Olly vince Sanremo, il meglio e il peggio della classifica finale

Super favoriti fuori dal podio, alcuni anche dalla cinquina finale. Nella serata conclusiva più soporifera della storia del Festival di Sanremo, vince a sorpresa – ma nemmeno tanto – Olly con Balorda nostalgia. Secondo e terzo posto ai due migliori cantautori dell’edizione.

Il meglio e il peggio della classifica:

Giorgia: anche quest’anno Giorgia entra papa ed esce cardinale. All’annuncio del suo sesto posto in classifica, che la escludeva anche dallo sprint finale tra i primi cinque, viene giù l’Ariston. Ok, lei è un fenomeno, ma perché continua a portare canzonette banali? Poi il conto si paga. Bottino della serata: solo il premio Tim, assegnato all’artista scelto dal pubblico attraverso i voti raccolti sull’app MyTIM, sui siti ufficiali e sui canali social di Tim (capirai...). Al momento della premiazione lei si commuove e impapocchia qualcosa sull’affetto del pubblico che è più importante della classifica. Sì, vabbè. Voto: 5.

Simone Cristicchi: grazie a una ben architettata opera di paraculaggine, alla vigilia della finale Cristicchi sembrava avere il trofeo in tasca. Invece, evidentemente, non tutti ci sono cascati e lui si è dovuto accontentare del quinto posto. Comunque la sua Quando sarai piccola porta a casa anche il premio Giancarlo Bigazzi per il miglior componimento musicale, assegnato dall’orchestra del Festival (se lo dicono loro...), e il premio Sala Stampa Lucio Dalla. Mah... Voto: 3

Achille Lauro: anche lui fuori dalla cinquina finale, appena in settima posizione, con grande scorno del pubblico in sala. Ci aveva creduto, si era arruffianato anche la sala stampa con omaggi a San Valentino. Invece, picche. Comunque la sua Incoscienti giovani è un pezzo carino che andrà alla grande. Voto: 7.

Fedez: il suo Sanremo è iniziato in mezzo alla bufera, a causa dei noti gossip della vigilia. Se era un’operazione di marketing era venuta male, perché mischiarsi con Corona non aveva pagato e il rapper milanese ormai non stava più simpatico nemmeno a sua madre. Invece scrive questo pezzo che racconta nella maniera più cruda la sua depressione, e piano piano riconquista posizioni e arriva ad accaparrarsi la medaglia di legno, scalzando numerosi pezzi da novanta. Perché è vero che il suo problema ce l’aveva già spiattellato in tutte le salse sui social, ma a Sanremo ha avuto il pregio di sembrare sincero. Magari ha solo recitato, eh, però l’ha fatto bene. Voto: 6,5.

Brunori Sas: quando dei cinque finalisti ne sono rimasti tre e, tra questi, Brunori e Lucio Corsi, uno era già felice così, oltre che incredulo. Il terzo posto, evidentemente, è andato bene anche a lui, consapevole che dopo un ventennio di onesta ma non sfavillante carriera cantautorale il passaggio al Festival e il riscontro ricevuto saranno il viatico per passare da S.A.S. a S.P.A. La sua L’albero delle noci guadagna anche il premio Sergio Bardotti per il miglior testo. Voto: 9.

Lucio Corsi: è lui il vero vincitore del Festival, altro che secondo posto. Entrato in punta di piedi da quasi sconosciuto, nonostante l’apparizione nella serie Vita da Carlo, già dalla prima esibizione si è fatto strada non solo tra le giurie “esperte”, ma anche nel pubblico, nonostante il look decisamente fuori da ogni schema e un pezzo, Volevo essere un duro, che rivendica la possibilità di essere tutto quello che non va di moda attualmente e il diritto di farsene una ragione. Quindi il talento paga, ora lo sappiamo. Voto: 10.

Olly: vince Olly e la domanda è: che ci è sfuggito? Ok, il giovanissimo cantautore genovese (che detta così sembra chissà che, invece...) è un bel due metri di manzaggine canottierata, quindi il plebiscito delle pischelle al televoto ci sta. Ma le scene di entusiasmo isterico in sala stampa, come te le spieghi? Va bene che era il Festival del riflusso, ma qui siamo proprio all’archeologia Sanremese, con un brano che già dal titolo, Balorda nostalgia, fa pensare a una parodia di Albano e Romina. Il testo, poi, racconta l’originalissima storia di lei che lascia lui e lui che rosica e rimpiange le serate sbragate sul divano a guardare la tele fino allo sfinimento, il che se hai vent’anni dovrebbe pure suggerirti qualcosa sul perché sei stato scaricato. E, al contrario dell’immarcescibile cellinese, Olly ha lo stile canoro degli amici dei miei nipoti al falò di ferragosto dopo diverse casse di birra e qualche giro di canna, con rispetto parlando. Allora facciamo che ci ridate Massimo Ranieri, ché quello almeno non stona. Ah vero, Ranieri c’era ma è arrivato quasi ultimo. Voto: 2.

Aggiornato il 16 febbraio 2025 alle ore 17:56