I medicinali che scarseggiano, una situazione ritenuta “insostenibile” e maturata sotto il peso sia della pandemia che della guerra. A lanciare il grido d’allarme è la distribuzione intermedia farmaceutica, che richiede al nuovo Governo “l’avvio di un confronto urgente ed efficace sul problema carenze, al fine di individuare le soluzioni più adeguate”. Il tutto è riportato in una nota firmata da Walter Farris, presidente dell’Associazione distributori farmaceutici (Adf) e Antonello Mirone, presidente di Federfarma servizi.
Una criticità che si sta aggravando e che registra “rotture di stock su un gran numero di prodotti, con evidenti ricadute sulla disponibilità ai cittadini di medicinali, anche importanti come antiasmatici, antipertensivi, neurolettici e antiepilettici”. Non solo: “Si stanno abbattendo sull’intero settore farmaceutico gli effetti combinati della crisi pandemica (che accresce la richiesta di alcuni prodotti) e di quella economica (inflazione, aumenti dei costi per energia e trasporti, scarsità di materie prime), provocando conseguenze a cascata nella filiera, con ritardi nelle consegne dei medicinali ai magazzini dei distributori intermedi che si ripercuotono con forti rallentamenti nelle consegne. Ordini – è spiegato – che prima arrivavano in cinque giorni ai siti logistici dei distributori, ora restano inevasi fino a 3 o 4 settimane, causando il problema di medicinali introvabili in farmacia, dove si segnalano mancanze in aumento”.
Per Farris e Mirone l’intera filiera sta risentendo della situazione: “Purtroppo stiamo assistendo al verificarsi di quanto già da tempo abbiamo segnalato all’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni. Senza interventi urgenti di natura congiunturale e di sistema, c’è il serio rischio di penalizzare un servizio d’eccellenza, finora sempre assicurato anche durante la prima pandemia”.
Un problema, quello dei medicinali introvabili, che segue di pari passi il nodo sulle catene logistiche sotto stress. Secondo uno studio realizzato da Ispi e reso noto durante la presentazione del settimo Forum internazionale di Conftrasporto-Confcommercio, “si tracciano nuove rotte, si accorciano le filiere, mentre le catene logistiche sono ancora sotto pressione. Alle conseguenze della pandemia si aggiungono quelle della crisi energetica e delle politiche monetarie restrittive”. Non solo: “Oltre all’inflazione e all’aumento dei costi di alcune materie prime, quali i carburanti fossili, c’è la rivalutazione del dollaro statunitense (l’euro ha perso quasi il 15 per cento del proprio valore tra gennaio e settembre 2022)”. Così, sulle catene logistiche “grava anche l’effetto combinato della guerra in Ucraina e dei nuovi lockdown in Cina, con nuovi blocchi nei porti e ritardi nella consegna di merci”.
Per Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, “la valenza strategica di trasporti e logistica, due pilastri dell’integrazione dei mercati, noi l’abbiamo avuta sempre chiara, al contrario dei molti che l’hanno scoperta soltanto durante la pandemia. Il Forum di quest’anno, con la collaborazione di Ispi, intende fare luce sui principali cambiamenti in corso nei trasporti, perché le catene logistiche sono anche una preziosa cartina di tornasole per apprendere come si stanno muovendo l'economia e la società”.
Aggiornato il 26 ottobre 2022 alle ore 16:25