Obiettivo dismissioni da 12 miliardi di euro

“Complessivamente questa operazione” di cessione di quote societarie “dovrebbe far entrare tra i 10 e i 12 miliardi di euro” nelle casse dello Stato, di cui la metà andrà a ridurre il debito nel 2014 e il resto a “ricapitalizzazione della Cdp”. Lo ha detto il premier Enrico Letta parlando delle cessioni in programma da parte del governo che vedono '”soggetti di non controllo come Stm, Fincantieri, Cdp Reti, Grandi stazioni. Abbiamo deciso di intervenire nelle partecipazioni dirette e indirette con la cessione di quote non di controllo – ha aggiunto Letta – tranne il caso della Sace, per la quale la presenza privata, come per le consorelle europee, sarà maggiore.

Nel pacchetto di cessioni deciso in Consiglio dei ministri c’è anche una “operazione di buyback che riguarda Eni che comporterà la cessione di un 3%, senza che questo comporti l’andare sotto il 30%. Il piano di dismissioni mira anche ad ottenere margini di flessibilità in più da parte della Commissione europea nel 2014 – ha spiegato Letta – soprattutto per avere la possibilità di procedere a investimenti produttivi”. Eni, Stm e Enav per le partecipazioni dirette e Sace (Cdp), Fincantieri (Cdp), Cdp Reti (Cdp), Tag (Cdp) e Grandi Stazioni (Fs): queste le società che vedranno la dismissione di partecipazioni da parte pubblica. Il pagamento degli acconti fiscali “viene spostato dal 30 novembre al 10 dicembre”, ha detto il premier durante la conferenza stampa a Palazzo Chigi.

La prima finalità delle risorse che arriveranno dalla spending review è “un’ulteriore riduzione delle tasse sul lavoro”. Le dismissioni arriveranno fino al 60% della quota per Sace e Grandi Stazioni; per Enav e Fincantieri è prevista una cessione del 40%; per Eni la cessione è del 3% – ha detto il ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni – La cessione del 3% dell’Eni ci consente di mobilizzare 2 miliardi senza scendere sotto il 30% e senza dunque perdere il controllo della società”.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 19:28