Deflazione: uno spettro incombe sull’Eurozona

Un ritorno della deflazione, se prolungata nel tempo, potrebbe arrecare degli effetti negativi su tutta l’economia europea. Un ulteriore allentamento della politica monetaria è atteso da parte della Banca centrale europea di Mario Draghi. In seguito a un debole tasso d’inflazione pari a +0.3 per cento in gennaio, l’Eurozona, secondo l’Eurostat, ha raggiunto -0.2 per cento a febbraio. Per la prima volta da settembre 2015, il tasso di inflazione della zona euro è approdato a un valore negativo.

Le cause di questa diminuzione dipendono in gran parte da una debole crescita economica e dal nuovo assestamento del prezzo del petrolio che spiega la caduta dei prezzi dell’energia, con una diminuzione dell’8 per cento in febbraio rispetto al 5.4 per cento del mese di gennaio. Tuttavia anche altri settori, oltre a quello energetico, sono interessati da una diminuzione dei prezzi. Secondo l’Eurostat i settori dell’alimentazione, dell’alcol e del tabacco hanno visto i loro prezzi aumentare dello 0.7 per cento il mese scorso invece dell’1 per cento di gennaio. I prezzi dei beni industriali non energetici hanno subìto un incremento pari allo 0.3 per cento in febbraio, comparato allo 0.7 per cento di gennaio, quelli dei servizi a febbraio sono aumentati dell’1 per cento rispetto all’1.2 per cento di gennaio.

La debole inflazione sottostante preoccupa molti economisti. Essa potrebbe avere un impatto negativo sui salari. La diminuzione dell’inflazione è una preoccupazione prioritaria di lunga data per la Banca centrale europea. “L’inflazione debole o lievemente negativa è una porta d’ingresso verso una logica deflattiva in cui la diminuzione dei prezzi si autoalimenta. […] Per incrementare le vendite le imprese devono lanciarsi in una guerra dei prezzi e tagliare i loro margini” (afferma il giornalista Romaric Godin nell’articolo “Zone euro: la menace déflationniste toujours d'actualité”, pubblicato da “La Tribune” il 29/02/2016).

La deflazione, essendo uno scenario da cui è difficile uscire, preoccupa molto la Bce. In un tale contesto, è atteso un ulteriore impiego del dispositivo di Quantitative easing da parte di Mario Draghi. Questa strategia, che ha già mostrato i suoi limiti in materia di inflazione, mediante il suo flusso di denaro potrebbe anche arrecare dei danni nella misura in cui una politica accomodante comprenda varie componenti di una miscela pericolosa in grado di promuovere bolle speculative (opinione espressa dal canale d’informazione tedesco “Deutsche Welle” nell’articolo “Kommentar: Don Marios Kampf gegen die Windmühlen” pubblicato il 29/02/2016).

Secondo l’economista Anatoli Annenkov, senza riforme economiche più sostanziali, l’obiettivo di un tasso d’inflazione pari al 2 per cento non può essere raggiunto prima di 4 anni (“ECB under mounting pressure to step up eurozone support”, pubblicato sempre il 29/02/2016 da “The Guardian”).

Riforme economiche più sostanziali tuttavia, appaiono poco probabili nel breve periodo.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:29