“Il caso Belle Steiner”: un cortocircuito tra finzione e realtà

Georges Simenon offre un memorabile testo narrativo per un nuovo film d’autore. Domani, distribuito da Europictures, arriva nelle sale italiane Il caso Belle Steiner di Benoît Jacquot, tratto dal romanzo La morte di Belle (del 1957, in Italia edito da Adelphi). Il lungometraggio racconta le vicende di Pierre (Guillaume Canet), che insegna matematica al Liceo Simenon. Un giorno il docente viene sospettato da tutti: è lui il colpevole della morte dell’adolescente Belle, ospite nella sua casa dove vive con la moglie Cléa (Charlotte Gainsbourg). Questa è la rigida premessa del film, carico di morbosità. Va detto però che i sospetti che ricadono sul quarantacinquenne Pierre hanno le loro buone ragioni. Intanto, è l’unico sospettato perché si trova da solo nella villetta, quando Belle rientra in casa salutandolo poco prima di mezzanotte distrattamente dalla finestra. L’uomo è nel suo studio tutta la notte ad ascoltare musica e a correggere i compiti dei suoi alunni.

A questo si aggiunga poi che in questo thriller pieno, oltreché di pioggia, di interrogatori e serrate indagini, Pierre si mostra più anaffettivo anche delle formule matematiche che studia ossessivamente e comunque del tutto distaccato dalla morte di questa ragazza che sembra non riguardarlo affatto. Certo, si dichiara innocente, ma non si difende più di tanto e afferma solo di non sapere cosa possa essere accaduto. Ma tutto è contro Pierre: nel telefono di Belle vengono trovate foto di lui scattate dalla ragazza di nascosto. Escono poi fuori particolari privati di Belle. Ma Pierre non l’ha mai considerata una donna: “Era solo una ragazzina, io neppure la guardavo”, dice più volte agli inquirenti. Ma una vicina di casa descrive Pierre come un voyeur:

Ed è vero perché l’uomo, come si vede nel film, ha davvero l’abitudine di spiare la vicina dalla finestra, ma lui non lo nega. Assediato dai media che lo accusano di femminicidio, Pierre non si scompone comunque mai generando così ancora più sospetto. E questo fino alla sua assoluzione, alla chiusura del caso. Ma il film non finisce qui. Un cartello prima dei titoli di coda de Il caso Belle Steiner fa entrare la cronaca nella finzione. A firma della produzione e della troupe, questo disclaimer condanna ogni persona coinvolta in molestie sessuali di genere. Un’esigenza quest’ultima nata dalle accuse a Benoît Jacquot, regista del film, denunciato per violenza sessuale dalle attrici Judith Godrèche, Isild Le Besco, Vahina Giocante e Julia Roy. Il caso scoppia nel 2024 e la produzione è così corsa ai ripari, tentando di separare l’opera dalla fama non proprio limpida del regista. Frase cult di questo thriller, quella ambigua di Pierre che da matematico e da uomo teorizza: “La teoria della probabilità deriva dal gioco. Giochiamo a calcolare e la sfida è individuare un punto fermo per trovare finalmente un equilibrio”.

Aggiornato il 12 marzo 2025 alle ore 16:30