Il disastro-energia all'italiana

In genere in Italia quando un’azienda viene premiata per qualcosa, l’anno seguente registra un disastro su quel settore. Finsiel prese l’Oscar per il bilancio dopo di chè cominciò a spezzetarsi. Telecom venne premiata per il sistemi anti frode, dopo di chè entrò nei gironi infernali delle procure senza più uscirne. E così a seguire per Finmeccanica. Ora sono stati premiate per sviluppo sostenibile, cioè sviluppo di energie rinnovabili, big companies come Eni e Poste Italiane. Le Poste avrebbero il merito di aver comprato 700 biciclette elettriche per i postini che distribuiscono la posta. Parallelamente l’azienda pubblica ha elaborato un piano di eliminazione di 1.410 zone di recapito e di 1.156 sportelli, motivata dal fatto che si usa troppo la posta elettronica e troppo poco la posta. Per chi sarebbero allora i motocicli?

Probabilmente per 1800 trimestrali in corso di selezione. Purtroppo l’Ad Massimo Sarmi Il 12 ottobre, dopo manifestazioni, blocco dello straordinario, minacciato sciopero, ricorsi giudiziari, interrogazioni parlamentari, incontri con gli enti locali, assemblee e sensibilizzazioni ha dovuto rinunciare all’idea di licenziare 1.765 lavoratori. Ed ora dovrà convincerli ad usare la bicicletta a motore. Non sono queste le cose che interessano davvero Poste Italiane, che sta sostenendo ben altre lotte che quelle sostenibili o sindacali. Al suo lunghissimo 25° congresso (22 giorni) di Doha, l’agenzia Onu-Unione Postale, ha scelto il suffisso web .post, proposto dagli italiani, invece che il .mail degli americani e l’epost dei tedeschi. Ben protetto, .post diverrà la piattaforma di tutta la rete postale mondiale. O meglio lo diverrà se supererà il confronto con i gestori privati di posta elettronica, a partire da Google che ha chiesto all’Icann, l’ente di governo dei domini Internet, l’uso di .mail. Una piattaforma .post mondiale potrebbe tramite raccomandate, bollettini e commerce digitali, recuperare il ruolo della posta tradizionale che rischia se non di morire, un ridimensionamento tragico. La piattaforma potrebbe tracciare ogni canale fisico-digitale di comunicazioni, servizi, pagamenti e trasporti materiali, sempre che vi aderiscano tutti, a cominciare da China Post. Senza universalità, lo faranno privati come Google. Sarmi finora ha introdotto i rapporti tra l’agenzia ed Icaan e si propone capofila per il network It, che vede coinvolte telco come Deutsche Telekom che in Germania è responsabile del servizio postale, ma che soprattutto riporterebbe il servizio postale universale, coniugato modernamente, in ambito pubblico, saltando le stranezze localistiche dell diverse Pec. È stata premiata anche Eni che da 6 anni è tra le più sostenibili al mondo, per petrolio, gas e addiritttura per carbone.

Ovviamente per quanto si possa essere così virtuosi in settori inquinanti per loro natura. La furbizia delle ultime grande imprese pubbliche itailiane è quella di muoversi stile Cefis: cedere internamente sul piano dell’immagine (non mancando i mezzi economici) alle demagogie richieste dalla politica, per poi concentrarsi nel mondo sulle cose importanti. Le demagogie si pagano però. Se la famosa bolletta energetica italiana è così alta rispetto al resto del mondo, e l’ Autorità per l’energia e il gas viene messa in croce, in quanto colpevole di dirlo. non dipende da aziende tanto in gamba. E per una volta nemmeno dai costi della partitica o dalle municipalizzate parcellizzate. Dipende dal fatto che l’energia rinnovabile costa il 35% in più rispetto agli altri paesi europei per oneri aggiuntivi e che poi il fotovoltaico per sua natura costa 50 centesimi\kwattora, 5 volte le altre tecnologie. Poiché le rinnovabili sono arrivate a coprire il 26% della domanda elettrica (84 miliardi kWh, +9%) con un incredibile finanziamento concesso fino a fine 2011, le conseguenze sono chiare. Invece basta citare non il famigerato prof Battaglia, bestia nera degli ambientalisti, ma il governo medesimo: «Gli incentivi per l’energia rinnovabile elettrica sono stati oltre il doppio che in Europa. Questo si è tradotto nel 25% della bolletta totale per un costo di oltre €150 miliardi, un aggravio di €120 all’anno per famiglia». Non solo, poiché i pannelli fotovoltaici sono cinesi e le pale eoliche tedesche, si sostiene un import immotivato, di società metà finanza e metà buro-autorizzazioni.

