L’agenda del Potere
Si ricorderà che negli anni ‘60 e poi, a più riprese, nei decenni successivi, uno dei mantra della sinistra ideologica era l’ossessione della persuasione occulta. Non avendo ancora occupato le leve del potere e della cultura, la sinistra paventava, sempre e comunque, l’esistenza del pericolo che le masse potessero restare soggiogate da una narrativa mediatica “di destra”, consumistica, quella degli “uomini a una sola dimensione”.
Uno degli argomenti che la sinistra utilizzò contro il campione dell’Italia moderata e produttiva, Silvio Berlusconi, era il conflitto di interessi legato al possesso di tre canali televisivi nazionali, che esercitavano persuasione occulta.
Ottenuto il potere, con una chiara e ipocrita inversione a U che sempre accade a sinistra: gli intellettuali, orfani di Gramsci, hanno avviato vasti programmi di persuasione palese, in modo che le masse si pieghino e non si ribellino a delle narrative completamente illogiche e non più plausibili.
Ecco, il corpo-oggetto, in ultima analisi, resta persuaso, non domanda più, non cerca di corroborare con argomenti quelle credenze che invece segue pedissequamente. Il corpo-oggetto, ad esempio, percepisce come offensiva nei confronti di chi detiene il Potere, la domanda ovvia e chiarificatrice. E dunque non osa sfidare.
Il corpo-oggetto viene intimidito, non tenta di sfondare più quella logica dominante, quel luogo comune che sottende, da sempre, ogni dibattito, ogni discussione. Esiste infatti un sostrato indiscutibile e indiscusso che l’agenda del Potere stende prima che si avviino le tavole rotonde. L’agenda è quella che stabilisce i limiti e i confini della discussione. E questo è un esercizio condotto con molta cura.
È, per fare un altro esempio, il caso del sovranismo, parolaccia che nessun giornalista sa associare più, in Italia all’articolo 1 della Costituzione italiana, conferendo a una posizione sovranista la naturale dignità politica, civile e morale, che gli spetta.
Tanta e tale è la distorsione linguistica che il controllo dei media ha realizzato nelle società occidentali, e in Italia in particolare, che la posizione avversa all’assunzione del siero anticovid da parte di milioni di persone, venne classificata in maniera dispregiativa come una posizione no-vax, tout court.
Rifiutare per se stessi il trattamento del siero mRna, costituito dai cosiddetti vaccini anti-Covid, prescindeva completamente dall’atteggiamento nei confronti dei vaccini in genere, e soprattutto, riposava nella libertà e nel libero arbitrio che il popolo free-vax (perché è questa la locuzione corretta da adottare per quel corpo-soggetto, pensante, che, valutata la possibilità, la declinava per sé, comprendendo ampiamente chi adottava la scelta opposta) aveva naturalmente intenzione di lasciare nei confronti di coloro che decidevano di sottoporsi al trattamento.
La menzogna che attribuiva natura no vax – categoria che sicuramente rientrava tra coloro che rifiutavano le tre dosi, ma che non riassumeva la posizione generale di “libertà di vaccinarsi o meno”, istanza sostenuta dal composito movimento minoritario che si opponeva a gestione pandemica, inclusa vaccinazione mRna, Green pass e Super Green Pass – spiega bene le origini del conflitto, di quell’ira, pienamente giustificabile, quella aggressività e quella rabbia, propria del corpo-soggetto, quando incontra una pseudo-scienza, che viene supportata da una massa, che, pur non conoscendo quale sia la verità, vuole sostituire la realtà delle cose con una menzogna.
Il Sacro Furore del Corpo soggetto
Dedichiamoci dunque a descrivere i frammenti nei quali abbiamo scorso il conflitto e la differenziazione sociale che la pandemia ha fatto venire alla luce. E facciamolo dal punto di vista del corpo-soggetto.
Cominciamo da un dato di fatto: ovvero il renderci conto che il nostro interlocutore (e si tratta di un interlocutore virato sulla modalità corpo-oggetto) non sta pensando con la propria testa. Evidentemente, discutere con qualcuno che ti dà l’impressione di riportare frasi fatte e preconfezionate altrove, invece di discutere pro-attivamente con degli argomenti – che effettivamente ai gestori del Potere mancavano durante la pandemia, e tra una misura fallimentare e l’altra – non può non essere un elemento di irritazione per chi la verità delle cose se l’è andata a cercare, anche con enormi difficoltà.
Se a questo elemento – abbastanza neutro, poiché parlare con un muro, a un certo punto poteva diventare molto più accattivante di questo inutile esercizio – si aggiunge che, nel riportare conclusioni prefabbricate dal Potere, il nostro interlocutore, chiosava come “giuste” delle insulse limitazioni alle libertà e restrizioni ai diritti civili che erano palesi, ciò non può non risultare legittimamente irritante.
