Anche l'Ocse smentisce Mario Monti

Benvenuto nel mondo reale! Riposto nell'armadio il cachemirino azzurro indossato a Camp David durante la riunione dell'allegra e inconcludente brigata dei capi dei governi del G8, Mario Monti ha indossato le sue classiche grisaglie grigie e blu per partecipare a una serie di eventi - a Brindisi, in Emilia, a Palermo - che lo hanno ricondotto a confrontarsi con la drammaticità delle "emergenze" italiane, in un confuso miscuglio di criminalità, terrorismo, emergenza ambientale. E tra i terremotati emiliani ha vissuto la sua prima contestazione, grande o piccola che sia stata, e ha dovuto prendere atto che la sua luna di miele con la "gente" è davvero finita. 

Martedì sera ha appreso, dai generosi sondaggi di Ballarò, che il suo indice di gradimento è sceso sotto il 50 per cento. Il che, sommato ai risultati delle elezioni amministrative, ha fatto di quest'inizio di settimana il periodo più grigio, se non proprio nero, della sua esperienza governativa.

Non è valso ad addolcire quell'amaro martedì l'annuncio di un piano per cominciare a ridurre l'enorme massa debitoria (intorno ai 100 miliardi euro) dello stato e del resto del settore pubblico nei confronti delle imprese private. 

Le categorie imprenditoriali, chiamate massicciamente a raccolta per celebrare l'evento insieme al mondo bancario, hanno sì apprezzato l'intervento, ma hanno anche approfittato per dare qualche bacchettata, sottolineando che si tratta soltanto di un primo passo, al quale deve seguire una rapida approvazione della direttiva europea sui pagamenti, che prevede 60 giorni di tempo. 

Il beneficio d'inventario è d'obbligo, visto quanto è successo o sta succedendo con altre "riforme" (Ici-Imu, pensioni, protezione civile, ecc.). 

«E resta il fatto - ha acidamente commentato la quasi ex presidente della Confindustria Emma Marcegaglia - che dopo l'anticipo ci dovrà pure essere il pagamento effettivo dei debiti». 

Il giornale della Confindustria è arrivato addirittura allo scherno. In un editorialino dal titolo «Il tributo del premier a una valida proposta», Il Sole 24 Ore scrive: «Mario Monti non aveva contenuto il suo sarcasmo nel bocciare, oltre un mese fa, la proposta di compensazione dei debiti fiscali avanzata da Angelino Alfano. Quell'idea, invece, ieri è stata in parte fatta propria dal governo e il premier ha voluto dare il giusto riconoscimento al segretario del Pdl: "Il governo - ha detto Monti - tiene in considerazione le proposte emerse in Parlamento, in particolare quella di Alfano per la compensazione dei debiti e crediti delle imprese con la Pubblica amministrazione". Alfano ha incassato con soddisfazione, ma senza commentare». Eh, sì: Alfano ha ben altre gatte da pelare in questo momento.

In quel disastroso martedì, appena l'altro ieri, Monti ha dovuto subire un'altra doccia fredda. L'Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) è un'organizzazione internazionale di studi economici per i paesi membri; 34 paesi sviluppati che hanno in comune un sistema di governo di tipo democratico e un'economia di mercato. 

Ogni sei mesi, dalla sede di Parigi viene pubblicato un rapporto (outlook)che è preso molto sul serio da governi, investitori, economisti, e quanti altri hanno a che fare con l'economia e la finanza mondiale. C'è una valutazione generale, una per zone, e una per ciascun paese membro. 

A livello globale l'Ocse sottolinea come il quadro economico sia migliorato rispetto a sei mesi fa, anche se il contesto rimane fragile con la crisi dell'eurozona che rimane il principale fattore di rischio a livello sistemico. Per l'Eurozona le nuove stime sono di un moderato calo del Pil (-0,1% rispetto al +0,2% stimato in precedenza) per poi riprendere a crescere nel 2013 (+0,9%). 

Riviste al rialzo le stime sulla Germania (+1,2% il Pil quest'anno e +2% nel 2013) e quelle sulla Francia (+0,6% quest'anno dal +0,3% stimato a novembre). Revisione al rialzo delle stime per gli Stati Uniti (+2,4% del Pil 2012 dal +2% previsto in precedenza), mentre la Cina è vista crescere al ritmo dell'8,2% dall'8,5% stimato a novembre per poi risalire a +9,3% nel 2013.  

La pagella per l'Italia è stata spietata. Peggio di noi solo Grecia, Spagna, Slovenia e Portogallo. Secondo le nuove stime, il nostro Pil dovrebbe registrare nel 2012 una contrazione dell'1,7% rispetto al -0,5% stimato lo scorso novembre, subito dopo l'insediamento del governo tecnico guidato da Mario Monti. Per il 2013 la contrazione dovrebbe essere dello 0,4%. La disoccupazione è vista attestarsi al 9,4% quest'anno e al 9,9% nel 2013. Lo scenario è diventato drammaticamente più fosco: appena sei mesi fa, per l'anno a venire l'Ocse prevedeva una crescita del Pil dello +0,5%, mentre la disoccupazione sarebbe dovuta passare dall'8,3% nel 2012 all'8,6% nel 2013. 

Piangono anche i consumi privati, che sono attesi in contrazione dell'1,6% quest'anno e dell'1% il prossimo. 

Il verdetto degli analisti dell'Ocse non lascia margini di dubbio: «L'economia italiana è rientrata in recessione sotto la pressione delle deboli economie europee e le conseguenze a breve termine della stretta fiscale, con l'attività economica che probabilmente continuerà a diminuire durante il prossimo anno per tornare a crescere verso la fine del 2013». Ora anche noi - e il governo - dobbiamo chiamarla per nome: recessione. Aggravata dal fatto che l'Ocse ha ravvisato il rischio di un nuovo intervento correttivo, una nuova "manovra". 

Il presidente del Consiglio ha naturalmente smentito, assicurando che non ci sarà bisogno di una nuova manovra correttiva sui conti pubblici per centrare i target europei. 

«Non vedo all'orizzonte - ha detto Monti in una conferenza stampa a Palazzo Chigi - né ho intenzione di procedere a una nuova manovra per perfezionare un obiettivo di finanza pubblica per il quale l'Europa ci sta elogiando e, come ho potuto constatare questo fine settimana, non solo l'Europa», riferendosi alla recente riunione a Camp David del G8. 

Facciamo gli scongiuri, ma riaffiorano il sospetto e la sensazione che il presidente tecnico si crogioli un po' troppo sui diplomatici e cortesi complimenti, a costo zero, che i suoi attuali colleghi o quelli dell'epoca non risparmiavano al suo predecessore politico, fino a poco prima della sua débâcle. Forse, avendone anche la capacità e la formazione professionale, farebbe meglio a fidarsi delle carte, magari leggendo tra le righe, e a guardare con sempre maggiore umiltà al paese reale.

Aggiornato il 01 aprile 2017 alle ore 18:34