Nel rovente e insieme indifferente clima elettorale, converrà aprire una finestra sulla realtà concreta, a partire dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Il progetto di rilancio dell’economia paneuropea (Next Generation Eu del 2021, poi rivisto nel 2023 con REPowerEU) ha – avrebbe – lo scopo di risanare economie disastrate dal Covid e da “pandemie” non meno gravi come le guerre. E scusate se è poco. L’investimento totale per l’intera Unione è di 800 miliardi. Per gestire questi fondi, l’Italia ha creato il Pnrr nel quale sono confluiti 194,4 miliardi della Ue. A questi si sono aggiunti 13 miliardi del programma REACT-EU, dedicato alla “Ripresa e coesione dei territori della Ue”. Infine si sono aggiunti 32,6 miliardi stanziati dal governo Meloni tramite un’apposita legge.
Il totale degli investimenti da UE e Italia ammonta a 235 miliardi di euro. I miliardi europei sono ripartiti in prestiti (122,6 miliardi) e sovvenzioni (71,8 miliardi) “gratuite” ma comunque finanziate dai cittadini dell’Unione europea. Si impone una domanda: la Ue ha sbagliato, non imponendo l’obbligo che i fondi dovessero essere destinati esclusivamente per le attività produttive? Il timore è che si sia creata una specie di nuova Cassa per il Mezzogiorno (che fu un disastro per il Sud Italia e una Mecca per i partiti). Con ciò non sostengo la teoria che l’Europa sia la nuova “Roma ladrona”. Anzi, che l’Europa dovrebbe dare più attenzione agli sprechi endemici in diverse nazioni, e agire di conseguenza. Perciò, in questa analisi si sosterrà che l’Europa non è né il male assoluto né il bene assoluto. Lo stesso vale per l’Italia e il suo governo.
PERCHÉ QUESTA PREMESSA
Di seguito potrete leggere alcuni dati su due Comuni grandi e un Comune medio-piccolo, per avere un quadro sulle opere pubbliche individuate dalle amministrazioni e finanziate dal Pnrr. Si evidenzia che buona parte delle opere realizzate sono edifici scolastici o infrastrutture (soprattutto ciclovie urbane e progetti di “mobilità dolce”, su cui sono salite polemiche e perplessità a Parigi come in Italia). Ovviamente, le scuole e le abitazioni per disagiati sono fondamentali, ma forse andrebbero finanziate in un cespite diverso da un progetto di crescita economica. Anche perché la scolarizzazione è in calo demografico costante e notevole. Invece, nelle sezioni dedicate al Pnrr di diversi Comuni, latitano progetti per nuove attività produttive che generino una ricchezza vera e duratura (compatibilmente con l’ambiente): solo così si possono finanziare seri e duraturi progetti per la Scuola, la Sanità e il welfare in generale. Le municipalità hanno destinato alle attività produttive solo una parte della spesa da Pnrr: le infrastrutture. Forse perché la spesa social dà più consenso, oppure perché manca una visione moderna che consideri la spesa per attività produttive il migliore investimento utile a garantire un surplus in grado di migliorare la spesa sociale?
La revisione del Pnrr (2024), è stata meno orientata alle attività produttive. Circa 22 miliardi di spesa sono stati annullati o definanziati, come il progetto di quasi un miliardo di collegamenti ferroviari TAV col Nord Europa. Inoltre, 11,2 miliardi serviranno per realizzare i progetti della nuova missione 7, dedicata all’energia (il piano Repower del 2023 che ha rivisto quello del 2021 e si è attivato molto per l’autonomia dal gas russo). Un’altra decisione importante del governo è stata la misura “Accordi di innovazione” che includerà il sostegno ad aziende per la produzione, i processi e i servizi collegati alle “key enabling technologies”, considerate giustamente il futuro industriale dell’Europa in un settore (Pilastro II) che riguarda le sfide a livello mondiale e la competitività industriale (Programma Orizzonte Europa).
Poi, 11,1 miliardi saranno destinati a incentivi e detassazioni: crediti di imposta per il piano transizione (6,3 miliardi), transizione ecologica e net zero technologies (2,5 miliardi), autoproduzione da rinnovabili per le Pmi (320 milioni). Quattro miliardi per il settore agricolo. Tagliato invece un miliardo dalla misura riguardante l’uso dell’idrogeno in settori hard-to-abate. Secondo la Corte dei conti – dalla Relazione sullo stato di attuazione del Pnrr (maggio 2024) – “all’aumento degli incentivi alle imprese si è contrapposta una contrazione dei lavori pubblici (-11,5 miliardi), passati ad occupare il 41,4 per cento rispetto al 48,1 per cento precedente”. Comunque sia, la “realizzazione di lavori pubblici resta la voce di spesa più importante del Pnrr”. E ancora: “La riduzione della spesa interessa in misura importante anche i piani urbani integrati (-1,6 miliardi) e gli investimenti per la rigenerazione urbana (-1,3 miliardi)”.
Da segnalare infine anche l’incremento (+1,4 miliardi) della spesa per l’acquisto o la realizzazione di servizi, come quelli legati alla sanità (“Casa come primo luogo di cura” e “Telemedicina”). Il quadro della spesa prevede 56 miliardi nel 2025 (al 31 dicembre 2023 restavano in cassa ancora 150 miliardi). In sintesi, il piano si è evoluto (tardivamente) verso un progetto di rilancio delle attività produttive, strada obbligata per un welfare migliore e non gravoso per i cittadini.