Intanto, occorre ricordare che (come l’élite fa recitare in uno dei recenti bruttissimi spot sulle auto) “la scienza non sa distinguere tra un urlo di rabbia e un urlo di gioia”. Ed è in questo modo che emerge che il corpo-oggetto non conosce l’empatia, non conosce la distinzione sottile tra vero e falso, non esercita libero arbitrio, agisce come un automa, un replicante di Blade Runner, che assume, in questa sua posizione automatica, la funzione di guardiano, di poliziotto del conformismo di potere, su cui vigila l’intelligenza artificiale.
Insomma, l’incontro tra corpo-oggetto e corpo-soggetto, in tempi di crisi, propone due aggressività eguali e contrarie: da una parte il corpo-oggetto imbraccia l’aggressività del Potere, delegato al gregge, e dunque ripetuto da schiere infinite di replicanti dotati di corpo-oggetto, dall’altra il corpo-soggetto imbraccia l’aggressività di chi si vuole difendere da questa aggressione che lo vuole assimilato al gregge, reso corpo-oggetto, schiavo, individuo annichilito che viene obbligato a smettere di pensare con la propria testa e a non ribellarsi a decisioni illogiche, disfunzionali e inefficaci, basate su tesi falsificate.
Insomma, l’universo irregolare e composito dei ribelli al lockdown, alle restrizioni, al vaccino, al green pass, alla guerra, che se non erano già giunti, precedentemente al 2019, alla soglia di corpo-soggetto, lo poteva fare sulla scorta di questa incredibile drammatica esperienza, ed ha voluto porre con forza e orgoglio il proprio diritto naturale a non essere aggrediti a fondamento della propria azione.
È questo – come si è visto – il presupposto principale del libertarismo, per il quale l’aggressività del Potere e delle istituzioni non è una aggressività umana, che si può contrastare con la propria naturale aggressività di corpo soggetto, ma è diventata autentica violenza, sfociata nell’arbitrio.
La messa in atto del principio di non aggressione ci consente di chiarire il confine tra la consapevolezza del corpo-soggetto e la caducità e la non assertività di chi non ha raggiunto un grado sufficiente di identità e auto riconoscimento soggettivo nei confronti del proprio campo e dunque del mondo, e, come abbiamo già potuto chiarire, di chi non ha ancora oltrepassato la soglia dell’amor proprio.
In altre parole, il corpo-soggetto fa di noi persona, naturale, sociale, giuridica, e pienamente responsabile delle nostre azioni. Qualunque grado di crescita del se che non presuppone la consapevolezza dell’essere-il-corpo rende il nostro corpo un oggetto, uno strumento, di altri, del potere, non ci rende autonomi, inner directed, autodeterminati unici e originali.
A questo diritto naturale rivendicato, l’universo dei corpi oggetto, alleati del potere ha risposto con indignazione, scandalo, accuse di irresponsabilità, sociale, etica e giuridica, senza rendersi conto che così facendo si voleva stravolgere la nostra stessa storia. Millenni di lenta costruzione culturale che hanno condotto alla realizzione della società e della cultura più libera e giusta mai apparsa sulla faccia della terra, in poche settimane sono stati messi in discussione, lasciando prevalere il diritto del più forte sulla volontà e sulla identità personale dell’individuo, dotato di libero arbitrio.
La piena consapevolezza di quanto è avvenuto ce l’hanno solo coloro che sono in grado di percepirsi come corpo-soggetto. Certo, come si è detto, essa non è una patente, o una condizione di soggettività permanente, ma è già un buon punto di arrivo.
Chi trascina il proprio corpo nella paura e nel timore della malattia mette sullo sfondo l’assunzione di identità e la responsabilità personale e individuale, nascondendole dietro all’accettazione dell’arbitrio del Potere, al credito sociale, all’appartenenza sociale a un gregge.
Nascondendosi dietro ad aberranti decisioni collettive governative il corpo-oggetto ha inconsapevolmente, ma colpevolmente, minimizzato quanto si stava compiendo senza comprendere che l’opposizione dell’altra parte del campo stava salvaguardando i diritti e le libertà future di tutti, anche il proprio diritto a cominciare il proprio viaggio di soggetto.
Abbiamo così potuto comprendere come durante le crisi, il corpo-soggetto non possa entrare in relazione con il corpo-oggetto senza che si crei un conflitto.
Constatata la propria impotenza, sorretto del solo amor proprio, dalla voglia di donare se stessi, il corpo-soggetto ha resistito ad attacchi indescrivibili nel consesso familiare, sociale, lavorativo.
La reazione all’oltrepassamento del senso del limite, al proprio corpo, all’attacco al Sacro, all’assedio quotidiano poteva essere realizzato solo da un Sacro ed eroico Furore, che deve meritare tutto il rispetto da parte di chi si professa libertario o liberale.
(*) Leggi i capitoli precedenti: 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 15, 16, 17, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29
Aggiornato il 15 novembre 2024 alle ore 13:14