Resa senza condizionalità tra crisi e farsa

Avete voi mai incontrato un creditore pubblico e privato che vi presti denaro senza condizionalità (pessima traduzione dalla lingua di Shakespeare!)? Ma nemmeno l’helicopter money di Donald Trump ha avuto in animo di fare regali ai poveri cristi, se non quelli necessari a dare loro quel po’ di ossigeno indispensabile per oliare la gigantesca macchina dei consumi americani, a sostegno quindi della middle class produttiva che ha in mano i destini elettorali del presidente. Qui in Italia, invece, le principali forze di governo mostrano una spiccata predilezione per la statalizzazione dell’impresa privata in difficoltà post-Covid, in ossequio a quell’ideologia che vorrebbe Irizzare tutta la manifattura italiana per portarla sotto il grande mantello dello Stato-Provvidenza che, se fosse per loro, dovrebbe entrare persino nel confessionale! Così, letteralmente stesi a terra dal virus, abbiamo pensato bene di fare assistenzialismo non selettivo di massa in un Paese come il nostro dove il Fisco non è capace di riscuotere 800 e passa miliardi di tasse e sanzioni arretrate, per non parlare dei 2200 miliardi che, nell’arco di un ventennio, gli sono stati sottratti dall’evasione fiscale e dall’economia sommersa! Per il 2020 si prevede, quindi, un peggioramento del rapporto Debito-Pil che dovrebbe attestarsi al 160 per cento, con duecento miliardi in più di nuovo debito. A questo punto: Chi paga? Delle due l’una: o si fa una patrimoniale senza se e senza ma, oppure ci salva la Ue con i suoi 170 miliardi di aiuti, tra donazioni e prestiti. Ma la Ue non è scema e nessun pasto è gratis.

Bruxelles ci concederà nei prossimi quattro anni aiuti con il contagocce e a trance successive di avanzamento, come si fa negli appalti di opere pubbliche e nell’utilizzo dei Fondi europei. Ovvero: tanto realizzi di riforme strutturali sistemiche pianificate e concordate con noi, tanto di do in anticipo sul resto. L’esatto contrario dell’invocazione al Grande Fratello assistenzialista e antiliberista con cui M5s e Pd identificano la Fase 3! Se fossimo, e non lo siamo purtroppo, un Paese serio in quanto tra i fondatori della Comunità europea, dovremmo fare un discorso politico ben diverso e orientato al benessere delle giovani generazioni. Come? Ad esempio, facendo lobby trasversale al Parlamento di Bruxelles e Strasburgo per orientare i bazooka della Ue a favore della creazione di Campioni europei nei settori strategici di punta, mettendo a fattor comune quante più risorse possibili tra alcuni Stati (ne bastano pochi tra i più industrializzati!), per compensare (con robuste defiscalizzazioni sul costo del lavoro e una pressione fiscale attenuata sui profitti d’impresa!) quel mostruoso dumping che da due decenni ha permesso alla Cina di attrarre capitali e favorire la delocalizzazione di industrie occidentali, soprattutto nelle produzioni a basso valore aggiunto ma ad altissimo assorbimento di manodopera generica. Invece di riversare enormi sussidi di stato a compagnie aeree di bandiera decotte, perché non pensare a una conglomerata con la bandiera Ue mettendo attorno allo stesso tavolo Germania, Francia e Italia che hanno la stragrande maggioranza degli hub, della flotta aerea e degli slot europei? Idem, per la ricerca sul digitale e sul 5G.

Il Capitalismo ha fallito la sua missione storica, avendo scelto il profitto fine a se stesso attraverso la progressiva finanziarizzazione dell’economia. In altre parole, con la Globalizzazione è venuta meno la sua funzione storica, incentrata sulla costruzione del rapporto umano diretto tra l’imprenditore e i suoi lavoratori. Questi ultimi, da risorsa fondamentale sono divenuti un puro parametro quantitativo di bilancio nella scelta degli investimenti, come dei disinvestimenti e delle conseguenti delocalizzazioni delle produzioni. Per fortuna, qui in Italia (a dispetto di Pd e M5s!) la galassia delle Pmi non ha mai dismesso quel ruolo così fondamentale di fondere l’interesse dell’impresa con quello dei lavoratori, scelti nelle piccole realtà da un imprenditore che conosce la storia e le capacità professionali individuali di ciascuno di loro. Invece, la mano pubblica (centrale come locale) ha fatto disastri epocali nella gestione diretta o attraverso le municipalizzate dei servizi pubblici essenziali, come sanità, scuola, trasporti, raccolta e smaltimento rifiuti. In cinquanta anni, un volume davvero gigantesco di risorse pubbliche è andato perduto in sprechi e inefficienze, che hanno favorito combriccole politico-economiche di ogni tipo e costruito praterie per la penetrazione capillare del crimine organizzato nella sfera degli appalti pubblici.

La lezione della pandemia dovrebbe spingerci a rivoluzionare e cambiare questo nostro modello da socialismo reale, mettendo fuori lo Stato da tutte le gestioni pubbliche dirette, per sostituirlo con la piena autonomia dei lavoratori addetti, riconvertiti da semplici impiegati a protagonisti e padroni del proprio destino nella produzione di reddito e ricchezza individuali. Sudditi oggi stipendiati e demotivati che, rendendosi autonomi con il riscatto dei rami di azienda attualmente amministrati a costi folli dall’attore pubblico, si costituirebbero in società cooperative per la gestione delle relative attività, previa cessione in comodato d’uso gratuito a loro favore delle strutture produttive e dei beni strumentali di proprietà pubblica. Ovviamente, i finanziamenti necessari per migliorie, investimenti e acquisti di beni e di servizi sarebbero garantiti da un Fondo unico nazionale ad hoc, che erogherebbe alle suddette società cooperative prestiti a tassi prossimi allo zero, con scadenze pluridecennali per i rimborsi. In questa configurazione rivoluzionaria, gli ex impiegati pubblici avrebbero tutto da guadagnare qualora venisse ridistribuita alla cittadinanza, in base al reddito effettivo, la bonanza degli ottocento e passa miliardi annui di risorse fiscali con i quali i contribuenti potrebbero remunerare di tasca propria, a prezzi molto più competitivi di mercato, le prestazioni individuali nei servizi pubblici essenziali. Mi piacerebbe enunciare il tutto pubblicamente, per vedere l’effetto che fa!

Aggiornato il 10 giugno 2020 alle ore 11:33