Si torna a parlare di Zes, le Zone economiche speciali, per la ricrescita industriale e commerciale del territorio italiano e per recuperare le aree economiche depresse e marginali del nostro meridione. La Zona economica speciale rappresenta un hub di innovazione, sostenibilità e de-burocratizzazione per attrarre investimenti sul territorio e favorire il processo di diversificazione economica che molte realtà sociali dell’Italia necessitano. Solo con il Pnrr arriveranno importanti capacità finanziarie, milioni di euro, al fine di favorire il decollo delle Zes, riscrivendo la logistica, la digitalizzazione, i servizi e il trasporto intermodale della nostra Penisola. Puntare tutto su una logistica efficiente, su una reale intermodalità e su un efficace dialogo con gli enti di ricerca della nostra Penisola per favorire l’innovazione, eventualmente prevedendo anche specifici interventi per favorire la permanenza e l’insediamento delle menti migliori, rappresenta una sfida cruciale per l’economia del domani.
Questo può trasformare la Zes italiana in un modello di Zes sostenibile. Nel tentativo di comprendere la realtà delle Zes, nell’attuale scenario economico e politico italiano, intervistiamo Valentina Di Milla, amministratore della società Ralian Research & Consultancy, nonché chief executive officer di Femoza, la Federazione Mondiale delle Zone Economiche Speciali, che ha il ruolo di Observer presso le agenzie delle Nazioni Unite dell’Unido e dell’Unctad. Le Zes sono i migliori posti al mondo per favorire la realizzazione di affari e per avviare le connessioni con le catene produttive e logistiche globali. Tutte le aziende collegate al commercio internazionale hanno bisogno di una Zes. Quale è l’attuale situazione italiana e che prospettive si intravedono per il futuro?
Con l’approvazione della Zes della Sardegna si è concluso il processo di assegnazione di Zone economiche speciali in Italia. La tendenza che stiamo riscontrando in Ralian al momento è di trasformare tutta la teoria che fino ad oggi ha interessato le Zes italiane in vera e propria pratica. Le imprese ci stanno chiedendo come fare a inoltrare la domanda per l’ottenimento del credito d’imposta e come procedere per la riduzione del 50 per cento dell’Ires. C’è molta incertezza su questi aspetti e tenuto conto che gli aiuti sono cumulabili, certamente è interesse delle imprese partire in anticipo per acquisire gli aiuti previsti. La difficoltà che ciascun operatore riscontra è da un lato la frammentazione normativa e dall’altro, la necessità di adeguare quest’ultima alle norme fiscali ed alle regole per l’accesso alle agevolazioni che non sono proprio scontate, specie per gli operatori preesistenti i quali, è bene specificarlo, non sono esclusi dalle agevolazioni Zes ma devono rientrare in specifiche condizioni. Certamente, un’Italia a doppio binario in materia di Free Zones, intesa come macrocategoria economica, che assegna al sud una Zona economica speciale e prevede al nord un quid minor tipico solo dell’esperienza italiana, vale a dire le Zone logistiche semplificate, non aiuta l’attrazione degli investimenti.
Tale distinzione, a parità di scopi e di funzionamento e ribadisco esclusivamente italiana, determina che una Zls abbia solo agevolazioni burocratiche e amministrative che, è bene sottolineare, sono fondamentali e forse più importanti del mero aspetto fiscale in una Zes, il quale inoltre ha una durata predeterminata, ma fanno di uno strumento quale la Free Zone qualcosa di zoppo. Nel caso in cui la Zls venga costituita su territori ricompresi all’interno della Carta degli aiuti a finalità regionale della Commissione Europea la Zls porta con sé anche gli incentivi fiscali diventando sostanzialmente una Zes. E allora perché confondere gli investitori chiamandola Zls rafforzata? Ad esempio, come società abbiamo lavorato sulla Zls rafforzata di Genova. Di fatto funziona come una Zes, ma confondere gli investitori con denominazioni non ricomprese nella casistica internazionale è un’autolimitazione ad uno strumento che può catalizzare molti investimenti. Bisognerebbe agire con Zes operanti su tutto il territorio nazionale, come già avviene in alcuni Paesi europei, e sfruttare le value chains che deriverebbero dalla catalizzazione di investimenti che diventerebbero sistemici e non selettivi. Ovviamente per gli aspetti fiscali permarrebbe il necessario rispetto della Carta degli aiuti a finalità regionale. È questo il futuro che mi aspetto per le Zes italiane.
