Giovedì 9 aprile è stata fissata l’udienza per salvare la Astaldi dal crack previa rinuncia dei crediti da parte dei maggiori fornitori titolari.

In un momento in cui quasi tutti i Tribunali italiani, penali, civili e amministrativi, nonché fallimentari, rinviano cause grandi e piccole, c’è chi retoricamente si chiede: che fretta c’era?

Magari ricordando il motivetto “maledetta primavera”. Ebbene la risposta è semplice: bisogna fare presto a mettere tutti d’accordo perché la Cassa depositi e prestiti che mette la gran parte dei soldi potrebbe presto essere impegnata nell’operazione di super garanzia per i Covid prestiti a piccole e medie imprese italiane. Nonché a quelle grandi, che esportano in tutto il mondo. Se non si chiude ora si rischia di andare alle calende greche e molti creditori – rabboniti per ora dalla speranza di potere continuare a lavorare in subappalto con il nuovo colosso dell’edilizia pubblica capitanato da Salini – potrebbero anche ripensarci e non rimettere cristianamente i debiti al loro gigantesco vecchio debitore. E non sembra neanche un caso che la lettera di convocazione firmata dall’amministratore delegato della Astaldi sia stata contro firmata dal direttore generale del settore finanza della Salini. Cioè l’interfaccia finanziario del colosso che diventerebbe monopolista garantendosi un futuro radioso. Ma che a tutt’oggi risulta anche discretamente esposto con le banche. Insomma, una corsa contro il tempo. Che spiegherebbe la fretta di svolgere questa udienza “dentro o fuori” per il salvataggio della Astaldi.

C’è però una piccola incognita: tutti i subfornitori e subappaltatori – a loro volta creditori dei creditori della Astaldi – legati quindi da una catena finanziaria, che fine faranno? O meglio: che fine hanno già fatto?

L’ultimo Decreto del Presidente Giuseppe Conte che uscirà presto sulla Gazzetta Ufficiale – salvo intese – dovrebbe aiutare le imprese. Ma a tutte quelle già fallite a causa della crisi di Astaldi, chi ci ha pensato ? Nessuno, almeno sinora. E c’è chi si chiede i sindacati dove siano. Difendono solo le grandi imprese? Lasciando i lavoratori delle piccole e medie che lavorano in subappalto – anzi lavoravano – a catena con la Astaldi, al loro triste destino? Alcuni di loro ieri guardavano con malcelata rabbia gli spot dei Tg della tv pubblica a questa ricostruzione del Ponte di Genova che in realtà segna il passo, anche ovviamente per ragioni di forza maggiore almeno in questo momento. Sembra tutto fatto apposta a maggior gloria di questo salvataggio previa intesa sui debiti della Astaldi. Ma, molti si chiedono anche: non si poteva aspettare di fare una riunione in carne e ossa invece che un’adunanza telematica? In fondo alla riapertura delle attività fondamentali mancherà al massimo un mese o un mese e mezzo. Che fretta c’era (maledetta primavera)?

Aggiornato il 07 aprile 2020 alle ore 14:13