Ex Ilva: 145 ditte dell’appalto liberano i cantieri

I fatti sono chiari. Entro la giornata odierna 145 ditte dell’appalto ex Ilva dovranno liberare i cantieri nello stabilimento siderurgico di Taranto, secondo quanto disposto dall’azienda, che motiva la decisione con “sopraggiunte e superiori circostanze”.

Acciaierie d’Italia, nella lettera alle aziende, evidenzia che decorso “tale termine sarà inibito ogni accesso in stabilimento”. La società sottolinea che sono sospese “le attività oggetto degli ordini, nella rispettiva interezza, prevedibilmente fino al 16 gennaio 2023, oppure fino all’anteriore data prevista dagli ordini quale termine di consegna”.

Intanto, in un confronto in mattinata tra organizzazioni sindacali e confederali di categoria con i parlamentari ionici in un incontro nella sala Resta della Cittadella delle imprese. Vito De Palma, deputato di Forza Italia, nota: “La questione va affrontata in maniera seria, bisogna evitare gli slogan e far parlare i fatti. Usare un linguaggio che si rivolge alla pancia delle persone ma che nella sostanza non risolve i problemi è sbagliato… si deve ripartire dai tavoli ministeriali e tutti gli attori, compresi i sindacati, vi devono partecipare. Non vi può essere un atteggiamento unilaterale da parte di ArcelorMittal. Poi il Governo e i parlamentari non possono acquisire informazioni così importanti tramite comunicati stampa”. Non solo: “L’indotto va difeso e sostenuto, così come vanno difesi i lavoratori. Abbiamo già interessato il ministro Pichetto Fratin e il sottosegretario Valentini. Evidentemente, bisogna tenere conto che c’è un Governo che si è insediato da soli 15 giorni. E lo stesso vale per noi parlamentari. Conoscevo già la problematica ma non immaginavo che si potesse arrivare a simili determinazioni da parte dell'azienda”.

Sull’argomento dice la sua pure Adolfo Urso, ministero delle Imprese e del made in Italy: “L’Ilva è la più grande acciaieria europea, abbiamo la necessità che torni a essere un elemento propulsivo del Paese”. Queste le parole di Urso, a margine del Forum annuale delle Telecomunicazioni organizzato da Assotelecomunicazioni-Asstel. Con la specifica: “Di questo dossier strategico ho già preso visione sin dall’inizio del mio mandato. E anche oggi so che devo confrontarmi non soltanto con le questioni che sono emerse dopo la decisione della proprietà in merito alle aziende dell’indotto, ma anche con la problematica importante della siderurgia italiana”. La strategia, per il ministro, “è quella di delineare un futuro per l’acciaieria italiana, anche attraverso quello che con il tempo realizzeremo, ossia un piano siderurgico nazionale che tenga insieme i vari siti produttivi e rispetti le vocazioni. Parlo ovviamente di Terni, ma anche di Piombino, così come dell’Ilva a Taranto e nel resto del Paese”.

Aggiornato il 14 novembre 2022 alle ore 16:02