n.28 del 13 luglio 2024
Di seguito la trascrizione dell’intera puntata a cura di Confedilizia.
I saluti più cordiali e un ben ritrovati ai nostri ascoltatori. In primo piano sulla stampa la decisione del Tar Toscana che ha bloccato la delibera, fortemente voluta fortemente dall’ex sindaco Dario Nardella, che vietava gli affitti brevi nel centro storico del capoluogo fiorentino. Nella sentenza, i giudici amministrativi hanno smontato le argomentazioni con cui Palazzo Vecchio aveva sostenuto la convivenza dello stop di detti affitti con il nuovo piano operativo e sottolineato che una corretta gestione “della pianificazione urbanistica (…) richiede scelte univoche e non tollera la coesistenza di regole contraddittorie la cui composizione finirebbe per restare affidata a criteri arbitrari”.
Altra importante decisione ripresa dagli organi di informazione è quella della Cassazione, che ha stabilito che anche i Comuni sono soggetti all’obbligo di non provocare immissioni rumorose e sono pertanto tenuti a risarcire danni cagionati ai privati dai rumori provenienti da aree pubbliche. Nel caso posto all’attenzione dei giudici, i rumori provenivano da una serie di manifestazioni culturali organizzate da un Comune ligure nella piazza principale. In evidenza, pure sui media, i dati del Rapporto 2024 sul mercato immobiliare alberghiero, presentato all’Hospitality Forum 2024 a Milano, che mostrano come l’asset class degli hotel sia tornato a fare gola agli investitori istituzionali italiani. Nel 2023, infatti, oltre la metà degli 1,4 miliardi di investimenti piovuti sul settore alberghiero sono arrivati direttamente da attori tricolore, che hanno coperto il 54 per cento degli investimenti e ripreso a puntare più forte degli stranieri sulle strutture ricettive in Italia. Sono capitali che potrebbero aiutare a colmare un gap profondo che ancora esiste con l’Europa, ossia quello di penetrazione delle catene alberghiere, che rappresentano solo il 5 per cento delle strutture in Italia, nonostante il forte interesse degli ultimi mesi e le prossime aperture previste di brand di primo piano sia nelle città sia nelle località di mare. Altro elemento di novità è l’interesse crescente per i resort, che nel 2023 hanno attirato quasi la metà degli investimenti complessivi, con i capitali andati in Toscana, Lombardia e Sicilia.
In altri contributi, la stampa ha anche ripreso alcune stime di Sociometrica, secondo cui gli affitti brevi genererebbero un fatturato di 11 miliardi di euro, una cifra superiore e quasi doppia rispetto ai 5,8 miliardi spesi per pagare i canoni di affitto tradizionali. Mediamente, poi, la presenza degli utilizzatori degli affitti brevi, in gran parte turisti, genera altri 44 miliardi di indotto. All’interno di questa somma, ci sono i consumi presso i ristoranti, le visite ai musei, i trasporti e lo shopping nelle principali città turistiche, ma anche le spese sostenute dai proprietari per le ristrutturazioni e gli arredi. Sono flussi di denaro che vanno direttamente quasi solo a imprese ed esercizi commerciali italiani, generando posti di lavoro. Come prospetta Confedilizia: “Il paradosso è che questi stessi numeri sono spesso citati e diffusi proprio dagli stessi che in altre occasioni lamentano, invece, che gli affitti brevi in città non genererebbero ricchezza e lavoro. Ne parlano quando si tratta di invocare regolamenti e tassazioni punitive, ma non si rendono conto della contraddizione insita nel citare le crescenti dimensioni di un fenomeno e ignorare l’impatto positivo che invece ha sull’economia”.
Sempre in merito a tale tipologia locativa, si segnala infine la dichiarazione del presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa, per il quale sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha un’idea “illiberale e dirigista” rispetto al tema degli affitti brevi, se ritiene che vadano impediti per chi ha più di una proprietà destinata a questo utilizzo. “Se davvero interessato a favorire la residenzialità, Sala – ha proseguito Spaziani Testa – potrebbe fare almeno due cose che sono invece di sua competenza: da un lato, rendere disponibili le migliaia di abitazioni di proprietà del Comune non utilizzate o abusivamente occupate; dall’altro, azzerare l’Imu per le locazioni di lunga durata”.
Il presente podcast si chiude con il commento di Dario Caroniti, ordinario dell’Università degli Studi di Messina: “Siamo davanti all’ennesimo paradosso. La situazione economica italiana si fonda sempre più sul turismo e abbiamo un chiaro difetto di posti letto, particolarmente in alcune aree del Paese, ma generalmente questo si può dire, un po’ per tutte le città italiane e le aree ricettive del Paese. Eppure, lo Stato, e una parte considerevole dell’opinione politica, pretende di ridurre la possibilità degli affitti brevi come se fossero questi a ostacolare la concorrenza riguardo gli alberghi e le strutture ricettive. Diversamente, la difficoltà che si riscontra è quella inversa, nel non avere un numero sufficiente di posti letto. Quindi, non riuscire a calibrare adeguatamente l’offerta turistica. Pensare che si possano ottenere i migliori guadagni diminuendo l’offerta è assolutamente una follia, anzi direi l’ennesima follia di una impostazione statalista, che ha sempre purtroppo caratterizzato il nostro Paese, e che continua a fare proseliti e a condizionare fortemente la nostra economia”.
(*) A cura di Sandro Scoppa, conduce Annarita Palaia
Aggiornato il 15 luglio 2024 alle ore 11:39