Anas: ok l’approvazione del contratto di programma, però…

Sono stato uno dei primi nel riconoscere al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Matteo Salvini, il merito di aver riacceso – nella Legge di stabilità del 2023 dopo solo quattro mesi dall’insediamento del nuovo Governo – il processo mirato alla realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. E di aver fatto approvare, dopo tre mesi dalla approvazione della Legge di Stabilità, nel marzo del 2023, un decreto legge attraverso il quale si autorizzava concretamente il ripristino dell’opera bloccata nel 2011 dal Governo Monti. E, cosa davvero encomiabile, sempre il ministro Salvini riusciva a chiedere e ottenere, per la prima volta nella lunga e sofferta storia del Ponte, uno stanziamento globale di oltre 13 miliardi di euro articolato in un arco temporale di dieci anni e comprensivo delle connessioni ferroviarie e stradali; a tal proposito, per le cose che dirò dopo, Salvini, giustamente ha voluto che ogni anno fosse inserito un apposito stanziamento.

Ho voluto fare questa premessa perché sono rimasto meravigliato nel leggere il comunicato stampa prodotto dal Cipess a valle della seduta in cui è stato approvato il Contratto di Programma dell’Anas, una Società che purtroppo ancora oggi vive una dicotomia non risolta dalle norme dell’ex ministro Enrico Giovannini, che la volevano scomposta in Anas 1 e Anas 2. La nota precisa quanto segue (leggi qui).

Nella conferenza stampa, poi, abbiamo appreso che “ogni Regione avrà un’opera; per quelle nuove nel 2024 sono previsti 60 interventi per 7,1 miliardi di euro mentre dall’anno prossimo sono programmati 106 interventi per un totale di 20,4 miliardi di euro”. Tra gli interventi figurano, solo a titolo di esempio, la Variante di Demonte in Piemonte per 92 milioni di euro, l’asse Vigevano-Malpensa tratto A in Lombardia per 184 milioni, il raddoppio della Salaria per 517 milioni di euro, la Pedemontana nelle Marche con la variante di Fabriano per 95,2 milioni di euro, l’ammodernamento della Strada statale 81 in Abruzzo per 64 milioni di euro, il raddoppio fino allo svincolo di Angri-Bosco Reale della strada statale 268 in Campania e interventi per 3,5 miliardi di euro in Calabria. Come ricordo, il Decreto Legislativo 93 del 2016 all’articolo 2 precisa un aspetto (vedi qui).

Appare evidente che “i relativi pagamenti devono, comunque, essere contenuti nei limiti delle autorizzazioni annuali di bilancio”; d’altra parte nello stesso comunicato del Cipess si precisa che in realtà per ora “vengono ripartiti nuovi fondi per 2,25 miliardi di euro, stanziati dalla Legge di bilancio 2023, e per circa 3,75 miliardi di euro, stanziati dalla legge di bilancio 2024. Tali nuove risorse, per complessivi 6 miliardi di euro, sono ripartite tra l’altro per circa 2 miliardi per nuove opere, per 2,6 miliardi per attività di manutenzione e per 940 milioni per maggiori fabbisogni di opere già previste”.

Quindi, rimane davvero un mistero un comunicato che recita: “Il contratto prevede investimenti complessivi (sia nuovi che già previsti dai precedenti Aggiornamenti al contratto stesso) per circa 44 miliardi di euro, di cui circa 23 miliardi già coperti”. Perché quel quadro di risorse è un interessante atto programmatico, la cui copertura sarà garantita con le leggi di spesa annuali e, al tempo stesso, avrei precisato meglio il significato del passaggio dal modello di gestione a “corrispettivo” e ripristinata la previgente gestione “a contributo”.

In fondo, sarebbe stato utile solo ribadire l’importanza dell’atto che aveva finalmente portato a termine un Contratto di programma fermo da anni, ancora incastrato nelle secche di una nuova prospettiva che stenta a prendere le distanze dal passato che non diventa strumento di politica economica. E, ripeto, non avrei dato certezze sulle coperture specialmente sapendo che la prossima Legge di stabilità dovrà prevedere una assegnazione di 12 miliardi di euro per contenere il nostro debito pubblico. Quindi, difficilmente, potrà assegnare rilevanti risorse in conto capitale a chicchessia. Fra soli otto mesi, quando in occasione della Legge di stabilità le Regioni del Sud, sì Regioni come la Calabria, non troveranno adeguate coperture a quanto assicurato dalla delibera del Cipess, questo quadro di “certezze” rischia di diventare un boomerang per il Governo.

(*) Tratto dalle Stanze di Ercole

Aggiornato il 23 maggio 2024 alle ore 13:07