Saremo bolliti come le rane

Il 28 ottobre scorso, a Roma, alla 91esima “Giornata del risparmio”, il presidente dell’Abi, Patuelli, il ministro Padoan, il governatore della Banca d’Italia Visco e il presidente dell’Acri, Guzzetti, hanno parlato di crescita economica imminente, di banche protagoniste di questa crescita, dell’aumento dei prestiti alle famiglie e del ruolo del risparmio nella ripresa per una nuova Europa. Insomma, secondo i tre autorevoli esponenti dell’economia italiana si starebbe aprendo una nuova e brillante stagione per il Paese. Ma nessuno di loro si è ricordato che qualche giorno prima erano stati collocati 1.75 miliardi di Euro di Btp a due anni con un rendimento negativo dello 0,23 per cento, segnando l’entrata dell’Italia nel club dei governi debitori che riscuotono interessi dai risparmiatori invece di pagarli. Altro che celebrazione, questo è il requiem del risparmio! Pensiamoci un momento. L’Italia è uno dei maggiori debitori in Europa ed i risparmiatori/investitori, acquistando titoli di Stato, devono prestare ai governi per farsi sottrarre il risparmio. A quale aberrazione si è arrivati. Non erano i titoli di Stato la forma di prestito senza rischio per eccellenza, concepita per pagare un tasso d’interesse, cioè remunerare chi presta denaro? Ora sono diventati certificati di confisca.

La cosa incredibile è che più del 30 per cento del debito europeo frutta interessi negativi e questi segnalano depressione, non ripresa. Non sanno, infatti, gli autorevoli banchieri che in un’economia in crescita i tassi tendono all’aumento e non al ribasso e meno che mai potrebbero andare sotto zero? Non sanno che i tassi negativi sono l’ultima spiaggia di governi talmente in bancarotta da rendere necessaria l’imposizione del “risparmio forzato” ai propri cittadini, comprimendone consumi ed investimenti? E la legislazione Ue sul bail-in (perdite a carico degli obbligazionisti non protetti e dei depositanti sopra i 100mila euro), su cui Patuelli ha rassicurato richiamandosi alla tutela del risparmio sancita dalla Costituzione? È forse la Costituzione che ci salverà dalla confisca della politica europea? È la Costituzione che fissa i tassi di interesse e protegge il risparmiatore? E perché l’Unione europea ha imposto tali norme? In previsione delle rosee prospettive economiche? E, infine, perché il presidente della Banca centrale europea ha detto di essere pronto ad aumentare dopo dicembre il Quantitative easing in corso ed a togliere ogni limite al ribasso dei tassi? Tutto ciò avviene perché Ue e Bce, consapevoli della fragilità del sistema finanziario e dell’eventualità di una nuova crisi, stanno preparando misure di emergenza per parare il colpo e non per assecondare la ripresa. Il rendimento negativo dei bond preannuncia un’altra futura misura: l’eliminazione tout court del contante.

La ragione è semplice. La maggior parte delle istituzioni finanziarie europee è insolvente ed al primo campanello d’allarme ci potrebbe essere una corsa agli sportelli per trasformare i depositi in contante fisico, prosciugando la liquidità delle banche. Ma vi è di più: potrebbe venire prosciugata la liquidità del mercato monetario dove si negoziano gli strumenti finanziari con durata inferiore ai 12 mesi potenzialmente convertibili in cash. L’incubo delle banche centrali è proprio questo: che diventi realtà la conversione del risparmio in contante fisico e l’unico mezzo per scongiurare un possibile drenaggio di liquidità è metterlo fuori legge consentendo solo transazioni digitali. La misura è funzionale a quella degli interessi negativi, una vera e propria tassa che potrà essere applicata ai depositi non più convertibili in contanti. Non c’è salvezza per i risparmiatori nella trama ordita dalle banche centrali. Addio anche alla farsa delle celebrazioni del risparmio.

I governi sono in bancarotta e ormai la prospettiva è chiara: tutte le risorse dell’economia devono essere impegnate per pagare i loro debiti e ne resteranno sempre meno per consumi, investimenti, pensioni. Tutto ciò che è guadagnato oltre la sussistenza sarà potenzialmente espropriabile per pagare i debiti. I governi hanno sempre avuto due opzioni: a) Ammettere apertamente di non poterli pagare e dichiararsi insolventi; b) Pretendere di pagarli inflazionandoli (uno degli obiettivi del Quantitative easing è di aumentare l’inflazione), ma al tempo stesso attingere alle tasche degli ignari risparmiatori. Entrambe le opzioni sono poco lodevoli. Ma la prima ha almeno il merito dell’onestà. La seconda è subdola e pericolosa e ricorda il sistema della bollitura delle rane. Funziona così. Se si mette una rana in una pentola di acqua bollente ovviamente l’anfibio salta subito fuori. Ma se la si mette in una pentola di acqua fredda e si aumenta la temperatura in modo lento, graduale e costante la rana non percepirà il pericolo e sarà bollita a morte. È proprio la tattica seguita dai governi e dalle banche centrali: hanno gradualmente invaso la sfera finanziaria privata per poi reprimerla in modo definitivo. Saremo bolliti come rane senza accorgercene.

La gente non ha ancora capito che la soppressione dei tassi di interesse distrugge l’economia perché impedisce la formazione del capitale privato che le banche centrali credono poi di surrogare mediante l’espansione monetaria che, comportando l’acquisto e la monetizzazione del debito, ricade come costo su tutta la collettività produttiva impedendone la crescita. L’unico banchiere centrale ad aver capito che tale pratica non funziona è il collega giapponese di Mario Draghi, Haruhiko Kuroda capo della BoJ. Per 25 anni il Giappone ha mantenuto i tassi di interesse in prossimità dello zero e ha inondato il Paese di liquidità. L’economia è forse esplosa di salute? No, sta letteralmente affondando. Di fronte al fallimento dei Quantitative easing, Kuroda, qualche mese fa, ha dichiarato: “Sono sicuro che conoscete la storia di Peter Pan nel punto in cui dice: nel momento in cui dubiti di poter volare, perdi per sempre la facoltà di farlo. Sì, ciò di cui abbiamo bisogno è un’attitudine positiva, di una convinzione” (v. Peter Pan inspires Japan monetary policy, FT. June 4, 2015). Ecco perché le politiche monetarie sono fallite! Per la mancanza di fiducia nella forza del sogno che ci consentirebbe di volare con e come Peter Pan: “Seconda stella a destra e poi dritti, fino al mattino”... per raggiungere l’Isola che non c’è. Con gli interessi negativi di Draghi forse ci arriveremo prima, ma, attenzione, senza la fiducia in questo sogno potremmo finire bolliti come rane.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:19