Anomalia Bce: il rischio dei dissesti bancari

Il sistema bancario e quello finanziario si reggono su due pilastri fondamentali: la fiducia e il rischio. La fiducia è l’elemento essenziale che si instaura tra il creditore e il debitore. Il risparmiatore investe liquidità in banca perché ha fiducia nell’azienda di credito dove deposita i propri denari. La stessa fiducia è riposta nella borsa valori e nelle società di gestione del risparmio.

La perdita di fiducia del risparmiatore può essere devastante per il sistema bancario e per il sistema finanziario in generale. Per tale ragione, le istituzioni abilitate alla raccolta del risparmio e all’esercizio del credito sono sottoposte a controlli e vincoli da parte delle autorità. Le banche italiane sistemiche (grandi dimensioni) sono soggette al controllo della Banca centrale europea, mentre le piccole banche sono sottoposte alla vigilanza della Banca d’Italia. Le norme che disciplinano i controlli nel settore creditizio e nelle borse valori (Consob) sono così cogenti che parrebbe essere difficile, se non impossibile, avere situazioni improvvise di dissesto economico e finanziario.

Le banche sono sottoposte a controlli, oltre che alla vigilanza delle banche centrali, da verifiche interne (auditing interno) e controlli esterni, come il collegio dei revisori. Per le società quotate abbiamo la revisione e la certificazione di una società iscritta all’albo Consob da parte degli organi incaricati. Ciò nonostante, negli ultimi anni in Europa e negli Stati Uniti si sono verificati continui dissesti di banche. Le ultime in ordine di tempo sono state la Svb Bank e la First Republic Bank. La Federal Reserve americana è prontamente intervenuta, mettendo a riparo il risparmio dei cittadini, che avevano riposto fiducia nelle banche andate in dissesto. Le motivazioni degli squilibri bancari sono sempre riconducibili alla perdita di fiducia dei risparmiatori, attraverso il ritiro dei propri fondi e dagli impieghi operati dal management delle banche, che hanno reimpiegato i capitali, raccolti in operazioni ad altro rischio o esposti all’andamento dei tassi di interesse.

Per paradosso, le autorità creditizie americane, aumentando in maniera brutale i tassi d’interesse di riferimento per contrastare l’inflazione, hanno messo in crisi le banche che si erano esposte in impieghi (a tasso fisso) il cui valore è fortemente influenzato dai tassi d’interesse. Le banche europee hanno maggiori vincoli negli impieghi dei fondi raccolti rispetto alle medie banche Usa. Purtuttavia, sono anch’esse esposte a rischi, a causa dell’effetto domino che può causare la crisi di fiducia dei risparmiatori.

Le banche e il sistema finanziario temono il panico dei risparmiatori. Nessuna istituzione finanziaria né tantomeno gli Stati, per quanto solidi, sarebbero in grado di reggere “il panico dei risparmiatori”. Per far fronte alla perdita di fiducia dei risparmiatori, l’unica soluzione è fare ricorso al creditore di ultima istanza, che è la Banca centrale. Banca che può concedere credito illimitato agli istituti di credito (stampa moneta), fino a quando non sia ripristinata la fiducia del risparmiatore. Fintantoché la Bce non assumerà la veste, che le compete, di creditore di ultima istanza, le banche del sistema e gli stessi Stati saranno esposti alle turbolenze finanziarie, che possono diventare dei cicloni.

Nel settore finanziario, quindi, non esiste un investimento che non comporta rischi. Il rendimento è connesso alla propensione al rischio. Più è rischioso l’investimento, maggiore – in linea teorica – è il rendimento. A minori presunti rischi dovrebbe corrispondere una più elevata sicurezza dell’investimento effettuato. Ma tutto dipende dalla fiducia dei risparmiatori, dagli impieghi operati dalle banche e dal creditore di ultima istanza. Speriamo che la Bce faccia tesoro degli errori connessi al Bail-in, che ha contribuito a incidere negativamente sulla fiducia dei risparmiatori!

Aggiornato il 04 maggio 2023 alle ore 10:36