Pnrr: via libera Ue a 3,8 mld aiuti Italia per banda larga

L’Antitrust dell’Unione europea dà il via libera a 3,8 miliardi di euro per la banda larga. Si tratta di fondi relativi al Piano nazionale di ripresa e resilienza per la diffusione di reti gigabit ad alte prestazioni in zone in cui non esistono attualmente né sono previste reti in grado di fornire una velocità di download di almeno 300 Mbps. Secondo la vicepresidente Ue Margrethe Vestager, lo schema “sosterrà lo sviluppo di reti ad alte prestazioni in zone poco servite in Italia e consentirà ai consumatori e alle imprese di accedere a servizi Internet di alta qualità, contribuendo alla crescita economica del Paese e garantendo che la concorrenza non sia falsata”.

Frattanto, il portavoce della Commissione europea Eric Mamer risponde a una domanda sull’ipotesi che il Pnrr dell’Italia, possa essere rivisto non solo per un diverso contesto di inflazione ma anche sulla base di dati sulla crescita migliori di quanto atteso. “È una buona notizia – sostiene – quando uno Stato membro vede che la crescita è superiore alle attese malgrado il contesto estremamente delicato durante il quale abbiamo tutti operato lo scorso anno. Non bisogna dimenticare che lo scopo di tutta la nostra politica è di far sì che l’attività economica riprenda”.

Una portavoce ha poi ricordato che il regolamento sul Recovery plan prevede che l’allocazione massima attuale per le sovvenzioni sia “indicativa”, con il 30 per cento dell’importo “suscettibile di essere modificata”, conformemente a quanto concordato dai leader Ue nel luglio 2020 e all’articolo 11 del regolamento. In concreto, significa che l’allocazione delle sovvenzioni sarà ricalcolata al più tardi il 30 giugno 2022 per determinare i massimali finali per ogni Paese membro. E il nuovo calcolo si baserà sui “risultati effettivi per quanto riguarda la variazione del Pil reale nel 2020 e la variazione aggregata del Pil reale nel periodo 2020-2022”, ha precisato la portavoce. Nei casi in cui l’ammontare finale delle sovvenzioni sia più basso rispetto a quello inizialmente stimato, ci sono tre opzioni per gli Stati membri: “La possibilità di presentare un piano rivisto includendo il trasferimento di fondi da altre risorse Ue, come i fondi di coesione; la possibilità di colmare le lacune con fondi nazionali; oppure la possibilità di presentare un piano rivisto con una richiesta di prestito, fino al 31 agosto 2023, e il massimo per il prestito è 6,8 per cento del Pil lordo nazionale. Se l’ammontare pari al 6,8 per cento del Pil lordo è già stato raggiunto da un Paese, non si può fare richiesta per un altro prestito”, ha precisato la portavoce.

 

Aggiornato il 27 gennaio 2022 alle ore 15:30