“Noi e loro”: il culto dell’ombra

Il film francese Noi e loro (tratto dalla novella What You Need from the Night di Laurent Petitmangin) esce oggi nelle sale italiane. Il lungometraggio, per la regia di Delphine e Muriel Coulin, con interpreti Vincent Lindon (un bravissimo Pierre, grande lavoratore e padre sfortunato) e Benjamin Voisin (suo figlio Fus) ha come sottotitolo Jouer avec le feu. A bruciare sulla pira della strega ideologica è per l’appunto la gioventù fragilizzata del figlio maggiore Fus, che rappresenta la parte in ombra della famiglia, contrapposta alla personalità solare del fratello minore Gillou (Stefan Crepon), ammesso a frequentare gli studi universitari alla Sorbona. Rimasto vedovo con i figli piccoli, Pierre decide di non risposarsi, dedicandosi interamente ai suoi due maschi, con i quali costruisce negli anni un rapporto intenso, pur all’interno di un mestiere durissimo, come quello dell’appartenenza a un team operaio, coeso e di sinistra, che lavora prevalentemente in notturna per la riparazione e verifica delle linee aeree di alimentazione dei treni delle Sncf (le Ferrovie dello Stato francesi). Bellissime sono in tal senso le immagini allegoriche di Pierre, che fende il buio della notte alla luce di una torcia illuminante, producendo una cascata di scintille lungo i binari, in modo da essere tempestivamente avvistato in lontananza da un eventuale treno in transito. La stessa luce che lui stesso tenterà, in ogni modo, di tenere viva all’interno della sua famiglia tutta al maschile, in cui la figura paterna è forzata anche nel ruolo della parte materna mancante a causa della necessità del vivere e dalle esigenze dell’accudimento quotidiano.

Ambientato in una periferia disagiata della Francia profonda, in Lorena, la vicenda vede il contrapporsi di due generazioni, padri e figli, in cui il maggiore dei due adotta caratteri sempre più devianti, che lo portano all’abbandono scolastico prima, e a colludere con gruppi di giovani violenti dell’estrema destra poi, conosciuti attraverso la comune appartenenza alla comunità degli hooligans della squadra di calcio locale. Sociologicamente, infatti, la scomparsa delle grandi cattedrali ideologiche e partitiche, che facevano riferimento alle categorie storiche del XIX e del XX secolo tra “Destra” e “Sinistra”, ha prodotto una diffusa frammentazione gruppale, per cui le giovani generazioni si riconoscono sempre più in gruppi chiusi e à-la-carte. Nel senso che oggi la fluidificazione social contagia e contamina, nella sua vacuità e precarietà, anche le ristrette vedute politiche delle giovani generazioni, che si formano in base ai falsi assunti della Rete, disertando le biblioteche e lo studio impegnato, affascinati dalla semplificazione amico-nemico, tipico delle tifoserie calcistiche che utilizzano gli stadi come una palestra, ritenuta lecita, di violenza di massa. Gli scontri ripetuti tra Pierre e Fus rispecchiano questo stato drammatico delle cose, in cui la coscienza operaia orientata e guidata dall’analisi marxista della società capitalista, si scontra con i confini labili di una gioventù che torna praticamente alle origini, in cui prevale l’esibizione della forza animale e dello scontro fisico, per stabilire chi sia il più forte e coraggioso all’interno e all’esterno del gruppo di pari.

Così, la cultura socialista di Pierre si scontra con le tendenze xenofobe sempre più marcate di Fus. Mentre per il padre, al limite, esistono nemici di classe o controparti sindacali, con cui trattare anche duramente per la difesa del salario e delle condizioni di lavoro, per Fus i nemici sono soprattutto gli immigrati irregolari, che Pierre vede come dei poveri cristi alla ricerca di migliori condizioni in cui vivere. E sono proprio le continue fughe ingiustificate del figlio maggiore, che risponde al richiamo dei gruppi estremisti di destra, a preoccuparlo e a costringerlo a seguire il figlio nei loro covi, ricavati all’interno di grandi capannoni industriali dismessi, dove vengono impiantati veri e propri centri di addestramento alla violenza e allo scontro fisico, per preparare le sortite e le risse contro i gruppi extraparlamentari di sinistra e per dare la caccia ai immigrati irregolari. In uno di questi scontri molto violenti tra gruppi di estremisti di destra e di sinistra, Fus finisce per avere la peggio, riportando fratture e lesioni in tutto il corpo.

Ed è ancora una volta Pierre a curarlo con amore e pazienza senza limiti, fino alla sua completa riabilitazione. Ma, una volta inoculato il veleno della violenza e della cecità politica e faziosa, nonché della giustizia “fai-da-te”, non c’è altra legge per Fus che il rifiuto di denunciare “da guerriero” i responsabili della sua violenta aggressione, per vendicarsi di persona sul proprio nemico, riducendolo in fin di vita: un giovane come lui, ma di idee opposte, nato e vissuto nella stessa provincia disagiata. A Pierre, al culmine del sacrificio e della sofferenza personale, non resta che provare a difenderlo, testimoniando in giudizio per il figlio e, poi, restandogli vicino quando Fus viene (giustamente) condannato a una lunga pena detentiva per omicidio volontario. Una storia particolare del rapporto sempre più difficile tra padri e figli, all’epoca dei social e del totale disorientamento giovanile, dopo lo sfarinamento e il conseguente abbandono da parte delle più giovani generazioni delle ideologie e dei partiti politici tradizionali.

Voto: 7,30

Aggiornato il 27 gennaio 2025 alle ore 13:27