Il network di Femoza, sin dalla sua creazione a Ginevra nel 1999, è sempre stato al centro delle scelte politiche internazionali per promuovere le attività commerciali in tutto il mondo, contribuendo allo sviluppo delle aree economiche speciali, formulando nuove dinamiche per la crescita degli standard di qualità dei servizi, l’innovazione, servizi tecnologici, connettività e sostenibilità. Nel corso delle prossime settimane si terrà un importante incontro a Ginevra dove avrà l’onore di partecipare. Cosa può dirci a riguardo? Si, La Federazione mondiale delle Zone Franche e delle Zone economiche speciali di cui sono ceo del Presidency Cabinet è attiva da più di 20 anni al fine offrire esperienza sia nell’emanazione di norme, sia nella definizione dei processi strategici di progettazione ed implementazione delle Zes in ogni parte del mondo. Il nostro supporto è quindi multipolare: tecnico, legale, sociale e di marketing. Per fare questo, per raggiungere i nostri obiettivi attiviamo e realizziamo incontri tecnici e comunicazione costante con e tra i nostri affiliati e promuoviamo il dialogo con istituzioni internazionali, sociali e ambientali. La nostra attività supporta, dunque, le Zone franche e le Zone economiche speciali di tutto il mondo, spaziando dalla fase embrionale della prefattibilità fino alla creazione, allo sviluppo e poi alla crescita.
Tutto ciò con particolare attenzione verso i Paesi emergenti e quelli con economia in transizione. Ed è proprio attraverso questo focus che si esplicita la missione sociale di Femoza. Siamo fermamente convinti che le Zes siano uno tra i migliori strumenti in grado di rivitalizzare e migliorare le economie e per tale motivo studiamo i cambiamenti nel diritto internazionale, che possono influenzare o limitare le strutture e i vantaggi operativi della Zona franca oggetto del nostro studio. Il nostro lavoro si esplicita con interventi di formazione e aiuto, oltre che di consulenza tecnica. Forniamo quindi il know-how necessario allo sviluppo delle Zes, ad esempio organizzando percorsi formativi tra gli Affiliati, sia direttamente che attraverso convenzioni con altri enti, oppure tramite il trasferimento di nuove tecnologie in accordo con le aziende utilizzatrici. Inoltre, innalziamo il livello industriale e lavorativo attraverso programmi di formazione con il supporto e l’aiuto di organizzazioni internazionali con sede a Ginevra e mantenere un contatto personale permanente con loro.
Si può riassumere tutto questo semplicemente dicendo che lavoriamo per facilitare il progresso e raggiungere la prosperità; per proteggere e aumentare l’immagine e gli standard delle zone franche e delle zone economiche speciali e per incorporare free zones nella nuova generazione delle Zes. Rispondo alla seconda parte della Sua domanda dicendo che Femoza ha sede a Ginevra, che oltre ad essere una città globale, un centro finanziario e un hub diplomatico mondiale grazie alla presenza di numerose organizzazioni internazionali, tra cui la sede di molte delle agenzie delle Nazioni Unite, e ci tengo a sottolineare che Femoza ha il ruolo di Observer presso l’Agenzia delle Nazioni Unite per lo Sviluppo industriale (Unido) e presso la Conferenza delle Nazioni Unite per il Commercio e lo sviluppo (Unctad). Proprio sotto l’egida dell’Unctad, Femoza si sta impegnando ed è orgogliosa di essere membro fondatore di un’alleanza globale di Zone Economiche Speciali che va sotto il nome di Gasez. Il lancio ufficiale di tale Alleanza sarebbe dovuto avvenire proprio l’8 marzo di questo anno, in questi giorni.
Le tragiche vicende sul fronte russo-ucraino hanno fatto sì che l’evento venga posticipato a data successiva che dovrebbe essere annunciata a breve. Quindi, si ho l’onore e il privilegio, anche come donna e come unica italiana, di poter sedere a quel tavolo aperto presso Palais des Nations. Le aree Zes sono tra le più convenienti d’Europa in cui avviare nuovi investimenti per l’importanza delle semplificazioni amministrative e degli incentivi fiscali previsti, che si affiancano agli interventi infrastrutturali che si realizzeranno a breve, grazie alle risorse previste nel Pnrr per strade, porti, reti ferroviarie e logistica. Come muterà la logistica e il commercio nel contesto europeo?