Anche i governi Berlusconi hanno ceduto (si veda la rinuncia di Romani ai principi del Dgls 28\11) alla lobby fotovoltaica: agli Stati generali della Green economy di Legambiente, Kyoto Club, Ises. Addirittura a Repubblica, dove la Cir è impegnata nelle sostenibili. Il nuovo ministro gongola di aver superato gli impegni Kioto e rilancia per il 35% nel 2020. I consumi termici che con le rinnovabili sono solo il 17%, pesano concretamente 10,5 Mtep (energia da combustione di 1 ton di petrolio), due più di quelli analoghi elettrici. In Usa e Germania parte delle rinnovabili sono già un flop. Intanto in Francia, con le tariffe più basse, si costruisce un nuovo reattore nucleare a Flamanville, in Polonia ne fanno due, anche in Cechia, pure in Slovacchia, due a Mochovce i russi ne fanno una a Kalinin, in pieno Baltico. In Uk costruiscono 10 centrali, negli Usa, con 104 centrali, l’ente di controllo Nrc autorizza una nuova centrale dopo 30 anni; in Finlandia continua il reattore di Olkiluoto 3. L’India va verso i 60 Gwe dal nucleare ed il Sud Africa verso i 10. La Corea del sud va da 21 a 40 nuovi reattori, gli Emirati ne aprono 3. In L’incidente di Fukushima ha messo in stand il Venezuela, 26 nuove centrali cinesi accanto alle 15 operative, la Svizzera dove forse l’ultimo reattore sarà fermato nel 2034. Le 416 centrali nucleare sul mappamondo mancano solo nelle are più depresse: l’Africa, l’Asia arretrata, l’America Latina (non l’Argentina) e l’Italia la cui politica energetica vive di superstizioni, antichi odi per i missili Nato, nuove ideologie messianiche che non arretrano nemmeno di fronte al furto legalizzato ed agli svarioni statistici. Per questo sarà bene venire a piazza di Spagna oggi ottobre, non solo per ricordare la nascita del fisico Enrico Fermi, ma anche per ricevere informazioni sul rilancio del nucleare in Italia.

L’organizza il comitato “Atomi per la pace - Si al Nucleare”, che rilancia il dibattito sulle fonti di energia. Per la pace è una concessione al vasto fronte che vent’anni fa era contrario al nucleare militare, per scelta antioccidentale, peraltro rimasto presente nel paese. Concessione inutile; senza più riferimenti, il noNuke i è allargato a chi protesta per la finanza, il precariato, la speculazione, la politica Usa, anche se non c’entra nulla. Come dimostra il caso Lazio, dove un’ampia maggioranza, divisa e rissosa, soccombette alla minoranza di sinistra ed alla sua mozione contro, il YesNuke è una bandiera per il centrodestra, fuori dall’ipocrisia di non osare avere idee proprie nel settore. Non fosse altro che per l’indignazione di sprecare, per invenzioni, uggie e fobie, l’8% del Pil, 10 volte tanto i costi della politica, 4 volte tanto i risparmi fatti con la riforma delle pensioni.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 18:19