Ho letto e apprezzato una serie di comunicati stampa su alcuni eventi che ho vissuto direttamente, da cui si evince il ruolo e l’incisività del Governo italiano e in particolare di alcuni ministri, nel costruire le condizioni e le motivazioni mirate a dare vita ad un commissario comunitario per il Mediterraneo. Pochi mesi fa avevo ricordato in una nota le prime intuizioni su una simile possibile proposta risalenti a vent’anni fa. Precisavo, infatti, in questa mia nota quanto proposto formalmente nel 2004 dal nostro Paese alla commissaria europea Loyola de Palacio. In particolare, la richiesta metteva in evidenza “la opportunità di ampliare le Reti Ten-T interessando direttamente i Paesi ancora non inclusi nell’Unione europea e ubicati nel contorno del Bacino del Mediterraneo”. L’Italia, nella persona dell’allora ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Pietro Lunardi, fornì il massimo supporto alla de Palacio nella concreta identificazione della proposta e nella possibilità di garantire adeguate risorse per consentire una continuità alle reti stradali e ferroviarie ubicate nei Paesi del bacino anche se esterni all’Unione ribadendo, al tempo stesso, l’opportunità di dare vita a un “commissario comunitario per il Mediterraneo”. Una simile proposta venne esposta formalmente sia dalla de Palacio che da Lunardi in un incontro istituzionale a Napoli, nel 2005.
Inoltre, nel 2008 l’allora ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Altero Matteoli avviò l’apertura dei lavori di aggiornamento delle Reti Ten-T e, seguendo le indicazioni della de Palacio, denunciò la necessità di dare il massimo supporto al sistema delle reti gravitanti nell’articolato sistema Mediterraneo e fissò, per la primavera del 2009, l’avvio dei lavori a Napoli. Alla riunione formale di Napoli Matteoli invitò anche i Paesi che si affacciavano sul Mediterraneo e che non erano membri dell’Unione europea. I lavori di Napoli durarono tre giorni e videro la presenza dei ministri dei Trasporti di 37 Paesi (28 dell’Unione europea e 9 esterni all’Ue). Furono molto interessanti gli interventi dei ministri di Israele, del Libano e della Turchia perché intravidero, nell’asse stradale che si affacciava sul Mediterraneo e legato alle Reti Ten-T, una misurabile occasione di continuità non solo infrastrutturale ma, anche, politica e tutti chiesero e inserirono nel documento finale proprio la istituzione di un commissario comunitario per il Mediterraneo. Ebbene, questi atti di lungimiranza della de Palacio, di Lunardi e di Matteoli, finalmente oggi trovano un primo riscontro concreto e al tempo stesso offrono all’impianto delle Reti Ten-T definito pochi mesi fa una dimensione che, per la prima volta nella storia dell’Unione europea, supera la logica dei confini, la logica estranea a un coinvolgimento diretto e indiretto di una realtà al cui interno si movimenta oltre il 22 per cento delle merci del mondo.
Forse non lo abbiamo ancora capito ma finalmente la politica, la strategia dell’intero bacino non la fa più un singolo Paese ma l’intera Unione europea e tutti i Paesi che si affacciano sul bacino. Penso che una simile scelta porrà la parola fine alla politica delle singolarità, alla politica delle rendite di posizione, alla politica dei gratuiti egoismi e credo che la serie di eventi esogeni e imprevedibili che hanno caratterizzato proprio il teatro economico del bacino in questi ultimi mesi, ci impongono, ribadivo nella mia nota di pochi mesi fa, l’istituzione di un primo strumento innovatore: una Conferenza permanente dei Paesi del Mediterraneo a Napoli. Infatti, a mio avviso, sarà opportuno che il commissario per il Mediterraneo sia supportato da un organismo come la Conferenza permanente che possa non solo coagulare le varie proposte infrastrutturali e gestionali ma possa anche dare vita a confronti sistematici con la miriade di Paesi, soprattutto non comunitari, che hanno finora vissuto le emergenze e le criticità presenti nel bacino senza poter disporre di un supporto fornito da un sistema ormai consolidato come quello dell’Unione europea.
Iniziative analoghe sono state proposte e in alcuni casi avviate dalla Francia e dalla Spagna ma, a mio avviso, senza ottenere una adeguata incisività e una obbligata sistematicità. Invece, ritengo che finalmente il ricorso a un commissario e a una Conferenza permanente possa attuare integralmente quella volontà che, vent’anni fa e dodici anni fa, le istituzioni italiane avevano proposto. Quelle intuizioni erano ampiamente motivate, oggi lo sono di più e ricoprono un’urgenza inimmaginabile. Porto solo un esempio: la guerra del Mar Rosso sta, giorno dopo giorno, mettendo in crisi l’intera portualità del Mediterraneo. Rischiamo una riduzione del 50 per cento delle movimentazioni all’interno del sistema portuale del bacino, con danni rilevanti sia sui costi dei prodotti che sulla crescita economica dei vari Paesi. Per capire la dimensione e l’importanza del Bacino del Mediterraneo (solo l’1 per cento dell’intero spazio acquifero del pianeta e in cui si movimenta circa il 22 per cento delle merci del mondo) riporto il quadro dei Paesi che si affacciano nel bacino.
(*) Tratto da Le Stanze di Ercole
Aggiornato il 11 settembre 2024 alle ore 12:29