Già da qualche anno a questa parte, il sistema economico globale sta assistendo a fenomeni apparentemente contradditori: le crisi che imperversano (e parliamo di crisi di varia natura, non solo quella più eclatante e recente legata al Covid) e magari localizzate in determinate zone del mondo, reagiscono a tali crisi con un boosting delle loro economie. A fronte di un apparente prevedibile collasso rispondono con lo sviluppo di clusters ultra-performanti e con un potenziamento infrastrutturale di intere Regioni, con effetti incredibilmente positivi sulla quantità di Investimenti Diretti Esteri attirati. Questo è il potenziale di una Zona Economica Speciale di successo e ciò spiega anche il moltiplicarsi di questi strumenti nel mondo, in particolare quelle di ultima generazione specializzate nell’high tech e nel biotech e quelle sostenibili (Sustainable Special Economic Zones – Ssez). Secondo l’Unctad, sulla base dei dati esistenti, oggi nel mondo sono censite circa 7mila Zes, e il riferimento è sia alle Zes operative sia a quelle in fase di implementazione, senza distinguere le Zes pure dai Parchi industriali.
Un bel numero. Le potenzialità del Pnrr e il potenziamento infrastrutturale certamente costituiscono un’occasione unica che se combinata con il potenziale di attrazione di investimenti che una Zes porta con sé può davvero essere l’occasione giusta per un generalizzato potenziamento infrastrutturale che passa, soprattutto per l’Italia per una destrutturazione della burocrazia. Per quanto riguarda le infrastrutture pesanti, le Zes italiane sono legati ai porti. Già sono arrivate ingenti risorse in tal senso ma certamente va fatto molto di più in termini di intermodalità e sostenibilità dei trasporti, di cui una Zes si nutre. E a partire dal Meridione, dove operano le Zes italiane, il potenziamento è quanto mai fondamentale. Per quanto riguarda le altre Nazioni d’Europa, le interconnessioni con i corridoi logistici determinano un continuo aumento di competitività in tal senso. Se una Nazione potenzia le proprie infrastrutture, è consequenziale lo sviluppo degli hubs che giacciono sulle stesse direttrici.
Numerose iniziano ad essere le realtà regionali che intendono avvalersi del credito d’imposta per gli investimenti nelle Zone economiche speciali (Zes) con lo scopo di far crescere la zona economica speciale e creare le condizioni economiche, finanziarie e amministrative utili a consentire lo sviluppo delle imprese già operanti e l’insediamento di nuove attività. Cosa possiamo dire alle imprese e alle startup interessate ad avvalersi delle potenzialità fiscali e logistiche di tali realtà? Certamente è necessario conoscere la normativa in tema di Zes italiane e attenersi a quelle che sono le regole per l’ottenimento del credito d’imposta sia nelle Zes sia nelle Zls rafforzate. Per quanto riguarda lo sgravio del 50 per cento Ires come detto è un beneficio concesso alle sole Zes. È un’occasione buona sia che si tratta di Zes, sia che si tratti di Zls rafforzata per ottenere i massimi vantaggi anche in termini di cumulabilità degli aiuti previsti. Noi, in Ralian Research & Consultancy stiamo operando proprio in tal senso e, come già ho detto, le richieste di assistenza per l’ottenimento dei benefici stanno crescendo. Sintomo che dalla teoria stiamo passando alla pratica.
Che ruolo hanno le donne professioniste nel l’emersione delle opportunità dell’impresa anche alla luce del Pnrr? L’augurio che rivolgo a tutte le donne è quello di avere sempre la consapevolezza del proprio valore. Sia il termine “crisi” sia il termine “resilienza” sono sostantivi femminili, ci ha fatto caso? E proprio da questo presupposto che dobbiamo partire. Le donne hanno fatto tanto durante questa pandemia. Hanno mantenuto il loro ruolo di punto di riferimento nelle cure parentali, alcune dovendo fare o subire scelte amare e questo va certamente portato all’attenzione e regolato da chi ha più competenza di me in materia. Infatti, un altro fattore da considerare, anch’esso sostantivo femminile è l’inclusione. Il Pnrr è senz’altro un’occasione straordinaria per costruire e rafforzare spazi femminili ad elevatissima potenzialità.
Non dobbiamo assolutamente perdere questa opportunità. In tal senso l’inclusione nei cluster Stem, in quelli della logistica, nelle posizioni di leadership sta avvenendo in maniera graduale e costante. Il divario è ancora importante ma anche la pazienza è sostantivo femminile e i cambiamenti, soprattutto quelli culturali richiedono tempo, costanza, pazienza e determinazione. Per cui non c’è donna che non possa essere valore aggiunto in un sistema economico orientato a valori che non necessariamente passano per i bilanci e questi valori sono in molti casi sostantivi femminili. Per cui i concetti di resilienza e inclusione, di consapevolezza del proprio valore e di educazione alla diversità, il vero fattore di successo di un sistema economico basato sulle persone che, attraverso le persone restituisce performances crescenti.
Aggiornato il 08 marzo 2022 alle ore 12:13