Un serpente che si mangia la coda

Riassumiamo brevemente le misure annunciate dal presidente della Banca centrale europea, Mario Draghi, nella presse conference di giovedì scorso. Aumento del Quantitative easing mensile da 60 a 80 miliardi di euro fino a marzo del 2017; riduzione del tasso di rifinanziamento delle banche da 0,05 per cento a zero; aumento del tasso di interesse negativo da -0,30 a -0,40 per cento sui depositi, o riserve presso la Bce; acquisto di obbligazione societarie.

Lo scopo di questo pacchetto è di rianimare le economie europee e produrre un po’ di inflazione. Con qualche variante si tratta dello stesso pacchetto di misure applicate nel 2015 che non hanno funzionato, lasciando le economie stagnanti. Draghi ora pensa di ottenere risultati aumentandone la dose. Peggiorerà solo la situazione soprattutto a causa della Nirp (Negative interest rate policy).

Il fine delle banche è raccogliere depositi provenienti da risparmi, attività produttive e finanziarie per fare prestiti e quanto maggiore l’ammontare dei prestiti da esse effettuati tanto più guadagnano. Le banche devono tenere una riserva legale obbligatoria per garantire liquidità sufficiente a fronte di eventuali prelievi della clientela e mantengono tali riserve sottoforma di depositi presso la banca centrale. Ora è accaduto che dal 2014 le banche abbiano accumulato riserve in eccesso e, per costringerle a prestare al mercato, la Bce ha imposto il tasso di interesse negativo su questi depositi “oziosi”.

Innanzitutto: qual è la causa dell’eccesso di riserve? La causa è stata proprio il Quantitative easing della Bce che, acquistando dalle banche attività finanziare e accreditandone il controvalore ha aumentato i loro depositi, diventati, ipso facto, riserve in eccesso potenzialmente soggette alla Nirp.

Si osservi che tali riserve non provengono da depositi di risparmiatori o investitori, ma dal denaro creato dal nulla della Bce per acquistare dalle banche attività finanziare e mantenerne artificialmente alto il prezzo. Tali riserve riflettono, dunque, la bolla finanziaria creata dalla banca centrale. Il bilancio della Bce aumenta in modo corrispondente ai depositi o riserve bancarie che essa stessa crea. La sua attività monetaria è sempre un processo “circolare” che non approda mai a nulla. Dal 2015 la Bce ha acquistato 640 miliardi di euro pompando nel sistema l’ammontare equivalente e ne pomperà fino a un trilione aumentando le riserve bancarie, passibili della tassa dello 0,40 nel caso le banche non promuovano prestiti all’economia. Tuttavia è accaduto un fatto sorprendente: nonostante le riserve nell’eurosistema, dopo il Quantitative easing, siano aumentate, i depositi che avrebbero dovuto aumentare in corrispondenza sono praticamente rimasti invariati, come si può verificare dal sito della Bce (Deposits of euro area residents). Qual è il motivo? Scopriamo il mistero.

Abbiamo detto che la Bce acquista titoli dalle banche con denaro creato dal nulla, lo accredita come deposito a loro favore e crea riserve in eccesso che prima non esistevano. Quando una banca si libera del deposito acquistando, ad esempio, un’attività finanziaria, il controvalore finisce come deposito in un’altra banca e, in quanto riserva, è soggetta alla Nirp: le riserve, infatti, non lasciano mai il sistema bancario, finiscono sempre in qualche altra banca che, per liberarsi della patata bollente, dovrebbe subito effettuare prestiti al mercato. Ma questi prestiti, a loro volta, diventano depositi presso altre banche soggetti alla Nirp e così via. Quindi ci sarà sempre qualche banca costretta a pagare il tasso negativo. Pertanto le banche finiscono per trasferire la tassa ai clienti depositanti, molti dei quali, soprattutto quelli internazionali, sanno come evitare la fregatura.

Dal 2015 si è registrata una perfetta correlazione tra la crescita del bilancio della Bce dovuta agli acquisti in Quantitative easing e l’aumento dei titoli del tesoro e azioni statunitensi. È accaduto infatti che queste attività siano state acquistate proprio da chi aveva depositi in euro. Quando i titolari di tali depositi acquistano bond o azioni, la loro banca scambia il deposito denominato in euro in uno denominato in dollari trasferendo i dollari nel conto del venditore dei titoli o delle azioni. Così i depositi in euro si sono trasformati in depositi statunitensi! In pratica la Nirp, stimolando arbitraggi ha fatto sì che parte dei 650 miliardi di euro di Quantitative easing irrorati nel sistema bancario europeo non si siano tradotti in incrementi di depositi europei ma in prestiti agli americani. Complimenti Mario! Invece del Quantitative easing hai creato il Quantitative expropriation a favore degli Stati Uniti!

L’Europa con tassi sottozero ha fatto migrare i capitali negli Stati Uniti che offrivano tassi positivi. Da che è mondo è mondo il denaro si trasferisce dove è più remunerato. Poiché oggi nel mercato monetario statunitense si guadagna lo 0,36 mentre in Europa si era tassati al -0,30 e ora al -0,40, il gap diventerà insostenibile. L’espropriazione da Nirp è avvenuta a danno dell’economia europea: a carico delle banche perché erode i loro margini rendendone i bilanci ancora più precari, e a carico della maggior parte della collettività impossibilitata a risparmiare quella ricchezza non consumata che, prestata alle banche nella forma di depositi, serve a creare e far circolare ulteriore ricchezza. Mai vista follia simile.

Draghi si è sempre focalizzato (giustamente) sul meccanismo di trasmissione monetaria che impatta sulla domanda aggregata, sull’occupazione e sul livello generale dei prezzi ma si è ancora illuso che siano “furbate” come la Nirp a far aumentare i prestiti all’economia reale. Ignora, anche, che la crescita non è solo funzione dei prestiti, soprattutto in un economia che sta lottando per ripagarli. L’economia non crescerà finché produttori, investitori e banche non avranno quella fiducia nel futuro che spinge ad assumersi rischi di cui sta crescendo l’avversione proprio a causa della stessa Nirp, che ha peggiorato il clima di incertezza e di instabilità. L’euro ormai è un serpente che si mangia la coda, con buona pace di molti commentatori che ragionando in base ad un orizzonte temporale di qualche settimana, plaudono ancora a Draghi come il salvatore dell’economia. Stimolare l’economia con tassi negativi che sono la tassa più nociva e pericolosa mai escogitata e imposta alla collettività e che, in ultima analisi, serve a finanziare la malagestione dei governi, non è proprio una formula per la crescita.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:20