Automotive, imprese ancora legate a motori tradizionali

Il 78,8 per cento delle imprese della componentistica automotive, secondo quanto appreso, è ancora legato ai motori tradizionali, nonostante la crescita di una certa attenzione per il powertrain elettrico (il 29,4 per cento) e l’ibrido (30,3 per cento) è in crescita. Non solo: oltre il 15 per cento delle aziende ha aderito a progetti che sviluppano tecnologia fuel cell. Questo quanto emerso dall’Osservatorio sulla componentistica automotive italiana della Camera di commercio di Torino e dell’Anfia, che è stato presentato al Mauto.

Dario Gallina, presidente della Camera di commercio, ha notato: “Il 2021 si era chiuso in ripresa, con un fatturato in crescita del 16,7 per cento, ma oggi per le imprese della filiera si moltiplicano le sfide: alti costi energetici e delle materie prime, crisi internazionale e accelerata transizione ecologica. Per questo le nostre imprese cercano soluzioni, vendendo di più all’estero, investendo in innovazioni di prodotto e cercando sul mercato del lavoro nuove competenze, difficili da trovare: cautela e prudenza caratterizzano le prospettive per l’anno”.

Marco Stella, presidente del Gruppo Componenti Anfia, ha puntualizzato: “Anche l’export della componentistica ha visto nel 2021 un netto recupero (+15,4 per cento), con un rallentamento nella seconda parte dell'anno per il protrarsi della crisi dei semiconduttori, delle materie prime e della logistica. Le imprese, da quest’anno, possono contare sulle misure del fondo automotive, in particolare gli interventi di politica industriale come i contratti di sviluppo e gli accordi di innovazione, che agevolano i piani di investimento delle imprese”.

Facendo un calcolo, sono oltre 2.200 le imprese della filiera italiana dell’automotive, con oltre 168mila addetti. Numero, questo, che è sostanzialmente stabile rispetto al 2020, con un fatturato netto nel 2021 pari a 54,3 miliardi di euro (in crescita del 16,7 per cento).

Aggiornato il 24 ottobre 2022 alle ore 15:53