L’andamento delle retribuzioni italiane

L’Osservatorio JobPricing ha recentemente pubblicato il rapporto Jp Salary outlook 2024. Si tratta di un documento che, su base semestrale, fotografa l’andamento del mercato delle retribuzioni. In altre parole, uno strumento attraverso il quale si vuole fornire una prospettiva generale sulle dinamiche degli stipendi in Italia, ma anche elementi utili per i privati e per le imprese così da stimolare una riflessione sulle singole politiche retributive aziendali praticate. Quello che tuttavia i numeri del rapporto svelano non è uno scenario positivo. In particolare, dal 2015 si assiste ad una progressiva fuga dei talenti per colpa di un riconoscimento non commisurato alle competenze richieste da parte delle aziende italiane. Il giovane laureato preferisce lasciare il proprio Paese per dirigersi verso mete più redditizie, lasciando un importante vuoto lavorativo. Difatti, a risentirne sono proprio le imprese che non riescono a trovare i profili di cui necessitano e che vantano posizioni aperte da più di due anni. Uno scenario che non sembra essere una novità, tanto da esser stato oggetto di denuncia nell’ultima assemblea annuale di Confindustria.

Ad aver influito su questo scenario, c’è sempre lei: l’inflazione. Dal 2015 fino allo scorso anno il costo della vita in Italia è cresciuto del 19,6 per cento, mentre il livello delle retribuzioni lorde appena dello 0,5 per cento per i dirigenti d’impresa, del 5,6 per cento per i quadri, del 5,9 per cento per gli impiegati e del 7,1 per cento per gli operai. Un dirigente guadagna in media 4.500 euro netti, contro i 1.549 euro degli operai. In una posizione intermedia, i salari netti degli impiegati (circa 1.800 euro al mese) e dei quadri (2.500 euro circa).

Il rapporto, tuttavia, mostra come esistono delle fette di mercato dove gli stipendi superano la media registrata. Il settore più redditizio è quello dei servizi finanziari. In questo ambito la Ral media è di quasi 46mila euro l’anno, a fronte della media nazionale di 30mila euro. Di poco superiori rispetto alla media ci sono anche i settori delle utility (33mila euro circa di retribuzione media lorda), l’industria di processo (32mila euro) e quella manifatturiera (31mila euro).

Nettamente più bassi sono i settori dei servizi in generale (29.500 euro), il commercio (29.900 euro), l’edilizia (27.800 euro) e l’agricoltura (25mila euro).

La categoria salariale di operai e impiegati aumenta nei settori oil&gas e in quelli legati all’innovazione tecnologica: telecomunicazioni, apparecchiature elettroniche, industria aeronautica. Mentre per i dirigenti le retribuzioni più alte si hanno nel mondo della moda.

Tuttavia, il settore in cui negli ultimi anni si sono registrati gli aumenti più significativi è quello di hotel e ristorazione: +17,8 per cento tra il 2015 e il 2023, appena meglio del settore bancario (+16,6 per cento) seguito dal mondo delle assicurazioni e dei servizi di architettura e design (+12,1 per cento), del legno (+11,9 cento), del tessile-abbigliamento (+11,2 per cento) e della moda (+11 per cento). 

Tra Nord e Sud del Paese vi è poi una differenza nella retribuzione del 14 per cento. La regione con stipendi medi più alti è la Lombardia (in media 33.452 euro), seguita dal Lazio (32.360 euro) e dalla Liguria (32.156 euro). Mentre tra quelle che pagano peggio ci sono Basilicata, Calabria e Puglia.

Sta di fatto che il reddito da lavoro medio annuo in Italia, pari a 34.736 euro, è di gran lunga inferiore rispetto alla media Ocse di 45.217 euro. Tra gli Stati membri dell’Ue in cui si guadagna di più, il rapporto evidenzia il Lussemburgo (72.200 euro), seguito dalla Danimarca (63.300 euro) e dall’Irlanda (50.300 euro). 

Dati alla mano, è difficile avanzare critiche ai giovani laureati che decidono di espatriare per avere uno stipendio che sia rispettoso della loro preparazione.

Aggiornato il 15 luglio 2024 alle ore 13:13