Per una crescita strutturale

Il Governo di centrodestra ha l’occasione irripetibile di lasciare un segno indelebile del suo operato nella diciannovesima legislatura. Ossia, risanare i conti pubblici. La prima cosa da fare è una due diligence in tutti i ministeri che hanno capacità di spesa. Attuare, cioè, una vera e propria contabilità analitico-gestionale con l’obiettivo di ottimizzare le spese di gestione senza ridurre la qualità del servizio. Per le imprese private ottimizzare le risorse è un’attività svolta regolarmente, per non essere sbattuti fuori dal mercato dalla concorrenza di altre aziende più efficienti.

La spesa della Pubblica amministrazione ha superato nel 2022 la cifra record di 1000 miliardi di euro. Esclusa la spesa incomprimibile, ovvero quello che permette il regolare funzionamento della macchina dello Stato, è irragionevole pensare che non si possa ridurre l’incidenza della spesa corrente finalizzata “a scopi diversi dal necessario funzionamento della Pubblica amministrazione”. La pianificazione quinquennale di riduzione della spesa, non indispensabile al funzionamento delle istituzioni, dovrebbe essere utilizzata per ridurre il peso del debito pubblico e delle imposte “per tutti”.

I governi che si sono succeduti negli ultimi dieci anni hanno incrementato il debito pubblico dai 2.054mila miliardi di euro agli 2.771mila miliardi calcolati al 31 ottobre 2022. Negli ultimi dieci anni, il prelievo fiscale è sempre cresciuto così come le entrate riscosse dall’Erario dello Stato. Ciononostante, la spesa pubblica e il debito hanno continuato a lievitare. Non è vero, quindi, che a più entrate pubbliche corrisponde una riduzione del carico fiscale. Lo Stato più spreme il contribuente e più spesa pubblica sostiene.

È di tutta evidenza che non si può proseguire ad agire sul lato del prelievo fiscale, che ha raggiunto livelli insostenibili sia per qualsiasi impresa che per il cittadino. Si deve operare in maniera incisiva – e con il bisturi – sul taglio degli sprechi della Pubblica amministrazione e sulle provvidenze pubbliche elargite a pochi beneficiari, pagati dalla generalità dei contribuenti. Lo Stato deve essere messo a dieta forzata! Occorre “affamare la bestia”! È mai possibile che sia stato speso, senza soluzione di continuità, più di quanto si poteva dissipare? Continuando a indebitare il Paese, lo si espone al ricatto dei grandi speculatori finanziari internazionali, ai giudizi gratuiti di qualche “autorevole quotidiano londinese” e alle dichiarazioni infelici della governatrice della Banca centrale europea. Tutto questo sulle spalle dei giovani, che saranno chiamati a onorare il pagamento dei debiti contratti dai loro genitori e dai loro nonni. Per inseguire il consenso popolare, per le prossime elezioni di ogni tipo, ci si dimentica delle “future generazioni”.

“Il politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alle future generazioni”. Giorgia Meloni e i ministri con portafoglio del suo Governo possono passare alla storia come statisti e non come politici. Il paradosso è che, nonostante una Pubblica amministrazione costosa, inefficiente e clientelare, il sistema Italia è ancora riuscito a restare in piedi. Con meno spesa, meno burocrazia e meno imposte la nostra nazione potrebbe ritornare a crescere strutturalmente!

Aggiornato il 09 gennaio 2023 alle ore 10:47