“La manovra si basa su un approccio prudente e realista”. Così recita il comunicato stampa diramato al termine del Consiglio dei ministri nel quale è stato approvato il disegno di Legge di bilancio per il 2023. Per prudenza si spinge il deficit pubblico nel 2023 fino a quel 4,5 per cento del Prodotto interno lordo che molti considerano il massimo accettabile, ma non oltre. Fanno la parte del leone le “misure contro il caro energia”, che assorbono 21 dei 35 miliardi complessivi della Manovra. E che tuttavia offrono una copertura solo fino al 31 marzo prossimo. In astratto si sarebbero dovute accantonare in bilancio risorse per un periodo più lungo – come ad esempio ha fatto la Germania – salvo poi risparmiarle in caso di evoluzione dei prezzi dell’energia più favorevoli.
Ma la situazione del nostro bilancio è quella che è. E non era facile ridurre i sussidi dopo che il Governo Draghi aveva speso oltre 60 miliardi in un anno. Già aver deciso un phasing out dai sussidi sulla benzina appare un atto di coraggio. Il realismo ha ispirato la rinuncia al superamento del reddito di cittadinanza annunciato in campagna elettorale, e il ripiegamento su interventi più modesti. Cominciare a svuotare l’enorme bacino di quei 3,5 milioni di persone che si giovano del Rdc è comunque un passo in avanti, verso un sistema più chiaramente orientato a contrastare la povertà e affidato – come avviene in tutto il mondo – agli enti locali. Con l’estensione del regime forfettario per i lavori autonomi, e con l’applicazione a loro soli della cosiddetta “flat tax incrementale”, si conferma la tendenza a fare dell’imposta progressiva un regime che si applica ai soli redditi da pensione e da lavoro dipendente. Diviene vieppiù essenziale delineare un progetto complessivo di riforma fiscale, nel quale inserire gli interventi parziali che si renderanno via via possibili.
Purtroppo in materia pensionistica si continua a procedere con misure transitorie. Se davvero si ridurrà ulteriormente l’indicizzazione delle pensioni più elevate, si introdurrà nel sistema contributivo un’alea, legata all’andamento dei prezzi, che mina alla radice la logica della riforma Dini-Fornero. Così pure il protrarsi degli interventi sul cosiddetto “cuneo contributivo” infrange il necessario legame tra contributi e prestazioni pensionistiche. Molto meglio sarebbe agire sul prelievo fiscale. Sulle tante altre misure di dettaglio ci sarà modo di tornare. Quel che è certo è che prudenza e realismo nella conduzione della finanza pubblica continueranno ad essere necessari.
(*) Componente del Comitato d’indirizzo dell’Istituto Bruno Leoni
Aggiornato il 28 novembre 2022 alle ore 16:02