Dati economici confortanti

Buone notizie per il Governo presieduto da Giorgia Meloni e per il ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti. L’Istat ha comunicato i dati relativi alla riduzione dei costi alla produzione per le imprese italiane che hanno registrato una importante diminuzione ad aprile 2023 del 4,8 per cento su base mensile e del 1,5 su base annua.

È di tutta evidenza che il contenimento dei costi alla produzione delle aziende italiane è da imputare alla forte contrazione dei prezzi dell’energia da fonti fossili con particolare riferimento al prezzo del gas naturale che è sceso sotto i 24 dollari al MWh (Megawattora). Gli effetti positivi hanno avuto ripercussioni anche sull’inflazione di maggio che è scesa allo 0,3 per cento su base mensile riducendosi al 7,6 per cento su base annua contro l’8,2 del mese precedente. L’inflazione acquisita per il 2023 è del 5,6 per cento. Il trend è in lenta ma continua diminuzione.

Sempre l’Istat ha rettificato i dati di crescita del primo trimestre 2023 dallo 0,5 allo 0,6 per cento, portando il potenziale di crescita dall’1,8 all’1,9 per cento per il 2023. Dati positivi confermati dal governatore uscente della Banca d’Italia nella consueta relazione annuale denominata “considerazioni finali del governatore” e pubblicata sul sito della ex banca centrale.

Perfino l’agenzia di rating internazionale Moody’s, sempre molto pessimista sull’Italia, ha alzato le stime di crescita del Prodotto interno lordo per il 2023 dal previsto 0,3 allo 0,8 per cento (nonostante statisticamente la crescita acquisita per il 2023 è già dello 0,9 per cento).

I dati acquisiti indicano chiaramente che l’Italia sta crescendo più della Francia e della Germania. Come non possono essere addebitati all’attuale governo problemi storici che si porta dietro l’Italia da decenni, la crescita non può interamente essere accreditata all’esecutivo in carica. La crescita dell’economia è dovuta a fattori esogeni e da situazioni esterne.

Le imprese italiane, in larghissima parte piccole e medie imprese, negli anni hanno saputo innovare in termini di qualità dei prodotti di elevata gamma e sono riuscite a incrementare le esportazioni raggiugendo livelli record di vendita nei mercati internazionali. Il tutto nonostante un costo dell’energia e del costo del denaro decisamente superiori ai nostri diretti competitor, sui prodotti ad elevato valore aggiunto, le nostre aziende di eccellenza del made in Italy sono riuscite a conquistare quote sempre maggiori di mercato. Il limite dimensionale permette alle nostre aziende un elevato grado di elasticità e quindi di resilienza.

I fattori esogeni sono: il sempre troppo alto costo dell’energia, un eccessivo carico fiscale ed una burocrazia asfissiante. Fattori negativi esterni sono riconducibili a crisi economiche nei Paesi che sono per i nostri prodotti i principali mercati di sbocco delle nostre merci quali: la Germania, gli Stati Uniti e la stessa Cina, con quest’ultima che non sta vivendo un momento particolarmente florido della sua economia.

Come può concorrere il governo di centrodestra per migliorare le performance delle nostre aziende nel mercato domestico e in quello internazionale? Continuare a ridurre il carico fiscale delle imprese. Incentivare la loro capitalizzazione e se effettuano investimenti in azienda degli utili non distribuiti. Ridurre gli adempimenti burocratici. Tutto deve essere consentito ad eccezione di quanto è espressamente vietato. Continuare la politica di razionalizzazione della spesa pubblica improduttiva finalizzata al contenimento del deficit di bilancio. Tagliare la pletora di agevolazioni, crediti d’imposta, di provvidenze pubbliche e dei cosiddetti bonus che sono spese clientelari. Le maggiori entrate generate dalla riduzione dei bonus devono essere almeno parzialmente utilizzate per l’ammortamento del debito pubblico perseguendo l’obiettivo di un pedissequo rientro del debito, che è la palla al piede dell’economia del nostro Paese.

Gli effetti positivi risulteranno evidenti per il mercato dei capitali. Meno debito pubblico significa che parte del risparmio investito nel nostro debito sovrano dovrà essere necessariamente indirizzato verso gli investimenti in economia reale, ovvero il vero volano di sviluppo dell’economia!

Aggiornato il 01 giugno 2023 alle ore 11:52