La residenza all’estero di cittadini italiani

Periodicamente torna alla ribalta qualche cittadino italiano, scoperto dai giornali, che ha la residenza all’estero. Le ragioni possono anche essere non necessariamente legate al risparmio fiscale, come si immaginerebbe a prima vista, ma esistono anche altre motivazioni legate alla gestione finanziaria o alla stabilità legislativa che spesso l’Italia non riesce a garantire. Nonostante tutto ciò, il risparmio fiscale è sempre una delle ragioni trainanti.

Negli ultimi anni, abbiamo visto il caso del maestro Luciano Pavarotti, di Valentino Rossi e recentemente del tennista Jannik Sinner residente a Montecarlo. La normativa italiana non impedisce il trasferimento della residenza all’estero e senza dubbio lo Stivale ha una pressione fiscale tra le più alte d’Europa, con una fortissima instabilità normativa. Ciò significa che spesso la normativa tributaria si basa su interpretazioni che vengono modificate dall’Agenzia delle entrate anche retroattivamente. Le norme stesse che concedono agevolazioni sono temporanee, spesso corrette e riviste, creando un clima di fortissima incertezza che finisce poi in accertamenti e sanzioni. Quindi, il risparmio è certo un valore trainante ma, a questo, si aggiunge una instabilità e precarietà normativa che non solo allontana i cittadini con forti redditi ma nemmeno è attrattiva per i gruppi esteri.

La legge italiana, benché permetta la residenza estera, pone diversi paletti e condizioni. Sul piano civile la residenza estera è sempre valida ed è sufficiente che il cittadino italiano si iscriva all’Aire, il registro dei cittadini italiani residenti all’estero, conservando così anche il diritto di voto che potrà esercitare presso consolati e ambasciate italiane nel Paese di residenza. Tengo a precisare che la cittadinanza rimane sempre italiana, in quanto parliamo solo di residenza. Una volta fatto questo passaggio, il cittadino italiano non è più un contribuente italiano, se non per alcuni redditi non trasferibili, come quelli sul possesso di immobili, terreni e poco altro. Il cittadino non residente non dovrà più pagare le tasse in Italia ma nel Paese di residenza. Lo stesso vale per i cittadini esteri residenti in Italia.

Dal punto di vista fiscale, l’Agenzia delle entrate, al fine di evitare “residenze estere” elusive, ha negli anni costruito un insieme di norme atte a evitare fittiziamente la tassazione in Italia. In particolare, l’Agenzia delle entrate presume che il cittadino italiano residente all’estero sia invece residente in Italia, se il centro degli affetti e degli affari è nel nostro Paese. Quindi, pur valendo la residenza estera, il cittadino potrebbe essere tassato comunque in Italia.

Il centro degli affetti è la famiglia. Se un contribuente si trasferisce come residenza all’estero, deve portare con sé coniuge e figli. Su questo punto fu accertato che Luciano Pavarotti risiedeva a Montecarlo ma la famiglia era invece residente in Emilia-Romagna. La seconda condizione è il centro degli affari. Non è possibile avere aziende in Italia ed essere residenti all’estero. Si può anche avere dei business in Italia ma il centro, l’attività principale da dove pervengono i maggiori introiti per il cittadino, deve essere posto all’estero. All’estero non significa necessariamente nel Paese di residenza, basta non siano in Italia.

Ovviamente se consideriamo il caso di Sinner, i suoi ricavi derivano per il 90 per cento da compensi percepiti all’estero e, non essendo sposato, il centro degli affetti è solo lui. Salvo altri elementi, oggi non conosciuti, la sua residenza estera è valida anche dal punto di vista fiscale. Negli ultimi anni ci sono state norme che hanno invece attratto sportivi esteri a porre la propria residenza in Italia. Il decreto crescita del 2019 ha creato diverse agevolazioni fiscali per i cittadini esteri che decidevano di risiedere in Italia. Fra questi si trasferì anche Lionel Messi a Milano benché non abbia mai militato in nessuna squadra italiana e tuttora gioca negli Stati Uniti d’America.

Il tema dell’attrattività di residenza pone in concorrenza fra loro i Paesi nel mondo e diviene solitamente una questione di scontro politico. Ma ci sono Paesi che su questo aspetto hanno fatto la loro fortuna economica, attraendo non solo cittadini esteri ma aziende intere. Per esempio, Malta, Cipro, i Paesi Bassi, l’Irlanda, il Lussemburgo, il Lichtenstein, San Marino, la Gran Bretagna, solo per fare alcuni nomi di Paesi europei. Soprattutto gli Stati con territori limitati, o con poche risorse, hanno puntato tutto su operazioni che attraessero flussi finanziari e redditi prodotti in altri Paesi. Rimane una partita ancora aperta.

Aggiornato il 22 marzo 2024 alle ore 12:32