La norma approvata dal Consiglio dei ministri, che rende meno invasivi i controlli sulle attività di impresa e crea un bollino di qualità che consente di ridurre il numero e l’intensità delle verifiche, merita certamente un plauso. Troppo spesso le imprese si ritrovano a gestire controlli e verifiche da diverse autorità con incroci e sovrapposizioni che appesantiscono le attività amministrative, con conseguenti rincari dei costi di gestione. Il ginepraio di norme e regolamenti a cui le aziende devono uniformarsi rende troppo facile per gli enti accertatori scovare eventuali inadempienze, irrogare sanzioni e, di fatto, rendere più complicata la vita degli imprenditori, aggiungendo un “rischio burocratico” all’attività già complessa di chi tenta di fare profitto. La norma si inserisce nel solco di un atteggiamento più cooperativo già visto anche in campo fiscale con il prossimo debutto del concordato biennale che consente alle imprese e ai professionisti di concordare il proprio reddito, fissandolo per il futuro. Se da un lato uno Stato meno arcigno e invasivo nei controlli può certamente essere salutato con soddisfazione, dall’altro lato non bisogna dimenticare che questa attività ispettiva dello Stato può diventare meno perniciosa solo con la semplificazione delle norme che regolano l’attività d’impresa.
Restano sicuramente troppe le norme, le regole e le imposizioni che lo Stato prescrive per le aziende. Dai vincoli legati all’avvio dell’attività, con permessi che vengono rilasciati da diversi enti in un labirinto tale di competenze locali e regionali da far impallidire qualsiasi seria ipotesi di autonomia differenziata, ai mille adempimenti di gestione legati al fisco, alla gestione dei lavoratori e allo smaltimento dei rifiuti. Semplificare e rendere più snelli i controlli è un bene ma non vorremmo che fosse anche un modo per fare fronte alla cronica mancanza di organico e di competenze del soggetto pubblico che non consente più questa importante attività regolatoria. Una prerogativa del soggetto pubblico che costituisce una di quelle infrastrutture di mercato che consente alle imprese migliori che rispettano le regole di non essere superate da concorrenti sleali che contano sulla probabilità di non essere beccati. Ridurre le norme e semplificare i permessi, rendere efficaci i controlli e orientare le risorse dello Stato verso un’attività regolatoria efficace ed efficiente resta la ricetta migliore perché le imprese possano creare ricchezza.
(*) Direttore Osservatorio economia digitale Ibl
Aggiornato il 08 luglio 2024 alle ore 13:36