a “chiudere le polemiche e guardare avanti”. È la consueta ipocrisia cafona che fa perdere denaro e opportunità. Questa storia fa però rumore. Adriano Sofri, Pasquale Hamel, Pietrangelo Buttafuoco ne parlano e sottolineano l’idiozia di escludere Calogero Pumilia, Lillo per gli amici. Poi il fato ci mette lo zampino. Nel corso dei preparativi, piove nel teatro comunale. Esilarante la dichiarazione riportata dalla stampa del direttore di un’altra fondazione, quella di Agrigento Capitale, Roberto Albergoni: spiega che ha lavorato a lungo in un teatro con infiltrazioni d’acqua e non ha mai avuto problemi. Agghiacciante. Fa un po’ sorridere che il dottor Albergoni sia lo stesso chiamato in causa da Pumilia, assieme alla discendente del fondatore delle Orestiadi di Gibellina, per l’induzione delle sue “dimissioni obbligate”. Ora entriamo però nel vivo della suggestione di questa analisi: qual è il costo economico di questi comportamenti? Non è il danno di immagine. Certo, il danno reputazionale è forte. Ma c’è un danno tipicamente economico.
La capacità di gestire relazioni istituzionalmente educate ha un valore. La mancanza di rispetto e delicatezza in ogni organizzazione crea un clima di diffidenza e aggressività. Questo atteggiamento porta al conflitto permanente. Le organizzazioni smettono di funzionare, in questi casi. La vicenda delle Orestiadi fa eco al clima di diffidenza e congiura costante della politica siciliana. Non è un caso se la Sicilia produce solo 90 miliardi di Pil sui 2.000 prodotti in Italia. Possiamo quantificare i danni della maleducazione e ignoranza istituzionale: si tratta di 300 miliardi per la sola regione Siciliana.
Questa somma è la quota di Pil aggiuntivo che la Sicilia dovrebbe produrre, per essere in media con l’Italia, tenute in considerazione le dimensioni fisiche e la popolazione della regione. Il clima da perenne intrigo senza regole rende povera la Sicilia. A Palermo mi dissero anni fa che l’Italia è solo una Sicilia che sta solo un po’ più indietro nella sua involuzione. In queste settimane analisti e politici siciliani gioiscono per la crescita del Pil siciliano dell’1 per cento, contro lo 0,4 per cento nazionale. A Roma si gioisce perché cresciamo più della Germania in recessione. C’è poco da andare fieri, in realtà. Dobbiamo quindi un grazie all’onorevole Calogero Pumilia. Non solo per le sue capacità, ma perché la sua recente vicenda ci consente di elaborare una teoria economica sui costi della maleducazione istituzionale. Per evitare di indulgere in questa miseria economica della maleducazione sostengo l’invito del professor Pasquale Hamel di affidare a Pumilia il ruolo di commissario di Agrigento Capitale della Cultura. le celebrazioni durano un anno, ma in un territorio che tende alla concreta desertificazione umana, geografica, economica e politica, questa scelta può invertire una tendenza. Tornare all’educazione istituzionale potrebbe portare a definire obiettivi concreti di crescita. L’obiettivo deve essere raggiungere quei 300 miliardi di ricchezza in più da produrre nella sola Sicilia, per viverli come mera normalità. Ed è questo il succo di questa vicenda. Un’Italia più educata sarebbe più ricca di almeno altri 1000 miliardi, complessivamente.
Aggiornato il 17 gennaio 2025 alle ore 13:51