
La Palma d’oro assegnata a Jafar Panahi per il suo bellissimo film Un simple accident (Yek tasādof-e sāde) è diventata un caso internazionale. La foto che ritrae il regista accanto a Cate Blanchett e alla presidente di giuria del concorso Juliette Binoche ha fatto il giro del mondo. Anche se i media ufficiali di Teheran hanno dato scarsa eco al premio, l’agenzia di stampa conservatrice Fars ha affermato che la scelta della giuria era “politica”. I quotidiani riformisti Etemad, Shargh e Ham Mihan hanno riportato online la notizia della vittoria senza commentarla e nella loro versione cartacea non ne hanno fatto menzione. Da parte sua, la televisione di Stato iraniana ha ignorato la Palma d’oro, concentrandosi sul Festival del cinema della Resistenza, evento ufficiale che premia le opere filo-palestinesi o quelle sulla guerra Iran-Iraq (1980-1988). Ieri il Governo ha fatto sapere di aver convocato l’incaricato d’affari francese per protestare contro “le dichiarazioni offensive” e “le accuse infondate rivolte dal ministro degli Esteri francese contro l’Iran”. Nel mirino, il post su X di Jean-Noël Barrot sul premio: “Con un gesto di resistenza contro l’oppressione del regime iraniano, Jafar Panahi si aggiudica una Palma d’oro che riaccende la speranza per tutti i combattenti per la libertà, in tutto il mondo”.
Panahi, in base a quanto affermato da lui stesso in questi giorni a Cannes, sta rientrando a Teheran dopo gli applausi del festival e i moltissimi messaggi da parte di giovani cineasti del suo Paese. Ma il caso diplomatico resta. Il film (in Italia sarà distribuito da Lucky Red) è un thriller, persino una commedia in certi momenti, che però mette in evidenza la repressione in Iran. Per un puro caso (come recita il titolo), a un meccanico sembra di riconoscere nel cliente che si è affacciato nell’officina dopo un incidente stradale notturno con la sua famiglia, un aguzzino, una persona che lo ha torturato e che lui cerca di dimenticare. Lo sequestra con lo stato d’animo della vendetta ma poi va a rintracciare altre vittime per essere sicuro che sia proprio lui in un crescendo sempre in bilico tra humor e dramma. E un finale aperto per il dilemma morale delle vittime: applicare la legge del taglione o provare a riconciliarsi. Un tipo di messaggio che si poteva rintracciare anche nelle parole di Panahi ricevendo il premio.
“Il mio film – ha detto il regista – parla di come si possa spezzare la catena orribile della violenza che genera violenza. È qualcosa che accade ovunque ci sia una dittatura che opprime la libertà, ovunque l’odio genera l’odio, come accade anche in Ucraina. Io spero, voglio credere che tutto ciò possa avere fine. Oggi spero di vedere le cose cambiare per sempre. Tutti coloro che sono oggi in carcere devono sapere che la libertà alla fine vincerà comunque”, ha raccontato nell’incontro stampa con la Palma d’oro in mano. Anche sul palco del Grand Theatre Lumière aveva incitato gli iraniani in tutto il mondo a “mettere da parte i problemi, le differenze, perché “la cosa più importante è la libertà del nostro Paese”. Panahi con le sue parole, il suo film e con la sua stessa resistenza di cineasta detenuto, torturato ma indomito ha voluto testimoniare la libertà dell’arte.
“Stasera – ha detto – spero che questo premio sia un incoraggiamento per tutti quelli che fanno cinema in condizioni anche molto più difficili delle mie e portano la voce del cinema iraniano nel mondo. Io ho potuto fare il film che volevo e non ho permesso a nessuno di condizionare il nostro lavoro, salvandone l’indipendenza”. Uno dei cineasti perseguitati è l’esule Mohammad Rasoulof, fuggito in Germania dopo una condanna a 8 anni. “Questa vittoria – ha scritto in una dichiarazione congiunta rilasciata con i produttori Kaveh Farnam e Farzad Pak dell’Associazione iraniana dei registi indipendenti (Iifma) – è un colpo inaspettato e potente alla macchina della repressione nella Repubblica Islamica”. Tutte frasi che oltre al commento del ministro della Difesa francese hanno fatto alzare lo stato d’allerta del Governo iraniano al punto di convocare il rappresentante francese perché “offesi da Cannes”. E c’è da sperare che Panahi e il suo cast, che solo ieri sera festeggiava sulla spiaggia di Cannes – non corrano nuovi pericoli.
Aggiornato il 26 maggio 2025 alle ore 17:04