Chissà perché in Italia chiamiamo la revisione della spesa Spending review, all’inglese. E chissà perché associamo la Spending review a un volto ben preciso, quello del bravissimo professor Carlo Cottarelli, che non ha (per ora) responsabilità di governo. Non dovrebbe essere una priorità nazionale per un Paese che si appresta a sforare il record storico di un deficit al 147 per cento del Pil, secondo il Documento di economia e finanza? L’indebitamento è una scorciatoia che rende tutto più facile sul momento, ma poi i debiti contratti vanno pagati e con gli interessi. Se finora gli interessi sul debito pubblico sono stati bassi, non è detto che continueranno a esserlo in futuro, con l’inflazione che inizia correre.
Siamo tutti d’accordo che la pandemia e ora anche la situazione internazionale abbiano imposto “scostamenti” di bilancio (altra parola gentile che, in realtà, significa ulteriori debiti). Anche il Pnrr, acronimo di Piano nazionale di resistenza e resilienza (in Europa più semplicemente denominato Next generation e per una volta sarebbe stato preferibile mantenere l’inglese) è in buona parte costituito da nuovi debiti che andranno restituiti. Che piaccia o meno, arriverà il momento in cui si dovrà affrontare energicamente il problema della spesa pubblica e della sua riduzione. Che nello Stato ci siano ancora sprechi è talmente ovvio e sotto gli occhi di tutti che non c’è nemmeno bisogno di ribadirlo. Ma poi ci sono anche le Regioni, i Comuni e gli enti pubblici che contribuiscono alla spesa in maniera spesso non efficiente o addirittura clientelare.
Gli studi per individuare le sacche di sperpero di danaro pubblico già esistono, così come esistono le soluzioni proposte. Cottarelli cita esempi di sprechi che hanno del paradossale, eppure sono realtà. È fastidioso e immorale che una parte delle tasse vada a finanziare situazioni di cui faremmo volentieri a meno. Si sa, siamo a un anno dalle elezioni politiche e qualunque taglio finirebbe per scontentare qualcuno. Ma fino a quando il sistema potrà reggere e come potremmo affrontare nuovi imprevisti?
Aggiornato il 22 aprile 2022 alle ore 12:28