Astaldi batte cassa insieme a Salini per il salvataggio

“Vogliamo però dirvi che riteniamo il vostro voto decisivo non solo per consentire la prosecuzione dell’attività di Astaldi, ma anche per realizzare un progetto strategico che riguarda il futuro dell’intero settore…”.

Il secondo capoverso della lettera di convocazione telematica di tutti i creditori del colosso delle costruzioni Astaldi – praticamente fallito ormai da tempo e tenuto in piedi con la respirazione artificiale e con i soldi pubblici – è quello che meglio spiega cosa succederà il 9 aprile in questa “call conference” che dovrà decidere i destini di quella che è stata la più grande azienda del settore. La convocazione che è firmata da Filippo Stinellis, attuale ad di Astaldi, è anche “controfirmata” dal direttore del settore Corporate e Finance di Salini-Impregilo, Massimo Ferrari, e termina con queste due righe che sono tutto un programma: “… anche Salini Impregilo spa, la cui offerta di intervento nel capitale Astaldi è parte essenziale del piano, sottoscrive questa lettera auspicando la vostra fattiva e positiva adesione”.

Baci e abbracci. Tanta cortesia e tanta sollecitudine cosa in realtà implicano?

L’adesione dei creditori si sostanzia nella rinuncia pratica a esigere i crediti attuali in cambio del coinvolgimento nel futuro colosso che sarà pressoché monopolista nel settore appalti ed edilizia pubblica. Tutto questo a scapito della filiera di sub creditori e sub fornitori di chi rinuncia. Che forse un giorno riprenderà a lavorare con il nuovo gruppo, ma forse anche no. E tutto questo con l’approvazione implicita del Governo oltre che dell’Ance, l’Associazione nazionale dei costruttori edili, il cui presidente è per ora silente. C’è chi si chiede se poi Cassa depositi e prestiti abbia la mission di salvare Astaldi o la stessa Salini Impregilo, vista la contingenza di non lavoro dovuta al coronavirus, ma queste sono solo illazioni maligne.

Di certo ai grandi creditori viene offerto di rinunciare ai propri crediti e anche a quelli per conto terzi dei loro sub fornitori, i quali ovviamente non avranno alcuna voce in capitolo. Questi sono i cosiddetti salvataggi all’italiana.

Aggiornato il 03 aprile 2020 alle ore 17:18