Invece l’impostazione data al Pnrr ha optato su opere improduttive che non creano ricchezza. Opere certo utilissime (scuole, ciclovie etc.) ma che dovrebbero essere finanziate dalla tassazione delle aziende produttive, come tutto il welfare, invece di gravare sui cittadini.
SPESA PUBBLICA DA PNRR NEI COMUNI DI MILANO, BARI, CHIAVARI
Il Comune della capitale lombarda ha ottenuto 812,69 milioni di euro dal Pnrr e 111,07 milioni dal Fondo nazionale complementare.
1) Per la digitalizzazione dell’amministrazione, 4,7 milioni per abilitare il “cloud” e 920.000 euro per migliorare l’accesso ai servizi digitali della Pubblica amministrazione.
2) per i trasporti digitali 10,3 milioni: il progetto Maas4Italy - Mobility as a Service – progetto nazionale molto ui spic inglisc – che integra le varie forme di trasporto – pubblico, car-sharing, bikesharing, scooter-sharing, taxi, noleggio auto, e così via – in un unico servizio di mobilità con un solo biglietto. “Il MaaS può essere quindi un prezioso alleato per decisori e pianificatori nelle città per raggiungere i loro obiettivi di mobilità sostenibile”. Fuffa o soluzione ai problemi del traffico milanese?
3) Cybersecurity per Pa: 2 milioni, tra analisi e potenziamento dei presidi antiintrusione digitale
4) Rimozione delle barriere fisiche e cognitive (?) in Museo del Novecento: 160mila euro, poco.
5) Rafforzamento mobilità ciclistica – Ciclovie urbane – in zona Ghisolfa, corso Buenos Aires, area in cui si dice che la circolazione sia peggiorata assai: 6,2 milioni. Poi, per l’itinerario Ciclabile Eurovelo 5 – Naviglio Pavese, Duomo, Sempione, Molino Dorino Percorso Sud (nell’ottica della ciclovia VenTo), altri 2,5 milioni
Quindi, Per le ciclovie urbane di Milano la spesa sarà di circa 40 milioni. 3 milioni per manutenzione delle strade; quasi 270 milioni di spesa per nuovi filobus, tram, bus e metro; 53 milioni per infrastrutture elettriche del trasporto.
Riguardo le infrastrutture, 20,5 milioni sono destinati alla nuova scuola primaria di via Sarca e per la scuola dell’infanzia di via Reni; 16 mln alla scuola di via Pizzigoni; 34 milioni per edilizia scolastica di via Scialoia; 13,5 milioni per scuola nel quartiere Rubattino e 38 milioni per l’ampliamento del parco di quartiere; 3,9 milioni per il Centro per l’impiego di via Carchidio; 2,4 milioni per “sostegno degli anziani” con la domotica; 330mila euro per la “Prevenzione del fenomeno dell’accumulo domestico di persone con disagio mentale”. Circa 10 milioni poi, andranno al social housing (Poco, per sostegno a categorie fragili, ma non sarebbe da legare al Pnrr, visto che una misura di questo tipo può funzionare bene solo incrementando la produzione di ricchezza).
E ancora 8,8 milioni per contrastare le inondazioni (fiume Lambro); 6 milioni per la stazione della Bovisa; 11 milioni per la stazione Greco-Pirelli; 3 milioni per stazione Porta Garibaldi; 25 milioni per la ristrutturazione delle abitazioni “sociali” del Comune;25 mln. per nuovo centro natatorio Via del Cardellino n. 3; 48 milioni per demolire e ricostruire edifici di via Giaggioli e, infine, 115 milioni per realizzare la Biblioteca Europea di Informazione e Cultura (Beic). Un po’ troppo?
Nel Comune di Bari invece, l’amministrazione del sindaco Antonio Decaro è impegnata in un “Piano strategico della città metropolitana di Bari”. Per quanto riguarda il Pnrr, i fondi ricevuti ammontano a 506,3 milioni di euro (Risorse Pnrr: 488.3 milioni, altre risorse 18 milioni). Buona parte della spesa viene destinata al rinnovo del parco autobus: 254 milioni circa, di cui 95 milioni per nuovi veicoli e 159,2 milioni per infrastrutture del “trasporto rapido di massa”. Pur calcolando che le infrastrutture sono investimenti produttivi, il resto dei finanziamenti ricalca le modalità del Comune di Milano: ciclovie in modalità “dolce”, social housing, scuole nuove (con demografia in calo, quasi in tutta Italia), eccetera.
Il Comune di Chiavari, infine, si è visto destinare i fondi del Pnrr per:
1) Scuola di Sampierdicanne: 1.087.754 milioni di euro per manutenzione,
2) antisismica, isolamento ambienti, eccetera;
3) Recupero della storica Piscina del Lido: 1,5 milioni;
4) Valorizzazione e sistemazione del parco di Villa Rocca: circa 2 milioni;
5) Nuova scuola dell’infanzia Mazzini; 2,1 milioni;
6) Manutenzione del patrimonio: efficientamento energetico circa 600mila euro;
7) Sistemi informatici: migrazione al cloud dei servizi digitali: circa 500mila euro;
8) Settore sociale: circa 1,1 milioni di euro.
Aggiornato il 07 giugno 2024 alle ore 13:41