
Il 28 dicembre 2025 si celebrano i 130 anni della nascita del cinema. Per queste ragioni, arriva in sala un film che racconta gli albori della magnifica ossessione chiamata “cinematografo”. Lumière – L’avventura del cinema è diretto da Thierry Frémaux, capo dell’Institut Lumière di Lione e direttore artistico del Festival di Cannes. Si tratta di un’opera che condensa 120 film. Con il restauro del laboratorio L’Immagine ritrovata della Cineteca di Bologna diretta da Gian Luca Farinelli, Frémaux sceglie tra le duemila vedute di 50 secondi (il termine film è successivo) degli inediti girati dai Lumière dal 1895 al 1902. Il film, in sala dal 3 aprile con Lucky Red e la voce narrante di Valerio Mastandrea, è un omaggio cinefilo ad Auguste e Louis Lumière, inventori della macchina fotografica che cattura immagini in movimento con un’esposizione di 50 secondi. Sono loro i pionieri del cinema, creatori della sala cinematografica. Dalla vita operaia a Lione ai Déjeuner sur l’herbe nei parchi parigini, dalle vacanze al mare alle esercitazioni militari, dalla vita di coppia al corteggiamento in strada, dai giochi dei bambini persino a quelli dei gatti, il film è un’opera risarcitoria nei confronti dei Lumière cineasti. I due fratelli nelle loro immagini primordiali filmano tutto, con uno stile definito che è quello di documentare la vita reale, compiendo nella precisione chirurgica dell’inquadratura il primo gesto di scrittura del cinema. È l’incredibile avventura dei Lumière, santi laici protettori dell’arte cinematografica. È come sfogliare un libro di testo sulla nascita del cinema.
“A settembre – annuncia Frémaux– apriremo la piattaforma Lumière+ con tutti i duemila film. Un modo per scoprirne ancora la vitalità. Senza il cinema la vita è un orrore e questi film sono una sorta di detox visivo dalle immagini senza filtri dei nostri telefonini. I Lumière sono maniaci dell’inquadratura, ogni scena ha un’etica”. Come sottolinea l’autore, “il posto dei Lumière nella storia del cinema è bizzarro, curioso. Da una parte ci sono gli scienziati inventori, dall’altra i cineasti: sono stati entrambi e bisognava rimetterli nella posizione che meritano nella storia del cinema. Le loro opere, che ricordano certi quadri di Pierre-Auguste Renoir e Édouard Manet, raccontano la vita con uno stile naturalistico come dopo di loro ha fatto il cinema di Roberto Rossellini, di Agnès Varda, di Maurice Pialat e Alice Rohrwacher. Del tutto complementari a Georges Méliès, considerato il primo cineasta, ma è invece il primo regista di finzione, che inventa mondi straordinari come dopo farà il cinema magico di Federico Fellini e quello di James Cameron. I Lumière scrivono con la macchina da presa, con il posizionamento della macchina, la loro non finzione è cinema e le due famiglie del cinema, Lumière e Méliès non sono in opposizione ma complementari”. Lumière – L’avventura del cinema è un documento eccezionale. Gli spettatori resteranno affascinati dall’opera che narra degli antichi forgiatori del cinema.
Aggiornato il 01 aprile 2025 alle ore 18:03