Prima di tutto un po’ di numeri: 56esima edizione, 140 nazioni presenti, oltre 4mila cantine. E l’inizio, come sempre, è inebriante. Parliamo del Vinitaly: approfondimento, cultura, incontri. Con il Made in Italy come segno di riconoscimento. Poi le idee chiare, espresse dal ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida: “Il dealcolato può aprire fette di mercato ma la domanda è: noi che partita giochiamo come vino italiano? Quella della qualità o di quantità? Io vedo che le scelte di contingentamento produttivo portano spesso alla qualità nel calice e in molte aree della Penisola, come la Franciacorta, è stata una scommessa vinta. La standardizzazione – insiste – non conviene in Italia mentre quello che non puoi spostare, quello che è intimamente legato a un territorio, ci fa vincere la battaglia competitiva. Non ho certezze e non posso averle se non confrontami con la scienza. Ma dico: facciamo le bevande dealcolate che derivano dall’uva e non chiamiamole vino”. Per la cronaca, ieri c’è anche lo spazio per un mini-blitz degli attivisti, che si battono per la liberalizzazione della cannabis. Mentre dal palco parla il ministro Lollobrigida, un paio di manifestanti espongono cartelli con lo slogan “Cannabis, legale come il vino”.
Sempre Lollobrigida, intervistato dalla Stampa, aggiunge: “Abbiamo riunito per la prima volta nel nostro Paese le 30 nazioni dell’Organizzazione internazionale della vigna e del vino. L’Oiv è nata nel 1924 dopo una grande pandemia e delle guerre, oggi – prosegue – viviamo giorni simili e assistiamo al tentativo di alcune nazioni di reintrodurre un nuovo proibizionismo attraverso le etichette. Mentre le etichette devono indurre a un consumo moderato e consapevole ma non devono terrorizzare il consumatore”. E poi: “L’Europa ci chiede un ruolo attivo, soprattutto in agricoltura. Quando parliamo di sostenibilità, dobbiamo farlo in senso realistico ed economico a protezione di chi produce con correttezza. Stiamo riconquistando questa posizione – sottolinea – si sta riacquistando sensibilità su questi temi, anche perché nel mondo tutta l’Europa combatte contro tanti altri continenti per i mercati e non possiamo punire i nostri agricoltori perché se siamo costretti a ridurre le produzioni dobbiamo comprare da altri, acquistando magari da chi usa gli stessi agro-farmaci che noi vietiamo”.
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, dal canto suo ricorda che oggi “è la prima giornata nazionale del Made in Italy, che questo Governo ha voluto per sostenere il valore che ha per la nostra economia”. E perché la qualità dei prodotti sono “un pezzo fondamentale di come l’Italia è vista all’estero”. Mentre la capogruppo al Senato di Civici d’Italia, Noi Moderati, Udc-Maie, Michaela Biancofiore, evidenzia: “Il vino è un patrimonio che racconta l’Italia. È storia e cultura, un settore che genera ricchezza e rappresenta un’eccellenza conosciuta in tutto il mondo. La vetrina del Vinitaly, come ogni anno, è una delle migliori occasioni per discutere di un comparto che deve farsi trovare pronto alle nuove sfide del mercato. Allo stesso tempo – rimarca – è uno dei luoghi in cui produttori, agricoltori e istituzioni hanno la possibilità di confrontarsi non solo per promuovere uno dei prodotti che domina le nostre esportazioni, ma per difenderlo da falsi allarmismi che nulla hanno a che vedere con la tutela della salute. Il nostro modello produttivo, con le sue straordinarie realtà vitivinicole, che vivono grazie a chi con il suo lavoro cura anche il territorio, va sostenuto come ha già fatto e continuerà a fare il Governo Meloni”.
Aggiornato il 15 aprile 2024 alle ore 15:50