Lo ripeto spesso ma penso di non annoiare nessuno riportando un dato: solo l’uno per cento dello specchio acquifero del pianeta è attraversato da oltre il 22 per cento della intera movimentazione mondiale delle merci. Questo è il Mediterraneo. In fondo, è una tessera del mosaico mondiale determinante per la crescita dell’intero pianeta.
Ebbene, la nostra presidente del Consiglio Giorgia Meloni vive proprio in questi giorni, in queste ore, uno dei momenti più significativi e più incisivi del suo ruolo istituzionale sovranazionale e in particolare, tra le varie tematiche da dibattere all’interno del G7, una riveste una rilevanza e una attualità tutta particolare: il rapporto con il continente africano, il ruolo del nostro Paese in tale rapporto attraverso proprio la forza e l’incisività della nostra portualità e di quella africana. Ma a questo scontato approccio e al tempo stesso a questo rilevante interesse diffuso che tutti i Paesi del G7 intravvedono in questo teatro economico, penso se ne debba aggiungere un altro che, proprio in questi mesi, ha raggiunto livelli di interesse e di attualità davvero imprevedibili. Mi riferisco agli attacchi sul Mar Rosso. Pochi mesi fa con i primi attacchi a navi in transito da parte del gruppo terrorista Houthi ricordai subito l’esperienza portata avanti nel 2003 e nel 2011 dal nostro Paese sia con la redazione del Piano generale dei trasporti iracheno, sia con la proposta avanzata da un consorzio di imprese italiane relativo alla realizzazione di un asse stradale che, partendo dal Porto di Bassora attraversava l’intero Paese iracheno, raggiungeva prima Bagdad e poi Mossul per raggiungere, attraverso la Turchia, i porti del Mar Nero e le infrastrutture previste dalla Unione europea relative al Corridoio 10 (Reti Ten-T).
Sin dal 2003 il Governo iracheno era convinto che lo Yemen contenesse al suo interno una carica terroristica fortissima e che in poco tempo avrebbe praticamente messo in crisi l’accesso al Canale di Suez. Ebbene, questo preoccupante rischio ha reso urgente l’attuazione di un’adeguata offerta portuale nel Mar Nero e una contestuale azione infrastrutturale tra il Mar Nero e Bassora. Proprio ultimamente il Governo georgiano ha affidato la realizzazione di un porto. La Georgia, il piccolo Stato caucasico a sud della Russia, sta infatti costruendo un gigantesco porto ad Anaklia, sulle coste del Mar Nero. Si estenderà su ottanta ettari e il vero obiettivo è quello di convincere i Paesi europei a passare per il Mar Nero per commerciare con la Cina, e usare questo espediente per avvicinarsi alla sfera di influenza dell’Europa occidentale. Contemporaneamente la Turchia ha avviato la realizzazione di un canale parallelo al Bosforo lungo 45 chilometri che collega il Mar Nero e il Mediterraneo.
Quindi stiamo assistendo a una vera rivoluzione logistica dei due Mari; il Mar Nero e Mar Mediterraneo diventano, a questo punto, un teatro economico per la nostra portualità, per quella degli altri Paesi della Unione europea che si affacciano nel Mediterraneo e per quelli, come i porti africani, che trovano, proprio in questo nuovo sistema, interessanti condizioni per lo sviluppo e la crescita. Sono quindi convinto che proprio nel G7 si affronterà da un lato il grave rischio di una crisi nei transiti lungo Suez e dall’altro la rilevanza strategica delle vie alternative tra cui quella attraverso il Mar Nero. Quindi una grande attenzione al continente africano ma al tempo stesso una convinta lettura delle evoluzioni del Mar Nero; una evoluzione che ripeto non può assolutamente sottovalutare altre realtà come la Georgia, come l’Azerbaigian, come l’Iraq, come la Turchia, non possiamo infatti mettere in dubbio che trattasi di evoluzioni che, proprio in un confronto come quello del G7, testimoniano ancora una volta il ruolo centrale e strategico del nostro Paese.
(*) Tratto da Le Stanze di Ercole
Aggiornato il 03 settembre 2024 alle ore 13:58