Pasta, pizza e mandolino. Ma soprattutto la prima. Con un aumento delle esportazioni del 33 per cento, è record storico per le vendite della famosa pietanza italiana all’estero. In Europa e nel mondo, a causa anche della crisi economica, stanno riscoprendo le qualità del piatto base della dieta mediterranea. Ecco quanto emerge dall’analisi di Coldiretti in occasione – ieri – del World pasta day.
L’indagine dell’associazione si basa sui dati sul commercio estero nei primi sette mesi dell’anno dell’Istituto nazionale di statistica (Istat). È la Germania il maggior importatore di pasta, con un incremento del 31 per cento di merci che viaggiano dallo stivale verso la nazione centro-europea. Medaglia d’argento per gli Stati Uniti, dove l’incremento è stato addirittura del più 45 per cento, considerata anche la spinta dell’euro debole nei confronti del dollaro. Infine, sul gradino più basso del podio la Francia, che ha incrementato le importazioni del 25 per cento.
In Italia – il 72esimo paese al mondo per estensione territoriale – si generano 3,6 milioni di tonnellate di pasta, circa un quarto della produzione del pianeta. Sono 200mila le aziende agricole italiane che forniscono grano duro a una filiera che conta 360 imprese e circa 7500 addetti. La metamorfosi da grano a pasta, dal campo al piatto in tavola, genera un valore complessivo di circa 5 miliardi di euro. Anche i formati della famosa pietanza sono aumentati, ormai arrivati a quota 300. Poi, alle varietà tradizionali si aggiungono quelle fatte con farine integrali o alternative e le super richieste gluten free.
Grazie al boom del Made in Italy, Coldiretti afferma che sono stati riscoperti diversi grani antichi, come il Senatore cappelli, la Timilia e il Saragolla, che hanno fatto la storia dell’Italia. Diversi marchi di pasta ormai garantiscono l’origine nazionale al 100 per cento del grano impiegato. Infine, le vendite di pasta 100 per cento italiana sono cresciute del 14 per cento solamente nei primi cinque mesi del 2022.
“Ci sono quindi le condizioni per rispondere alle domanda di italianità dei consumatori ed investire sull’agricoltura nazionale che è in grado di offrire produzioni di qualità realizzando rapporti di filiera virtuosi con accordi che garantiscano compensi equi al di sopra dei costi di produzione”, ha concluso il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, sottolineando che “l’esperienza ha dimostrato l’importanza di garantire la trasparenza dell’informazione per far crescere un settore simbolo dell' Italia nel mondo”.
Aggiornato il 26 ottobre 2022 alle ore 09:17